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Giovedì 21 MARZO 2019
Giornata mondiale dell’acqua. La grande sfida oggi è quella di continuare a garantire l’accesso all’acqua e a servizi igienici a fronte di minacce climatiche e ambientali senza precedenti
La scienza indica ormai incontrovertibilmente che dalla nostra capacità di preservare i fragili e vitali equilibri tra clima-ambiente e acqua-salute, dipende la garanzia per la futura generazione di diritti umani fondamentali acquisiti in millenni di storia e cultura: con il diritto all'acqua, anche i diritti alla vita, alla salute, al cibo, all’uguaglianza e ad un ambiente sano
L’equilibrio tra clima, ambiente, acqua e salute presiede alla vita dell’uomo e dell’intero pianeta. La "rivoluzione sanitaria", legata alla disponibilità di acqua e servizi igienico-sanitari sicuri, può essere considerata il più importante traguardo medico in termini di protezione di vite umane, superando addirittura l’introduzione degli antibiotici e dei vaccini, lo sviluppo dell'anestesia e la scoperta del DNA[1].
Ma proprio l’acqua rappresenta l’elemento più vulnerabile rispetto ai cambiamenti climatici già in atto e può, d’altronde, diventare parte di eventi meteorici estremi - triplicati per intensità e frequenza negli ultimi 6 decenni - con un carico di 60.000 vittime ogni anno (70% delle morti dovuto agli effetti distruttivi dell’acqua[2]), e conseguenze psicologiche e sociali drammatiche per milioni di superstiti[3].
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a valle delle più recenti stime del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) indica la minaccia alla sicurezza degli approvvigionamenti idrici già oggi estesa a più di tre quarti della popolazione mondiale[4], e gli scenari sul clima dei prossimi decenni (proiezioni IPCC a 1,5° o 2° C) esacerbano il rischio[5]. Incrementi delle temperature, precipitazioni meteoriche “estreme” per intensità, e ricorrenti con sempre maggior frequenza in fenomeni spesso difficilmente prevedibili, scioglimenti dei ghiacciai, drastiche alterazioni di portata e flusso dei corsi d’acqua, alterazioni nell’alimentazione dei corpi idrici sotterranei, sono fattori sinergici sempre più critici per la ricarica e l’inquinamento dei bacini (ad esempio a causa della proliferazione di alghe tossiche) e la sicurezza di sistemi idro-potabili, fognatura e depurazione.
Gli effetti del cambiamento globale del clima sulla disponibilità e qualità delle acque, sull’igiene e la gestione dei reflui, colpiscono direttamente la salute. Le malattie legate all'acqua clima-dipendenti, trasmissibili e non, sono uno dei principali killer nel nostro pianeta. Preoccupa l’atteso incremento delle malattie diarroiche, che oggi uccidono 2,2 milioni di persone ogni anno[6], combinato con numerose altre malattie gravi, tra cui il tracoma - un'infezione agli occhi che porta alla cecità circa 1,5 milioni di individui l’anno[7].
La contaminazione di risorse idriche da destinare a utilizzo umano da geni di antibiotico-resistenza veicolati da acque reflue è un rischio consolidato da evidenze e certamente sottostimato, e il potenziale effetto sanitario associato a esposizione di bambini e adulti a tracce di farmaci veicolati da acque è un motivo di emergente preoccupazione che richiede specifiche ricerche.
L'innalzamento del livello del mare aumenta i fenomeni di inondazioni costiere e, anche a causa di emungimenti squilibrati dei corpi idrici sotterranei, sta causando un’estesa intrusione salina che inquina falde essenziali per approvvigionamenti umani, con una prospettiva di impatto crescente e allarmante visto che la metà della popolazione mondiale vive nelle zone costiere. La minaccia è particolarmente grave per le isole e le piccole isole.
Con un pericoloso effetto volano, gli effetti su quantità e qualità dell’acqua, in particolare indotti dal clima, compromettono anche la sicurezza alimentare e la produttività di molti settori, fino a causare instabilità politica e influire sulla dinamica di rifugiati e migranti in diverse aree del mondo.
L’impatto del cambiamento climatico su acqua e salute è iniquo sull’umanità e sul pianeta, con bambini e anziani tra i soggetti più vulnerabili e donne più colpite degli uomini[8]; i paesi e le comunità a basso reddito subiscono danni più consistenti avendo una capacità di adattamento e risposta molto limitata, e questi gaps sono destinati ad aumentare5.
Il cambiamento climatico e ambientale agisce su acqua e salute con una marcata variabilità anche sul piano regionale. Le più recenti valutazioni dell'IPCC, confermando precedenti scenari, indicano un aumento del riscaldamento e del deficit di precipitazioni amplificato e particolarmente grave nella Regione del Mediterraneo5. Gli effetti hanno già evidenziato il paradosso di migrazioni climatiche di popolazioni che si allontanano dalla mezzaluna fertile compresa tra Tigri e Eufrate[9], proprio dove ebbe origine la “civiltà idraulica”[10].
Allungata al centro del bacino del Mediterraneo, con ambienti naturali e antropici molto eterogenei, l’Italia rappresenta un laboratorio a cielo aperto sugli effetti dei cambiamenti climatici, colpita negli ultimi anni a più riprese e con preoccupante frequenza da eventi alluvionali di eccezionale portata ma anche da siccità e crisi idriche gravi e diffuse. Nel 2017 i quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige, Tevere e Arno) hanno visto diminuire le portate medie annue di circa il 40% rispetto alla media del trentennio 1981-2010[11].
Nell’anno appena trascorso è stato richiesto lo stato di emergenza da 6 regioni su 20 per carenze idriche anche nel settore potabile, per effetto delle quali si sono verificate interruzioni e razionamenti della fornitura: aree e comunità storicamente mai interessate da scarsità di risorse idriche, sono state colpite da limitazioni di accesso all’acqua e ai servizi igienici, e problemi di qualità della risorsa per il consumo umano, con potenziali rischi sanitari. Di contro, lo stesso anno, episodi di eccezionale piovosità nel nord Italia hanno compromesso l’idoneità al consumo delle acque in un’intera provincia con migliaia di persone senza accesso all’acqua potabile per diversi mesi.
Di fronte a dati puntuali e solidi sull’escalation degli impatti climatici su acqua e salute occorre agire tempestivamente, con sistematicità di politiche e azioni congruenti basate sull’evidenza. L’obiettivo chiaro e ambizioso è la mitigazione e l’adattamento nella protezione delle acque negli ambienti naturali e nel settore idrico. In termini di mitigazione, limitando il riscaldamento globale a 1,5° C si ridurrebbe sostanzialmente la probabilità di siccità e rischi associati alla disponibilità di acqua (cioè lo stress idrico) in diverse regioni del globo, in particolare nell’area del Mediterraneo5.
Ci sono in tal senso ampie e congruenti evidenze di consapevolezza e risposta per invertire la tendenza, se consideriamo che subito dopo la Conferenza di Parigi 2015, 186 Paesi hanno presentato contributi a livello nazionale (Nationally Determined Contributions, NCDs) per ridurre le emissioni nazionali e adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici, individuando come priorità il settore idrico (71% dei NCDs), seguito da agricoltura (63%), salute (54%) e biodiversità e ecosistemi (50%)2,5.
I cambiamenti climatici sono un fenomeno globale ma gli impatti su acqua e salute si manifestano a livello locale: la prevenzione e risposta nell'adattamento sviluppate a livello nazionale devono quindi essere declinate in prima linea su scala regionale e locale, con un ruolo essenziale delle città e delle comunità.
Nelle conclusioni della sezione su acqua e salute del Climate and health country profile - Italy[12], la mitigazione e l’adattamento sono legate a una riforma della politica nazionale multisettoriale, con advocacy sanitaria, a sostegno delle autorità regionali e locali per la gestione delle risorse idriche e per la prevenzione dei rischi sulla qualità dell’acqua. Tra le indifferibili azioni strategiche da intraprendere ci sono il rafforzamento della conservazione delle risorse naturali, il riutilizzo sicuro delle acque, gli investimenti nella ristrutturazione delle infrastrutture idriche e una strategia per rafforzare le capacità di società di gestione delle acque, soprattutto nel caso delle gestioni piccole e in economia, già oggi gravemente penalizzati da deficit di risorse, conoscenze e tecnologie.
Fondamentale è la crescita culturale e lo sviluppo gestionale e tecnologico del comparto idrico, indirizzato dal settore della prevenzione sanitaria, per potenziare la resilienza al cambiamento climatico e ambientale attraverso un approccio sito-specifico basato sul rischio secondo modelli di piani di sicurezza dell’acqua[13], e piani di sicurezza igienico-sanitari. L’esigenza di far fronte alla carenza idrica nel medio e lungo termine, può anche portare allo sviluppo di tecnologie avanzate basate sull’early warning e la digitalizzazione, o il progresso di trattamenti di dissalazione, comunque in contesti di sostenibilità sanitaria, ambientale e economica.
Su queste basi è indispensabile e urgente la convergenza di azioni in chiave politica, di ricerca e di gestione, verso sistemi integrati basati su soluzioni nei contesti naturali e su tecnologie progettate e controllate dall'uomo, definiti su analisi olistiche del rischio, per rafforzare la resilienza e l'adattamento a rischi ambientali e climatici nella protezione e gestione del ciclo naturale dell’acqua e dei sistemi idrici.
L’adozione di un approccio di prevenzione integrata, basato sull’analisi di rischio sia per la filiera idro-potabile, che per la depurazione e il riuso delle acque, è il principio fondante delle azioni normative della UE, con notevoli contributi italiani, rispettivamente nella rifusione della Direttiva sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, attualmente in fase di finalizzazione, e nel Regolamento per il riuso delle acque, ad oggi in discussione.
Sul piano nazionale il Coordinamento Interregionale Area Prevenzione e Sanità Pubblica, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno condiviso l’obiettivo del 2025 per l’adozione dei PSA, per tutti i sistemi di gestione idrica. L’implementazione dei piani avviata da tempo nei più grandi sistemi idro-potabili è oggi estesa a molti medi e piccoli gestori in un processo che sta parallelamente progredendo con attività di formazione a più livelli, e con il rafforzamento sul piano normativo sia per l’approvazione dei PSA che per supportare più efficacemente lo scambio di dati ambientali fondamentali per la prevenzione sanitaria, tra autorità competenti e gestori idro-potabili.
L’impegno da tempo avviato dall’Italia nel protocollo Acqua e Salute OMS-UNECE[14] e la valutazione di una sua possibile ratifica può rappresentare la strategia chiave a livello di paese per rafforzare il coinvolgimento di tutti i settori in materia di acqua e servizi igienico-sanitari, nel raggiungimento di obiettivi nazionali prioritari come:
rafforzare la protezione del ciclo dell’acqua e la qualità delle risorse idriche negli ambienti naturali, come presidio di prevenzione dei rischi correlati all’esposizione umana,
garantire l’accesso universale ed equo a quantità adeguate di acqua potabile e a servizi igienici sicuri aumentando la resilienza dei sistemi idrici rispetto a diversi scenari di pressioni climatiche e ambientali,
promuovere attraverso approcci basati sul rischio l’uso e il riutilizzo sicuro e sostenibile delle acque, la sicurezza dell'acqua per fini ricreazionali e per ogni destinazione d’uso umana,
supportare una comunicazione ancorata alla conoscenza scientifica, equilibrata e partecipata sulla qualità dell’acqua per le persone e le comunità.
La portata della sfida non ha precedenti. L’attuazione dell'agenda 2030 delle Nazioni Unite nell'obiettivo 6 per Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari per tutti, presiede infatti al raggiungimento di molti altri obiettivi di sviluppo sostenibile.
La scienza indica ormai incontrovertibilmente che dalla nostra capacità di preservare i fragili e vitali equilibri tra clima-ambiente e acqua-salute, dipende la garanzia per la futura generazione di diritti umani fondamentali acquisiti in millenni di storia e cultura: con il diritto all'acqua, anche i diritti alla vita, alla salute, al cibo, all’uguaglianza e ad un ambiente sano.
Luca Lucentini
Direttore Reparto qualità dell’acqua e salute, Direttore Dipartimento Ambiente e salute, Istituto Superiore di Sanità
Eugenia Dogliotti
Direttore Dipartimento Ambiente e salute, Istituto Superiore di Sanità
Pasqualino Rossi
Direttore Ufficio Prevenzione del rischio chimico, fisico e biologico e promozione della salute ambientale, tutela salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Direzione Generale Prevenzione sanitaria, Ministero della Salute
Riferimenti:
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