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Martedì 26 FEBBRAIO 2019
Carcere di Vercelli. La denuncia di Nursing Up Piemonte: “Un solo infermiere per 370 detenuti. Tutti gli appelli caduti nel vuoto”

A quattro mesi dall’ultimo appello pubblico caduto nel vuoto, il sindacato degli infermieri Italiani ribadisce che “la situazione è ormai intollerabile” e che “l'atteggiamento della Asl mette di fatto a repentaglio l’incolumità sia degli infermieri assegnati alla Sanità penitenziaria che dei detenuti stessi”.

"A quasi quattro mesi dall’ultimo appello pubblico (era la fine di ottobre 2018) sulla situazione disastrosa del carcere di Vercelli, nessuna delle istituzioni coinvolte (Comune, Asl di Vercelli o Regione) si è degnata di concretizzare le seppur minima risposta. Il Nursing Up, sindacato degli infermieri Italiani, ribadisce che si tratta di un atteggiamento di una gravità inaudita, che mette di fatto a repentaglio l’incolumità sia degli infermieri assegnati alla Sanità penitenziaria che lavorano in carcere - solo uno per turno su 370 detenuti mediamente presenti!! - sia degli stessi ristretti". È quanto si legge in una nota del Nursing Up Piemonte.
 
"Quella del carcere di Vercelli - prosegue la nota - è una situazione che va avanti da anni, inaccettabile e vergognosa.
 
Nella Casa circondariale di Vercelli mancano almeno due infermieri e nessuno muove un dito. Ciò, nonostante la normativa regionale definisca i requisiti minimi di personale infermieristico approssimativamente stabiliti secondo il numero dei ristretti, secondo la DGR n. 29-3386 del 30 maggio 2016. Come risaputo la capienza massima ufficiale del Carcere di Billiemme è di 230 detenuti mentre sono mediamente presenti ben 370 persone. È assurdo pensare che un solo infermiere in servizio, e quasi sempre è così, debba sopperire alle necessità di cura di tutte queste persone.
 
Va ricordato - spiega il Sindacato infermieri italiani - che la tipologia di detenuti ristretti presso il carcere di Vercelli incrementa notevolmente la complessità assistenziale: l’80% circa sono extracomunitari tossicodipendenti e/o dipendenti da sostanze diverse. Circa un terzo ha problemi psichiatrici ed infettivologici. Si può solo immaginare la difficoltà di operare in tale contesto.
 
Inoltre, manca un coordinatore dedicato che, sempre secondo il modello organizzativo della Regione Piemonte, dovrebbe fare riferimento al responsabile infermieristico del territorio, responsabile infermieristico che nell’unica Asl di Vercelli semplicemente non esiste!
 
Il segretario regionale del Nursing Up Claudio Delli Carri sottolinea: “È evidente la totale assenza di governo sanitario in questa realtà. Un fatto gravissimo che nonostante tutte le segnalazioni e la possibilità che si verifichino emergenze, non ha mai generato una normale e concreta pianificazione del supporto necessario a ripristinare una condizione minima di vivibilità. Un esempio? Nonostante le promesse, il documento triennale di analisi del fabbisogno del personale non prevede le due unità in più che la DGR invece stabilisce come requisiti minimi. L’Asl è, di fatto, totalmente assente. Mai uno degli interventi paventati è stato mai realizzato.
 
Eppure sono anni che gli stessi operatori denunciano le condizioni di gravi carenze strutturali e igienico-sanitarie, climatiche, organizzative del lavoro in carcere. Vengono invece scaricate sugli infermieri competenze amministrative e di supporto, per assenza di personale idoneo. Come si può andare avanti così?”.
 
"Nemmeno sul fronte pasti - aggiunge il sindacato - vi è una minima normalità visto che sono anni che gli operatori non hanno possibilità di accedere alla mensa né fruiscono del riconoscimento di un buono per i pasti come tutti gli altri dipendenti dell’Asl.
 
Il Nursing Up sottolinea che sulla situazione del carcere di Vercelli sono state coinvolte tutte le Istituzioni a partire dal Comune di Vercelli, attraverso una richiesta esplicita rivolta al Sindaco Maura Forte perché si facesse da tramite con la Direzione Asl, in veste di massima autorità territoriale. Appelli caduti nel vuoto.
 
Di quanto accade a Vercelli è stato informato anche l’Ordine degli infermieri, al quale sono state riferite tutte le difficoltà riscontrate nello svolgimento dell’attività professionale in carcere, nel rispetto delle raccomandazioni di buone pratiche di governo clinico/assistenziale e del codice deontologico.
 
Conclude il segretario Delli Carri: “Non è più tollerabile che nessuno si prenda la responsabilità di agire. A meno che, ed è un dubbio che è sorto, il disagio cui sono stati costretti da anni gli operatori del carcere di Vercelli non sia utile per giungere ad una esternalizzazione dell’assistenza. Se così fosse sarebbe un atteggiamento grave che sposterebbe solo il problema su altri operatori, con ancora meno tutele e garanzie. E, poi, saremmo davvero curiosi di sapere, se così sarà, in quale modo l’Asl di Vercelli saprà garantire le dovute azioni di controllo sulle attività eventualmente affidate al privato, visto che in tutti questi anni non ha mai saputo minimamente governare direttamente il problema”.

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