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Venerdì 08 FEBBRAIO 2019
Fondi aziendali. La Corte d’appello condanna la Città della salute di Torino. Anaao Piemonte: “Un atto di giustizia per un Ssn in crisi”

“Ora chiediamo che tutte le Asl/Aso si adeguino”. Il giudice della Corte di Appello di Torino ha condannato l’Ao a ricostituire i fondi aziendali, riguardo le voci del trattamento accessorio dovuto ai medici, per gli anni 2011/2014, applicando il tetto previsto dalla legge 122/2010. L’Azienda dovrà integrare oltre 481mila euro sottratti ai medici dipendenti.

“Viene finalmente sconfitta l’interpretazione di Mef, delle Regioni e delle Aziende Sanitarie, che hanno decurtato i fondi accessori indispensabili per il ridurre il rischio, il disagio lavorativo e la flessibilità della carriera, proprio in un momento in cui il Ssn perde appetibilità per i giovani che forse, dopo questa sentenza, potranno avere un futuro meno nero. Dopo il calo del personale sanitario legato al piano di rientro e la grave carenza prevista per i prossimi anni anche il calo delle retribuzioni era veramente troppo”.
 
Questo il commento dell’Anaao Assomed alla sentenza di ieri della Corte d’Appello di Torino, Sezione Lavoro, presieduta dal Giudice Dott.ssa Rita Mancuso che ha condannato l’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino a ricostituire i fondi aziendali, riguardo le voci del trattamento accessorio dovuto ai medici, per gli anni 2011/2014, applicando il tetto previsto dalla legge 122/2010 (art. 9 comma 2/bis) come richiesto dai sanitari appellanti affiancati dall’Anaao Assomed. 
 
“L’Azienda dovrà, per decisione del Tribunale, integrare oltre 481mila euro illecitamente sottratti ai medici dipendenti, negli anni in questione. Un recupero – aggiunge l’Anaao – che incoraggia i medici ormai esausti ed i futuri medici del Ssn e ripristina una massa salariale decurtata. Adesso chiediamo che tutte le Asl/Aso si adeguino. Siamo disponibili ad un confronto con la Regione ma in tempi brevissimi, non lasceremo che le prescrizioni cancellino un diritto ad equa retribuzione contrattualmente sancita”.

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