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Venerdì 27 GENNAIO 2012
Pagamenti Pa alle imprese. Sulla tesoreria unica è bagarre tra Governo ed Enti locali
Il Dl liberalizzazioni stabilisce che le entrate di Regioni, Province e Comuni dovranno confluire tutte nella tesoreria unica dello Stato. Ma Regioni e Province non ci stanno. Errani: “Non è soluzione efficace”. Castiglione (Upi): “Si torna indietro di 50 anni”.
Che i tempi medi di pagamento della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese fossero biblici purtroppo non è una novità (media di 180 giorni per la Pa nel suo complesso e 299 giorni solo per il comparto sanità). E per fermare questa lentezza cronica della nostra Pa il Governo Monti, nell’ultimo decreto sulle liberalizzazioni ha introdotto una norma, contenuta all'articolo 35 del Dl, che stabilisce che, nel giro di pochi mesi, le entrate di Regioni, Province e Comuni dovranno confluire tutte nella tesoreria unica dello Stato. Nello specifico la norma stabilisce che, entro il 29 febbraio il 50% delle risorse in giacenza nelle casse di Regioni, Province e Comuni dovrà essere spostato alla tesoreria unica dello Stato. Il restante 50% dovrà arrivare entro il 16 aprile 2012, fino a spostare completamente le entrate delle Autonomie territoriali almeno fino al 2014. Dure però, le reazioni degli Enti locali per cui la norma altro non è che un ritorno al passato. Per il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani le Regioni sono pronte “ad un confronto rapido per affrontare tale questione, ma pensare di risolverla reintroducendo lo strumento della Tesoreria unica, strumento superato da lungo tempo, non rappresenta in alcun modo una soluzione efficace , né tantomeno giusta. In ogni caso, porremo questo tema, e soprattutto la necessità di un confronto urgente e approfondito con il Governo, sin dalla prossima Conferenza Stato-Regioni”.
Sulla stessa linea anche il presidente dell'Upi Giuseppe Castiglione per cui si è di fronte ad una norma “inaccettabile: lo Stato, a corto di liquidità, si prende le risorse di Regioni, Province e Comuni per pagare i propri creditori, ma impedisce agli Enti locali, che hanno soldi fermi in bilancio, di pagare i fornitori e le imprese che lavorano sui territori”.
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