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Martedì 24 GENNAIO 2012
Il commento. Per le farmacie una liberalizzazione anomala
Il decreto appena varato dal Governo più che liberalizzare ha incrementato a dismisura la filiera dell’assistenza farmaceutica mettendo a rischio la sopravvivenza di molti esercizi facendo saltare l'attuale equilibrio costi/ricavi.
Egregio direttore,
il Governo ha approvato il DL sulle liberalizzazioni e il testo definitivo tarda ad apparire sulla G.U. Per quanto riguarda la farmacia, la sua disciplina, che poco ha a che fare con le liberalizzazioni, ha subito non pochi ritocchi e integrazioni.
Su tutto, ha abbassato il quorum a 3mila abitanti e ha individuato resti incomprensibili. Basti pensare che nei comuni oltre i 9mila abitanti è sufficiente avere 500 abitanti in più per fare scattare un’altra farmacia.
Insomma, più che liberalizzare - dal momento che l’UE non ha mai preteso alcun intervento al riguardo del nostro sistema farmacia - ha incrementato a dismisura la filiera dell’assistenza farmaceutica. Infatti, si renderanno possibili, oltre alle circa 5.500 farmacie ordinarie in più, aperture straordinarie in luoghi ad alta frequenza. Soprattutto nei supermercati, a condizione che siano distanti (e lo sono quasi tutti) 1.500 metri da una farmacia esistente.
Una tale opzione suscita non poche perplessità. Per due ordini di motivi. Rende la gestione economica della maggior parte delle farmacie più precaria di quanto lo sia. Sono, infatti, tanti i motivi della sua intervenuta debolezza sul mercato, non ultimi lo sconto dovuto di oltre il 10% al SSN, le vendite per conto e gli oneri derivanti dagli enormi ritardi dei pagamenti delle Asl. Rischia di rompere la rete assistenziale, di cui si sono rese garanti le farmacie, a tutela del diritto alla salute. L’unico servizio pubblico che guadagna il 90% dei consensi dell’utenza e la incondizionata stima internazionale.
L’incremento eccessivo sul territorio di farmacie se, da una parte, ha lo scopo di dividere il fatturato su più soggetti esercenti, dall’altro, ne mette in pericolo la sopravvivenza, perché fa venir meno quell’equilibrio costi/ricavi che ha consentito alla maggior parte dei titolari la gestione delle loro aziende-farmacie. Ma anche di finanziare con i loro crediti il SSN e il debito pubblico.
In definitiva, accadrà con le farmacie quanto accaduto con le parafarmacie. Molte dovranno chiudere per la esiguità dei ricavi e l’aggressione della grande distribuzione organizzata, che tenta di concentrare la produzione dei generici, a proprio marchio, con la somministrazione degli stessi al pubblico. Proprio quelle commistioni che le liberalizzazioni - quelle vere - dovrebbero impedire.
Federico Jorio, avvocato e dottorato in "Impresa, Stato e mercato"
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