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Martedì 26 FEBBRAIO 2019
Liste d’attesa. Grasselli (Fvm): “Le cause sono molteplici. No a inutili semplificazioni”

 Il sindacato si unisce al coro di critiche del mondo medico al nuovo Piano. “Il ministro Grillo dovrebbe sapere che la causa delle liste di attesa e del disagio verso il SSN è in primo luogo da imputare a modelli organizzativi disomogenei e incoerenti inventati dalle Regioni, alla carenza di personale dovuto al blocco del turn over, a piani di rientro che hanno forzatamente inciso solo sulla spesa per il personale a tempo indeterminato stimolando la disseminazione di forme di precariato e caporalato”.

Il sindacato FVM si unisce al coro di dissenso con il quale tutte le sigle sindacali della dirigenza medica e sanitaria hanno bocciato il Piano Nazionale per la gestione delle liste di attesa approvato la scorsa settimana in Stato-Regioni.
 
“Il problema delle liste di attesa – dichiara il presidente Aldo Grasselli - esiste da molti anni e ha sicuramente più di una causa, ma proprio per questo tentare di imputarne la responsabilità sicuramente al medico ed alla libera professione che esplica è un depistaggio che tradisce e mette in luce le responsabilità delle altre parti in gioco. È quanto meno semplicistico è giuridicamente infondato il tentativo del Ministro Grillo di minacciare e comminare sanzioni verso le figure professionali del sistema salute anziché confrontarsi con loro e cercare convergenze risolutive. Per un verso occorre trovare le opportune soluzioni per aumentare la disponibilità verso l’utenza ma anche razionalizzare l’aumento della richiesta di assistenza. Occorre trovare risposte al contenimento delle prestazioni diagnostiche inappropriate alimentate dalla medicina difensiva”. 
 
“Il Governo – rileva Grasselli - per combattere le lungaggini delle liste di attesa deve predisporre con un vero e proprio “Piano Marshall per la sanità pubblica” per combattere: l'obsolescenza della tecnologia diagnostica, la riduzione progressiva del personale medico e sanitario a fronte di un trend crescente di prestazioni richieste, l’assenza di una dematerializzazione e di una piena fruibilità delle informazioni clinico sanitarie dei cittadini, l'anomala gestione delle diagnosi con errata attribuzione della visita specialistica da parte dei CUP”.
 
“Il Ministro Grillo – prosegue - nella sua analisi auspica l'impegno di tutti alla realizzazione del progetto Liste d'Attesa e può star certa che come di consueto i medici daranno il loro contributo fondamentale e per la gran parte di alta professionalità. Ma il Ministro della Salute deve dare risposte concrete a quei professionisti vessati da obiettivi prestazionali crescenti non sostenibili, logorati ed usurati da carichi di lavoro notturni nonostante l’età ormai avanzata degli organici, che spesso operano in condizioni di sotto-organico, con montagne di ore di straordinario non pagate, vittime di una governance di amministratori inadeguati a gestire la Sanità nel corso degli ultimi anni”.
 
“I dirigenti del SSN – incalza Grasselli - hanno subito un danno economico importante cumulato da un decennio di vacanza contrattuale e nonostante tutto in questi anni hanno retto le sorti del SSN. E da questa crisi non è possibile uscire se Regioni e Governo pensano di auto-assolversi da ogni responsabilità politica e gestionale che sta alla base dell'allungamento delle liste di attesa credendo di poter indicare - in comune accordo - i medici e i sanitari dipendenti e la loro attività libero-professionale intramoenia quale causa del problema”. 
 
“Il ministro Grillo – rimarca - dovrebbe sapere (e ricordare di aver saputo) che la causa delle liste di attesa e del disagio verso il SSN è in primo luogo da imputare a modelli organizzativi disomogenei e incoerenti inventati dalle Regioni, alla carenza di personale dovuto al blocco del turn over voluto dai governi passati, a piani di rientro che hanno lasciato invariati i contesti consociativi di spreco e che hanno forzatamente inciso solo sulla spesa per il personale a tempo indeterminato stimolando la disseminazione di forme di precariato e caporalato sui professionisti”.
 
La Federazione Veterinari-Medici-Farmacisti e Dirigenti Sanitari dice “si alla Sanità Pubblica - e pare che tutti i partiti di governo dicano altrettanto - ma riteniamo che la sanità pubblica necessiti di investimenti adeguati e proporzionati alle sfide che investono tutta l’Europa e che altri paesi affrontano con ben maggiori risorse.  Riteniamo sbagliato che per opportunismo e miopia ci siano politici che senza proporre nulla di strategico e di nuovo continuano ad accanirsi contro la libera professione intramoenia togliendo al cittadino l'opportunità di scegliere da chi farsi curare, principio sancito dalla legge istitutiva del SSN”.
 
I dirigenti del SSN dicono “sì ad una collaborazione fattiva per risolvere i veri problemi della sanità e ad una riattribuzione dei processi decisionali e organizzativi sanitari ai professionisti, ad una deflazione del contenzioso medico-legale, ad una campagna educativa per una consapevole partecipazione alla spesa. I medici non ci stanno ad essere additati come colpevoli di un fallimento del SSN che, invece, è solo per la loro abnegazione che è ancora a livelli di eccellenza”. 
 
“Ricordiamo – conclude - al Ministro della salute che aveva promesso di attivare un tavolo di confronto tra MEF, Salute, Regioni e Sindacati della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria per favorire la stipula di un contratto di lavoro di 140.000 professionisti atteso da 10 anni. 
Infine aspettiamo, ancora, che il governo metta in atto “un piano straordinario assunzioni” che era tra i suoi punti programmatici per la sanità e di cui non si trova traccia nei provvedimenti varati fino ad oggi dal Governo Conte. Tra il dire e il fare c’è molta differenza. Così come c’è differenza tra propaganda elettorale e politica. E le ultime elezioni hanno già dato qualche indicazione> conclude Grasselli”.

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