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Lunedì 15 APRILE 2019
Contratto di dipendenza per tutti i medici dell’emergenza
Gentile Direttore,
sappiamo tutti che la porta d’ingresso del nostro sistema sanitario nazionale è rappresentata dal dipartimento di emergenza/urgenza che dovrebbe includere anche l’emergenza territoriale. Tuttavia come si sa ogni Regione ha piena autonomia gestionale nell’erogazione dei servizi sanitari e, pertanto se in tutta Italia i pronto soccorso sono organizzati più o meno in modo omogeneo, molta disomogeneità, invece, sussiste nell’organizzazione dell’emergenza territoriale.
Purtroppo la gestione dei servizi viene lasciata in mano alla politica, che sponsorizza il proprio programma elettorale sfruttando i bisogni di salute della popolazione e promettendo l’apertura di quello o questo servizio sanitario. L’emergenza sanitaria territoriale è un servizio che è stato a lungo sfruttato dalla politica regionale soprattutto per permettere la chiusura/riconversione dei piccoli ospedali, pertanto l’organizzazione dello stesso servizio è tuttora precaria e frammentaria in tutta Italia.
Non si è pensato, invece, che l’emergenza territoriale dovrebbe essere integrata a pieno titolo con l’ospedale e quindi con il pronto soccorso, anche al fine di rafforzare i pronto soccorso che stanno vivendo un periodo drammatico per carenza di personale medico.
Tutte le Regioni si sono attivate ormai da qualche tempo per far fronte a questa emergenza utilizzando diverse strategie, tuttavia la chiusura mentale delle Regioni sta impendendo lo sviluppo di un sistema di emergenza davvero efficace ed economico, al servizio del cittadino.
Il personale sanitario medico impegnato sul territorio e del 118 deve avere la stessa formazione del medico del pronto soccorso, quindi è necessario sganciare definitivamente il medico del 118 dalla medicina generale.
Se le Regioni/le Asur formassero adeguatamente il personale medico del 118 e se il medico del 118 convenzionato avesse lo stesso ruolo giuridico del medico del PS, ovvero un rapporto di natura subordinata e non libero-professionista, si potrebbe pensare di risolvere parecchie criticità del sistema di emergenza.
Qualcuno sostiene che il Dea inizia quando il personale sanitario del 118 arriva a letto del paziente, purtroppo, però nella realtà dei fatti non è così perché spesso succede che i due sistemi, emergenza territoriale e pronto soccorso, risultano essere due sistemi chiusi, non comunicanti seppure condividano percorsi comuni riguardo le patologie tempo dipendenti.
E’ chiaro che il passaggio a dipendenza di tutti i medici del 118 permetterebbe alle Asur non solo di poter contare di personale medico aggiuntivo per il pronto soccorso ma anche la creazione di procedure/percorsi assistenziali e terapeutici, PDTA, anche per patologie minori che invece potrebbero essere trattate a domicilio. Dotando le ambulanze di maggiore strumentazione sanitaria si potrebbe pensare di trattare a domicilio riacutizzazioni di patologie croniche, evitando il trasporto di pazienti in ospedale con la riduzione di ospedalizzazioni inutili e deleterie.
Sia il sistema 118 e sia il pronto soccorso stanno erogando servizi utilizzando medici con contratti non congrui, perché spesso sono impiegati medici con contratti atipici ai limiti della legalità. Eppure questi stessi medici sono buoni a lavorare e a far funzionare i servizi da anni, ma quando si tratta di dar loro una stabilizzazione sono esclusi da ogni possibilità di partecipazione ai concorsi. Questo a causa della mancante specializzazione; e se sono convenzionati, a tempo indeterminato, non possono neanche partecipare ai bandi di concorso per le specializzazioni con borse riservate; impendendo loro una qualsiasi possibilità di avanzamento di carriera oltre che stipendiale perché nel regime della convenzione non conta l’anzianità di servizio.
In sostanza ora la politica regionale si piange addosso perché non trova medici che lavorano nei pronto soccorso, ma, in realtà, non è stata in grado di fare una congrua programmazione.
Le Regioni non hanno erogato un numero adeguato di borse di studio aggiuntive, la specializzazione in medicina d’urgenza ha solo pochi posti; tocca ricordare che è attiva solo dal 2009 e non in tutte le sedi e adesso non è in grado di far funzionare i servizi perché mancano medici; ma si arriva al paradosso che migliaia di medici che lavorano da decenni nei sistemi d’emergenza poiché non hanno i titoli non possono essere stabilizzati.
Ovviamente si tratta di lacrime da coccodrillo evidentemente le regioni e la politica hanno altri scopi, tra cui quello di privatizzare pian pianino i servizi, e così per esempio molte Asur danno in mano alle cooperative la gestione dei servizi essenziali, così nascono società a fini di lucro private, cooperative che assumono medici non specialisti per farli lavorare nei pronto soccorso e nel 118.
E’ sufficiente dare uno sguardo ai social per rendersi conto di questa situazione paradossale che si è venuta a creare! Medici anche neolaureati cercasi! In Italia purtroppo non è stato possibile adeguare il numero delle specializzazioni in maniera proporzionata ai laureati; adesso mancano i medici e i medici senza titoli non possono essere assunti ma possono lavorare per lo stesso servizio solo nel privato.
A pensare che se la politica puntasse a soluzione per il sistema di emergenza/urgenza sarebbe semplice: adeguare il numero delle specializzazioni al numero dei laureati per risolvere le criticità del momento per lo meno nel settore dell’emergenza sia intra e sia extra, permettendo il rapido passaggio alla dipendenza di tutti i medici del 118 convenzionati a tempo indeterminato utilizzando la legge 229/99 articolo 8- 1bis.
In questo modo si potrebbero bandire i concorsi pubblici per tutti i medici laureati e che da molto tempo assicurano servizi anche a fronte di una giungla contrattuale e poi dare a questi medici una congrua formazione anche se tocca ribadire che la specializzazione l’hanno conquistata direttamente sul campo a fronte di una politica sanitaria cieca e miope incapace di fare programmazione.
Santina Catanese
Responsabile Emergenza Territoriale del Sindacato Medici Italiani, Regione Marche
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