quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 11 MARZO 2019
Discariche abusive. Un bilancio a due anni dall’istituzione del Commissario straordinario

I risultati raggiunti sono stati più che soddisfacenti, in considerazione, non solo del risparmio fino ad oggi raggiunto dal nostro Paese di 11 milioni e 200 mila euro sulle sanzioni comminate dall’Unione Europea alla vigilia dell’istituzione della struttura Commissariale di 32 milioni e 400 mila euro all’anno. Il generale dei carabinieri forestali, Giuseppe Vadalà, è riuscito ad ottenere anche la bonifica e la messa in sicurezza dei siti di discariche abusivi.

A due anni dalla istituzione del Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale i risultati raggiunti sono stati più che soddisfacenti, in considerazione, non solo del risparmio fino ad oggi raggiunto dal nostro Paese di 11 milioni e 200 mila euro sulle sanzioni comminate dall’Unione Europea alla vigilia dell’istituzione della struttura Commissariale di 32 milioni e 400 mila euro all’anno.
 
Il generale dei carabinieri forestali, Giuseppe Vadalà, nominato Commissario a marzo 2017, attraverso un’attività rigorosa, puntuale e responsabile è riuscito ad ottenere in poco più di 24 mesi ciò che normativa aveva fissato: la bonifica e la messa in sicurezza dei siti di discariche abusivi (a dicembre 2018 oltre un terzo delle 80 censite) ed un apprezzabile risparmio economico sulla penalità inflitta all’Italia. Questo percorso comporta più di ogni altra cosa un netto miglioramento dello stato di salute nei territori in cui insistono i siti abusivi e non è certamente un elemento irrilevalte.
 
“Pur non essendoci indagini epidemiologiche recenti, la bibliografia scientifica è ricca di dati sugli effetti sulla salute di discariche e inceneritori. È noto – spiega Ferdinando Laghi, vicepresidente ISDE Italia – come intorno a questo tipo di siti ci sia un aumento di patologie tumorali e non solo. Si riscontra anche un aumento delle malformazioni e della carenza di peso dei neonati, che provoca, nei decenni successivi, un maggiore rischio di ammalarsi”.
 
In due diverse pubblicazioni prodotte dall’INAIL nel 2013 e nel 2014, vengono affrontati sia i rischi biologici sia quelli chimici cui si è esposti nei siti di discariche abusive contaminati. Con sito contaminato si intende indicare una porzione di territorio, più o meno estesa, che può costituire un rischio ambientale e sanitario legato alla presenza di sostanze inquinanti nel terreno e/o nella falda acquifera. La presenza di agenti chimici pericolosi e agenti cancerogeni e mutageni (complessivamente denominati “agenti chimici” nel seguito del documento) nel suolo insaturo e/o nelle acque di falda, o l’impiego degli stessi nelle attività di bonifica o di messa in sicurezza, non costituisce necessariamente un rischio per la salute e la sicurezza, in quanto esso dipende dalle caratteristiche tossicologiche, dalla concentrazione della sostanza, dalle modalità di trasporto e di esposizione alla stessa.
 
È quindi necessario conoscere la quantità di sostanza alla quale un soggetto si trova effettivamente esposto e il periodo di esposizione tenendo conto delle diverse vie di penetrazione nell’organismo. Il D.Lgs. 152/2006, Testo Unico Ambientale, fornisce le seguenti definizioni: - Sito potenzialmente contaminato: Sito nel quale uno o più valori di concentrazione delle sostanze inquinanti rilevati nelle matrici ambientali risultino superiori ai valori di Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC), in attesa di espletare le operazioni di caratterizzazione e di analisi di rischio sanitario e ambientale sito specifica (AdR), che ne permettano di determinare lo stato o meno di contaminazione sulla base delle Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR); - Sito contaminato: Sito nel quale i valori delle Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR), determinati con l’applicazione della procedura di analisi di rischio, di cui all’allegato 1 alla parte quarta del D.Lgs. 152/2006, sulla base dei risultati del piano di caratterizzazione, risultano superati; - Sito non contaminato: Sito nel quale la contaminazione rilevata nelle matrice ambientali risulti inferiore ai valori di Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) oppure, se superiore, risulti comunque inferiore ai valori di Concentrazione Soglia di Rischio (CSR) determinate a seguito dell’analisi di rischio sanitario e ambientale sito specifica.
 
In Italia, nella maggioranza dei casi, l’origine di tale contaminazione è strettamente legata alla presenza di siti industriali, dismessi o in attività, di discariche abusive, non controllate o non adeguatamente gestite, come anche di punti vendita carburanti, presenti in numero elevatissimo su tutto il territorio nazionale. Le suddette aree, ove contaminate, richiedono un ripristino ambientale che deve essere necessariamente preceduto da attività di caratterizzazione, bonifica, messa in sicurezza d’emergenza, operativa e/o permanente, ai sensi del D.Lgs. 152/2006.
 
Non sottovalutiamo, poi, che il problema dell’inquinamento dei suoli e delle falde acquifere da parte dei contaminanti organici di svariata natura chimica (idrocarburi, sostanze organo-alogenate, fitofarmaci, derivati dell'anilina, naftoli, pesticidi, etc.) è particolarmente rilevante in numerose zone del Paese e molto spesso è aggravato dalla elevata persistenza e tossicità di questi composti con i connessi rischi sanitari.
 
E’ stato scelto un metodo basato sulla divisione dei ruoli e compiti da eseguire nonché sulla volontà di coinvolgere tutti i soggetti pubblici (Regioni, Comuni, Stazioni appaltanti, enti Scientifici e aziende green), ha precisato il generale Vadalà, verso l’obittivo che deve essere quello di risolvere facendo veloce e bene. Un modello analitico, circostanziato ed operativo, incentrato su 3 fasi: INFORMATIVA, raccolta dei dati (sopralluogo, rilievi fotografici e tecnici, studio della documentazione amministrativa-contabile ambientale, analisi investigativadegli attori coinvolti); PROGETTUALE, elaborazione e analisi di un piano esecutivo da formalizzare ed esaminare con tutti i soggetti pubblici coinvolti; OPERATIVA, realizzazione di un piano di intervento concreto.

Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali Università degli Studi di Salerno

© RIPRODUZIONE RISERVATA