quotidianosanità.it
stampa | chiudi
10 FEBBRAIO 2019
Estendere le indennità di terapia intensiva e semi intensiva
Gentile Direttore,
desidero ringraziare pubblicamente il prof. Domenico Della Porta per il suo contributo sull’equiparazione tra il disagio di chi lavora nelle terapie intensive e sub-intensive e chi lavora nei servizi di emergenza-urgenza. Da tempo, e non ultimo in occasione del rinnovo del CCNL comparto sanità 21 maggio 2018, il Nursind si è battuto e si batte per l’estensione a tutto il DEA o DEU (Dipartimento Emergenza Accettazione o Dipartimento Emergenza Urgenza) dell’indennità di cui all’art. 86 comma 6 del nuovo CCNL. Le proposte Nursind formalizzate in sede di trattativa sono state le seguenti:
• L’indennità di terapia intensiva di cui all’art. 44, comma 6 lettera a) del CCNL 1995 va estesa al personale del Pronto Soccorso e del Servizio Emergenza – Urgenza.
•Si chiede la modifica dell’art. 44 comma 6 lettera b) del CCNL 1995 come segue:
nelle terapie sub-intensive individuate in sede Aziendale e nei servizi di nefrologia e dialisi.
• Inserire il seguente comma:
1. Al personale di sala operatoria (strumentista e di supporto all’anestesista) esposto ai gas anestetici compete un periodo di riposo biologico di 8 giorni consecutivi di calendario da fruirsi entro l’anno solare di riferimento in un’unica soluzione.
Specifichiamo che “l’individuazione in sede Aziendale” anziché in sede regionale – come attualmente previsto - delle terapie sub-intensive è stata proposta per evitare il fenomeno del “formalismo spinto”. Cosa avviene con il “formalismo”? Capita che le schede di dotazione ospedaliera emanate dalla regione per un triennio prevedano delle terapie semi intensive (per es. neurochirurgia, ematologia, …), poi nelle scede del successivo triennio queste semi intensive scompaiono ma nella realtà dell’ospedale rimangono con la stessa dotazione e intensività di prima, solo che al personale non è più corrisposta l’indennità prevista dal contratto.
Il “formalismo spinto” è lo sport preferito dell’ingegneria gestionale in sanità. Per non dare l’indennità si gioca sulle vocali: dalla TIPO (terapia intensiva post operatoria) alla TOPO (terapia osservazionale post operatoria) cambiando una vocale si perde l’intensività e quindi non si ha diritto all’indennità ma nella sostanza sono due strutture uguali, due terapie intensive post operatorie.
Il “formalismo spinto” è anche quello che in Sicilia nel 2016 ha prodotto la riduzione dei posti letto sui documenti regionali abbassando di conseguenza il fabbisogno di personale ma ha lasciato nelle realtà ospedaliere gli stessi letti di prima perché il fenomeno del sovraffollamento non è stato affrontato. La conseguenza: riduzione delle dotazioni organiche, aumento del carico di lavoro, peggioramento della qualità dell’assistenza.
A conclusione del suo intervento il prof. Domenico Della Porta scrive:
“Ci troviamo, dunque di fronte medesime performance, stesse caratteristiche, esigenze organizzative sovrapponibili tra servizi di emergenza e terapie intensive che non faranno sicuramente scandalizzare nessuno di fronte ad una equiparazione di riconoscimento della indennità di rischio.”
Siamo pienamente d’accordo, eppure le scelte in sede di contrattazione nazionale da parte dei sindacati firmatari e da parte datoriale sono state opposte. Anziché estendere agli infermieri del DEA l’indennità (Nursind aveva chiesto anche l’estensione dell’indennità di disagio a chi lavora in psichiatria per la frequenza di fenomeni di aggressione) si è preferito estenderla agli OSS. A nostro parere questa scelta rappresenta uno specchietto per le allodole piuttosto che la volontà di remunerare il giusto disagio.
Infatti:
1. gli OSS sono presenti nell’organizzazione in metà Italia, quindi la spesa è ridotta, costa meno darla agli OSS che agli infermieri;
2. le indennità indicate erano riservate al personale infermieristico proprio perché l’intensività dell’assistenza infermieristica è maggiore e più complessa, e dove c’è maggiore intensività infermieristica minore è l’impiego delle figure di supporto;
3. le attività-mansioni degli OSS in terapia intensiva non sono di assistenza diretta al malato, proprio per questo, anzi spesso, vi lavora personale di supporto con esoneri;
4. se si voleva premiare gli OSS si doveva riconoscere il loro lavoro nelle geriatrie, medicine, ortopedie, chirurgie, nei reparti base dove fanno il lavoro più pesante di igiene al paziente allettato, di alzare ed imboccare i malati e non il semplice trasporto di provette, sangue o chiusura dei rifiuti ospedalieri e il riordino della biancheria.
Purtroppo tali scelte contrattuali dimostrano che chi firma il contratto del comparto sanità, di sanità ne capisce ben poco. Del resto chi di loro ha lavorato o lavora ancora in sanità? La delegazione nazionale di Nursind era composta da infermieri che quotidianamente lavorano nei reparti e nei servizi degli ospedali italiani. Quali sono le esigenze dei lavoratori lo sappiamo per esperienza diretta. Per questo anche noi pensavamo che l’estensione delle indennità di terapia intensiva e semi intensiva “non faranno sicuramente scandalizzare nessuno” ma così non è stato. Punteremo ancora a battagliare su questo aspetto non appena si riapriranno le trattative per il nuovo CCNL 2019-2021 perché Nursind si batte per il giusto e non per favori politici.
Andrea Bottega
Segretario nazionale Nursind
© RIPRODUZIONE RISERVATA