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Giovedì 21 FEBBRAIO 2019
Regionalismo differenziato. Plauso della Fp Cgil Medici del Veneto alla campagna dell’Omceo Bari
Per il segretario regionale Pierangelo Rovere “l’offerta di salute non si migliora con la deriva egoistica del ‘prima i...’ ma con più risorse per il Ssn insieme ad una responsabilizzazione da parte delle regioni nella gestione delle stesse, attraverso una organizzazione centrale, pubblica e fondata su regole chiare e fatte rispettare. Questa è la risposta alla toccante immagine utilizzata dall’Omceo Bari”.
“La campagna shock dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Bari anti-autonomia” trova “assolutamente solidali” i medici della Fp Cgil Medici Veneto, che evidenziano di essere “da sempre siamo convinti che l’art. 32 della nostra Costituzione sia il fondamento per garantire a tutti l’accesso al diritto fondamentale e prezioso della salute”.
“Ci sono dati allarmanti che riguardano la rinuncia alla salute da parte di sempre più persone, soprattutto a carico delle donne, degli abitanti del centro-sud e di quelli con reddito più basso (ISTAT 2018). Tra le cause principale la crescita sempre maggiore della sanità privata (CENSIS 2018), ben evidente anche al Nord come nella nostra Regione ritenuta virtuosa. Regione che – afferma il segretario regionale Fp Cgil Medici, Pierangelo Rovere - tuttavia non è stata in grado di programmare (come lo Stato centrale) e difatti si trova adesso a fare i conti con la carenza di medici ed infermieri, con esternalizzazioni sempre più diffuse che non sempre garantiscono la qualità delle prestazioni o con ospedali sovraffollati per carenza delle strutture intermedie già programmate nel Piano Socio Sanitario scorso ma sostanzialmente inattuate. Quindi peggioramento sia dei servizi che delle condizioni di lavoro”.
Per il segretario regionale Fp Cgil Medici “il percorso previsto dalla bozze sulle maggiori competenze a Lombardia, Veneto ed Emilia è a nostro avviso pericoloso sia in quanto scaverà un solco ancora più profondo tra regioni ricche e regioni povere, tra cittadini che si potranno permettere prestazioni private e cittadini che dovranno rinunciare a queste sia perché rischierà di impoverire la qualità dell’offerta di salute attraverso un ridimensionamento della qualità dell’offerta professionale (come, in Veneto, l’impiego di neo laureati o il percorso di specializzazioni di serie “B”)”.
“Siamo convinti – conclude Rovere - che non con la deriva egoistica del ‘prima i...’ si migliora l’offerta di salute ma con più risorse per il SSN insieme ad una responsabilizzazione da parte delle regioni nella gestione delle stesse, attraverso una organizzazione centrale, pubblica e fondata su regole chiare e rispettate (e fatte rispettare) da tutti anche per evitare le migrazioni generate da offerte insoddisfacenti, Questa è la risposta alla toccante immagine utilizzata dall’Ordine di Bari”.
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