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Lunedì 18 MARZO 2019
Tumori al seno: virtù ed evidenze
Gentile Direttore,
le riflessioni che suscita la lettura del recente articolo sul tema, sono differenti a seconda che si sia o no “addetti ai lavori”. Nel secondo caso si desta l’interesse e l’ammirazione per le professionalità impegnate in quella che sembra avere tutte le caratteristiche di una vera e propria stimabile “missione”. Ma, come spesso accade, mancando l’analisi di ogni elemento in campo, non si giunge a valutazioni il più obiettive possibile.
Cominciamo dal trend: si parla di un 56% Italiano: la Lombardia sarà pure la più virtuosa, ma ad es. nell’arco temporale 2001 - 2011 i dati di propaganda forniti da una ex AO del nord ovest (oggi ASST) parlavano di verifiche “comunque superiori al valore richiesto del 60%”, salvo poi riscontrare, da una parte, tramite uno studio della Università LIUC (An.te.va. 2012) un trend in calo di oltre il 5%, e, dall’altra, un target, indicato nelle linee guida della Commissione Oncologica Nazionale (2001), di "almeno del 70% delle donne residenti nell'area".
Continuiamo con la tecnologia: nessuno si dichiari contro il progresso e la messa a punto di nuovi dispositivi e farmaci, ma tutti dovremmo essere d’accordo nel biasimare l’abuso di tecniche eccessivamente invasive laddove non dovuto (casi non clinici - Sub lège libèrtas) a partire dall’utilizzo improprio della mammografia 3d, ove è bene chiarire che, dato un previsto continuativo ammodernamento del parco macchine (auspicato ogni 5 anni), non ci si pone contro qualsivoglia ditta produttrice, anzi, sono tutte benvenute, visto che molti nuovi mammografi possono essere in grado di eseguire sia la 2d che la 3d. Spetta poi ai professionisti decidere quale modalità utilizzare ed in quali casi.
Sul fronte dei farmaci, atteso che non si dovrebbe fare alcuna indebita pubblicità, bisognerebbe anche parlare (ambito emato-oncologico) del troppo facilmente accantonato test americano noto dallo scorso ottobre (un prelievo ematico, appunto), che tra gli altri promette di diagnosticare anche il cancro della mammella; lo studio, sviluppato dai ricercatori dell’Università John Hopkins (Baltimora, Maryland), sta raggiungendo l’ambìto risultato del rilevamento non invasivo di tumori in stadio iniziale, che condurrebbe a sostanziali modificazioni nel PDTA di screening senologico, soprattutto in termini di ripetibilità temporale dell’esame, o sua sostituzione con metodiche differenti (giusto caso la mx 3d), nelle situazioni di positività del test, che sarebbero quindi relative ad una attendibilità di malattia.
Ma la costante sempre più inaccettabile in questo addottrinare è: dove sono i professionisti sanitari non medici?
La conduzione dell’esame “salvavita” , anche formalmente definito come «estremamente accurato che dura solo 15 minuti» è essa stessa affetta da due gravi malattie: la prima (livello organizzativo) si chiama «OVERBOOKING SANITARIO», con danno sia per le utenti sia per i professionisti; la seconda è la disinformazione/non informazione alle utenti, alle quali non viene nemmeno detto (malgrado si parli di «una parte del corpo femminile estremamente delicata») di usare particolare cura nella semplice igiene e tricotomia nel giorno dell’esame. Certo… se andiamo avanti parlando solo di gonnellini anti-x, paratiroidi e arredi di colore rosa e azzurro … senza nemmeno fornire l’imaging alle utenti … siamo molto indietro in tema di qualità autentica!
Ma cosa dire di queste tanto elogiate “Breast Unit”, questi «modelli di assistenza» caratterizzati da un «team coordinato e multidisciplinare»?
È di questi giorni la notizia di una denuncia (classica goccia nel mare) in procura, agli ordini professionali ed alle aziende sanitarie Lombarde coinvolte, riguardante una operatrice socio sanitaria (OSS) che provvedeva, in illecita sostituzione dell’infermiere case manager, alla diagnosi infermieristica ed alla analisi inclusione/esclusione delle utenti dello screening mammografico. Si vocifera addirittura che, pure in sfacciata violazione a cospicua e dettagliata normativa regionale, codesta denunciata prassi di raccapricciante, circuitante emulazione, sia di ordinaria ma inconfessata applicazione nella “virtuosa” Lombardia, ed avallata da vari “esperti” che poi a convegni e congressi, al netto di investimenti milionari, snocciolano cifre, pubblicizzano macchine e farmaci e vantano guarentigie di migliori terapie possibili e di aderenza a linee guida nazionali ed internazionali …
Le gravi carenze nella cultura professionale: di diffuse incoerenza e difformità di comportamenti, come anche della pressoché totale assenza nel panorama internazionale nella ricerca di base e scientifica, sono i primi veri temi che i professionisti della salute – non medici – devono avere il coraggio di affrontare; accettare e vincere queste sfide comporterà il raggiungimento di due traguardi tanto ambìti quanto ambiziosi: la conquista di veri target di qualità (anche nella reale sensibilizzazione) e il debellare l’ormai noioso fenomeno della dominanza medica in tutte le sue forme.
Dr. Calogero Spada
Dottore Magistrale
Abilitato alle Funzioni Direttive
Abilitato Direzione e Management AA SS
Specialista TSRM in Neuroradiologia
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