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Sabato 09 MARZO 2019
Dossier Ticket. Il Governo e le Regioni promettono ancora una volta di riformarli, ma intanto questa tassa sulla salute ci costa ogni anno quasi 3 miliardi, tra farmaci, analisi, visite specialistiche e prestazioni di pronto soccorso

La riforma dei ticket è da quasi 10 anni all’attenzione di tutti i Governi. Negli ultimi anni ci provò Lorenzin con il "vecchio" Patto per la Salute ma alla fine si riuscì solo a ridurre il superticket di 60 mln. Ci riprova ora la neo ministra Grillo che tra gli asset del nuovo Piano in costruzione ha inserito nuovamente la revisione di ticket ed esenzioni. In attesa di capire se stavolta Governo e Regioni ce la faranno a riformare il sistema di compartecipazione vediamo come stanno le cose nelle varie tipologie di ticket e tra le tante regole differenti in vigore tra una Regione e l'altra

Il ticket sanitario è da anni uno dei temi di politica sanitaria su cui molteplici governi si sono confrontati pur senza trovare una soluzione univoca salvo un piccolo taglio del superticket (-60 mln) nella Legge di Bilancio 2018. La riforma del sistema di compartecipazione era già prevista dal Patto per la Salute 2014-2016 ma nonostante fu attivato un tavolo non se ne fece nulla. Il tema è stato ripreso, per ora solo a parole, anche in questa legislatura e la riforma del sistema è all’indice del nuovo Patto per la salute 2019-2021 (le cui trattative però sono in stallo). Sulla questione vedi anche lo studio di Filippo Palumbo (1-2 parte)
 
Sempre aperta poi la partita superticket. Il Ministro della Salute Giulia Grillo ha provato ad abolirlo nell’ultima manovra, ma la misura non è passata e poche settimane fa ha annunciato che ci riproverà nella prossima Legge di Bilancio.
 
“Come è noto – scrive la Corte dei conti in un suo report - , la revisione del sistema doveva prendere in considerazione diversi aspetti: promuovere la consapevolezza del costo delle prestazioni e, quindi, favorirne una richiesta più appropriata; garantire un gettito finanziario adeguato per le regioni, evitando al contempo che livelli di compartecipazione troppo elevati (specie nella specialistica) favorissero lo spostamento dal Servizio Sanitario Nazionale verso strutture private, minando la stessa possibilità di garantire livelli di assistenza adeguati. Sulla definizione di un nuovo assetto ha inciso anche il complesso lavoro di ridefinizione e di aggiornamento delle tariffe per le prestazioni specialistiche disposto con l’approvazione dei nuovi LEA. Un lavoro che non è ancora concluso. Solo limitati i progressi su questo fronte registrati nell’anno soprattutto per la difficoltà di individuare coperture adeguate ad un orientamento volto a proporne una abolizione (piuttosto che un ridisegno)”.
 
Una spesa da quasi 3 mld. Nell’attesa che la politica sbrogli la matassa ad oggi i ticket sanitari pesano sulle tasche degli italiani per 2,889 miliardi di euro (anno 2017) per una spesa media annua a cittadini di 47,7 euro.



 

 
Ticket farmaceutico. Questa compartecipazione vale 1,55 mld (25 euro in media a testa), anche se c’è da precisare che di questi solo 500 mln è rappresentato dal ticket fisso mentre il restante miliardo riguarda la quota di partecipazione sul prezzo di riferimento, ovvero la scelta autonoma dei cittadini che preferiscono acquistare un farmaco branded pagando la differenza di prezzo con il farmaco equivalente passato dallo Stato. E poi come al solito nella nostra sanità regionalizzata si nota come ogni territorio abbia regole diverse. (vedi tabella)



 

Ticket specialistica. La spesa per il ticket sulle prestazioni specialistiche ammonta a circa 1,3 mld (circa 22 euro a testa) comprensiva anche delle spese per il ticket al Pronto soccorso e per altre prestazioni. Qui la normativa si divide in due. La prima misura è il ticket nazionale che in tutte le Regioni prevede una franchigia massima di 36,15 euro (salvo la Calabria dov’è fissata a 45 euro). Dall’altro lato c’è poi il famigerato superticket (le stime parlano di un valore poco superiore ai 400 mln di euro) che in origine doveva essere di 10 euro fissi ma poi nella realtà ogni Regione ha fatto da se, chi introducendo scaglioni in base al reddito, chi quote variabili in base al tipo di ricetta e chi non lo ha messo, chi restando sulla quota fissa. Insomma una giungla che poco ha a che fare con l’idea di Ssn. (Vedi tabella, da notare che nel frattempo Lombardia e Abruzzo hanno ridotto il peso del superticket, l’Emilia Romagna lo ha eliminato e la Toscana lo abolirà dal 1° aprile).


 
L.F.

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