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Venerdì 27 GENNAIO 2012
Pma. La Corte Costituzionale deciderà a maggio per l’eterolga 

Fissata il 22 maggio l’udienza sul divieto dell’eterologa stabilito dalla legge 40 del 2004. L'Associazione Coscioni: “La Corte valuti senza ideologie la limitazione che il divieto di eterologa comporta e il vantaggio che arrecherebbe l'abrogazione dello stesso”.

La Corte Costituzionale ha stabilito per il 22 maggio l’udienza sul divieto dell’eterologa relativa all’art. 4 comma 3 della legge 40 del 2004. Il giudice relatore sarà Giuseppe Tesauro.
“Mi auguro – è il commento di Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni – che in questo tempo la Corte stia valutando senza ideologie l'effettiva limitazione che il divieto di eterologa comporta in materia di procreazione e il vantaggio che invece arrecherebbe l'abrogazione dello stesso: ovvero una sanità più vicina al cittadino e lontana da ingerenze di matrice vaticana”.
 
L’auspicio dell’Associazione che si batte per la libertà di ricerca scientifica è che “il 22 maggio sia una data significativa per l'affermazione dei diritti di tante coppie ad accedere alla donazione-gratuita di gameti e per l'affermazione della legalità”.
 
La Gallo aggiunge poi come “quella del 22 maggio potrebbe comunque essere una opportunità per la Corte di dare un forte segnale alla politica proibizionista: quella che ha voluto la legge 40 e quella che non ha fatto nulla per abrogarla. La battaglia di piazza e referendaria dei radicali per la regolamentazione dell'aborto, oggi, si è trasferita nelle aule dei tribunali per far abrogare un articolo della legge 40 che impedisce, violando il principio di uguaglianza e accesso alle cure, a molte famiglie di avere bambini, se non attraverso una emigrazione procreativa oltre confine”.
 
“Compito dello Stato – conclude il segretario dell’Associazione Coscioni – è non interferire ma salvaguardare il bene pubblico: la nascita di un bambino con donazione di gameti non crea evidentemente danno nè ai genitori, nè al donatore, nè alla società, nè al bambino.
La dichiarazione d'incostituzionalità del divieto inoltre non crea alcun vuoto normativo”.

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