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Giovedì 09 MAGGIO 2019
Decreto Calabria. Regioni, Pd e Fi contro il ‘super commissariamento’. Ma la maggioranza difende la misura

Oggi in audizione, il presidente della Regione Molise Donato Toma, a nome della Conferenza dei presidenti di Regione ha bocciato il decreto: "Avevamo concordato ad un tavolo con il ministro della Salute di fermare nuovi commissariamenti in modo da poter studiare altri modi per affiancare le regioni in affanno. Il Patto della Salute è la sede migliore per trovare soluzioni". Intanto ieri, in Commissione Affari Sociali, anche Pd e FI hanno chiesto lo stop ai commissariamenti.

"Il Patto per la Salute è la sede migliore per procedere ad una ridiscussione dell'istituto dei commissariamenti regionali. Prima di prendere iniziative come questa, sarebbe stata opportuno da parte del Ministero della Salute coinvolgere la Regione interessata. Servono decisioni condivise su una materia, come quella sanitaria, che la Costituzione definisce come concorrente".
 
Così il presidente della Regione Molise Donato Toma, a nome della Conferenza dei presidenti di Regione, è oggi intervenuto in audizione in Commissione Affari Sociali sul decreto che avvia il 'super commissariamento' per la Regione Calabria.

“Abbiamo evidenziato – rileva Toma - le problematiche ancora aperte relative ai piani di rientro dal disavanzo sanitario e ai commissariamenti in sanità, che dovevano invece essere stabilite e concordate nell’ambito del nuovo Patto Salute 2019/2021, che andava sottoscritto entro il 31 marzo scorso. Pertanto abbiamo auspicato e sollecitato  un’accelerazione da parte del Governo, che ha già ricevuto dalla Conferenza delle Regioni uno schema preliminare da alcuni mesi. E’ infatti indispensabile fare chiarezza e dare attuazione al principio di leale collaborazione sulla base di parametri oggettivi per disciplinare modalità, criteri e tempi su temi importanti, come l’uscita dai commissariamenti e dai Piani di rientro".

"Abbiamo chiesto la revisione in sede di conversione in legge del capo I del provvedimento, non per il merito ma per il metodo, in quanto serviva una maggiore concertazione e soprattutto perché avevamo già richiesto di sospendere interventi in attesa dell’approvazione del nuovo Patto salute. Per quanto riguarda i commissariamenti in sanità abbiamo sottolineato anche la recente Sentenza della Corte Costituzionale (n. 199 del 2018) che rileva l’anomalia della loro lunga durata che destabilizza in pratica lo stesso equilibrio del governo regionale. Non si possono esautorare funzioni importanti per così tanto tempo, creando un vulnus sui poteri e le prerogative delle Regioni, a maggior ragione quando siamo di fronte a bilanci e punteggi Lea migliorati nel corso del tempo. In relazione invece al Capo II del provvedimento, a cui abbiamo dato un giudizio sostanzialmente positivo, le Regioni hanno consegnato in Commissione degli emendamenti migliorativi del testo legislativo".

"È di particolare importanza la norma che supera i vincoli di spesa per le assunzioni in sanità. È questa una richiesta storica della Conferenza delle Regioni, che consente certamente di rendere più efficace ed efficiente il Servizio Sanitario Nazionale. Sempre in riferimento al Capo II, le Regioni condividono le novità introdotte in particolare dagli articoli 11 e 12 in materia di superamento del tetto alla spesa per il personale e per la formazione sanitaria e sui medici di medicina generale. Tra gli emendamenti migliorativi al testo legislativo, abbiamo proposto anche di integrare il decreto in sede di conversione con una norma relativa alle Regioni benchmark, nell’ambito del rispetto del fabbisogno sanitario standard, per fare in modo che tutte le Regioni elegibili secondo i criteri previsti dalla legge siano Regioni di 'riferimento'. Le Regioni hanno, infine, evidenziato – conclude Toma - la necessità di prevedere specifiche norme dirette a far fronte per un periodo transitorio alla carenza dei medici specialistici, in particolare dell’area dell’emergenza-urgenza, in aggiunta alla norma relativa ai medici di medicina generale”.
 
Intanto nella giornata di ieri i deputati della XII Commissione sono entrati nel vivo della discussione sul provvedimento. Netta la spaccatura tra la maggioranza a difesa l'operato della minstra Grillo, e le opposizioni che con Pd e FI chiedono la fine del commissariamento.
 
Rossana Boldi (Lega), nel suo intervento, ha evidenziato come la finalità del decreto-legge "è quella di dare una risposta ai cittadini calabresi che attualmente non hanno accesso alle prestazioni sanitarie a cui avrebbero diritto". Richiamando altri dati che confermano che la sanità calabrese appare "oramai fuori controllo quale", in primo luogo, il deficit delle aziende sanitarie calabresi pari a 168 milioni di euro nel 2018, la leghista pur dichiarando di avere delle "riserve sull'istituto del commissariamento" e di privilegiare il "principio della sussidiarietà", ha di giudicato "inevitabile, alla luce della gravità della situazione, l'adozione di misure straordinarie". 
 
Nel richiamare i dati che dimostrano l'attuale condizione della sanità calabrese, Francesco Sapia (M5S), ha poi sottolineato la responsabilità per questa situazione del Partito Democratico e del presidente della regione, Oliverio. Responsabilità "non attenuate dalla difficoltà di dialogo con il Commissario Scura, nominato peraltro da un Governo di centrosinistra". Il pentastellato ha quindi evidenziato come le misure adottate con il decreto-legge potranno finalmente "consentire al personale sanitario calabrese di operare in maniera legale e trasparente".
 
Massimo Baroni (M5S) ha rilevato come, quello in discussione, "appare un provvedimento complesso, volto a perseguire obiettivi che dovrebbero essere condivisi da tutte le forze politiche, pur essendo il testo suscettibile di miglioramenti. Non vedo alternative alle misure proposte dal decreto-legge in oggetto per affrontare un sistema ormai fuori controllo. In tal modo appare possibile dare un segnale di cambiamento al fine di scongiurare visioni ciniche e scettiche, che portano ad accettare passivamente la realtà".
 
Per Giorgio Trizzino (M5S) questo decreto potrebbe rappresentare il "prototipo di uno strumento" per affrontare situazioni problematiche anche in altre Regioni.
 
Di contro, come dicevamo, hanno contestato l'iniziativa minsteriale sia il PD che FI. Per Vincenza Bruno Bossio (PD), "si evince una sorta di schizofrenia tra gli obiettivi annunciati nella relazione illustrativa sul provvedimento e il contenuto delle singole disposizioni". La deputata dem segnala, quindi, che a pagina 6 della relazione illustrativa si richiamano i rilievi della Corte dei conti sul bilancio regionale in ambito sanitario "come se esso fosse in capo alla regione Calabria e non al Commissario da un decennio a questa parte". Evidenzia quindi che, "ad avviso dei deputati del Partito Democratico, la fine del commissariamento rappresenta l'unica via percorribile per recuperare livelli adeguati di funzionamento della sanità calabrese".
 
Infine Dario Bond (FI), ha invitato i colleghi a riconoscere il fallimento delle politiche di commissariamento attuate in Calabria, "in quanto la figura del commissario non può incidere se non si realizza una maggiore responsabilizzazione di cittadini e istituzioni". A tal proposito ha quindi segnalato un'esperienza attuata nella sua regione, il Veneto, attraverso un'azienda che gestisce tutti gli acquisti e la selezione di personale in ambito sanitario, con criteri che partono dal basso, tenendo conto delle esigenze dei territori.
 
 
Giovanni Rodriquez

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