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Martedì 30 APRILE 2019
Via libera a 23 progetti, da Piacenza a Rimini, finanziati con il fondo del “Dopo di noi”

Approvato dalla Giunta l’esito del bando 2018. Obiettivo: garantire assistenza, indipendenza e autonomia ai disabili rimasti privi di sostegno perché orfani o con genitori anziani. Quasi 3 milioni di euro le risorse disponibili, in Emilia-Romagna già realizzati oltre mille progetti personalizzati

Emancipazione delle persone disabili dal nucleo familiare, supporto all’assistenza domiciliare, miglioramento delle capacità di gestione della vita quotidiana.
Sono questi gli obiettivi dei 23 progetti, approvati in questi giorni dalla Giunta regionale, finanziati su tutto il territorio, da Piacenza a Rimini, con 2 milioni e 800 mila euro. Risorse del Fondo nazionale del “Dopo di noi”, che ha messo a disposizione dell’Emilia-Romagna oltre 13 milioni di euro per il triennio 2016-2018. 
 
Gli interventi sono stati valutati dal Gruppo tecnico regionale e selezionati dalle singole Conferenze Territoriali Sociali e Sanitarie (gli organismi in capo ai Comuni per coordinare le politiche sociali, sanitarie e socio-sanitarie) tra le proposte presentate attraverso il bando 2018 da Comuni e Unioni, soggetti del Terzo settore, associazioni di genitori e singoli familiari.
 
A livello territoriale, gli interventi ammessi al finanziamento sono così suddivisi: Area metropolitana di Bologna 6 progetti finanziati per 618 mila euro; Modena 3 progetti (449 mila euro); Reggio Emilia 3 progetti (337 mila euro); Parma 1 progetto(270 mila euro); Ravenna 2 progetti (253 mila euro); Forlì-Cesena 2 progetti (253 mila euro); Ferrara 2 progetti (224 mila euro); Rimini 2 progetti (224 mila euro); 2 progetti finanziati anche a Piacenza, per 168 mila euro.
 
I 23 progetti selezionati riguardano il sostegno alla residenzialità, il cuore innovativo della legge sul Dopo di noi, per consentire alle persone con disabilità di decidere autonomamente dove, come e con chi vivere la propria vita futura, in maniera gradualmente indipendente dai genitori, in una vera casa e non necessariamente in un istituto o una struttura speciale.
 
Tra le soluzioni abitative proposte rientrano le cosiddette “Scuole di autonomia” o “Appartamenti palestra” nei quali le persone con disabilità, ancora assistite dai propri familiari anche se ormai anziani, imparano gradualmente, con l’aiuto di educatori, a rendersi il più possibile autonome nella gestione della vita quotidiana (cucinare, fare la spesa, pulire la casa, prendersi cura della propria persona), per poi trasferirsi definitivamente in case vere e proprie. O ancora, piccoli appartamenti (da 3 a 5 ospiti) che non prevedono la presenza di personale giorno e notte, oppure gruppi-appartamento, dove l’assistenza sanitaria, in presenza di persone con disabilità più gravi, si coniuga con un maggiore impegno per l’integrazione sociale.
 
Costituiscono invece una novità i progetti di co-housing: strutture residenziali più innovative, “di tipo familiare”, che favoriscono lo sviluppo relazionale, attraverso l’istituzione di spazi comuni per la quotidianità e il tempo libero. I nuovi alloggi, secondo quanto previsto dalla legge, dovranno essere collocati in zone residenziali e non potranno essere abitati da più di cinque persone.
 
In Emilia-Romagna sono complessivamente 91 le soluzioni residenziali utilizzate su tutto il territorio per progetti del “Dopo di noi” tra Gruppi appartamento, Abitazioni per piccoli gruppi e convivenza stabile e Appartamenti Palestra o Scuole di autonomia per soggiorni a termine.
Altri interventi hanno riguardato 325 persone, ormai prive di sostegno familiare, ospitate in piccoli appartamenti (da 3 a 5 ospiti), che non prevedono la presenza di personale giorno e notte, oppure in gruppi-appartamento, che garantiscono una presenza maggiore di personale educativo ed assistenziale e dunque una situazione più adeguata a chi ha meno autonomia. 144 interventi hanno inoltre riguardato percorsi di accompagnamento per l’uscita programmata dal nucleo familiare di origine o da strutture residenziali ritenute meno adeguate, con la successiva accoglienza in piccoli appartamenti per l’autonomia o gruppi appartamento. Infine, sono stati 55 i tirocini finalizzati all’inclusione e 58 i ricoveri temporanei in strutture residenziali, per fornire alle famiglie assistenza in particolari casi di emergenza.

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