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Lunedì 04 FEBBRAIO 2019
Caos Pronto soccorso, la politica agisca e non strumentalizzi
Gentile direttore,
come può ben immaginare sto seguendo con particolare attenzione l’evolversi delle vicende legate alla sanità nel Lazio dopo gli articoli e le notizie relativa al PS del Policlinico Tor Vergata. Ho deciso, dopo aver molto riflettuto su quanto sta accadendo in questa Regione, di inviarle la presente lettera aperta anche alla luce degli ultimi articoli e, in particolare, del preciso e puntuale punto di vista della D.sa Frittelli che ringrazio per la lucidità e per la serietà delle questioni avanzate.
Parto dalla sua analisi e dalle proposte che condivido pienamente. E di questo la ringrazio perché apre al dialogo tra tutti i soggetti interessati dal tema.
Ma la situazione della Regione Lazio oggi è più “pesante” per la candidatura del Governatore alla carica di segretario del PD.
E’ inutile girarci intorno.
Andiamo a vedere alcuni passaggi.
E’ da prima di Natale che registro un aumento di movimento intorno e dentro questa Regione con articoli, richieste, strani risvegli. Insomma i segnali di un interesse particolare per questo territorio c’erano e ci sono tutti.
Anche la diatriba aperta da due visite a sorpresa del Ministro della Salute in due PS di Roma (Pertini e Umberto 1°) ha aperto il dibattito sul Commissariamento del Lazio e su responsabilità del Governatore portando lo scontro a un livello più alto (sembra che la Regione Lazio farà ricorso alla Corte Costituzionale sul ventilato provvedimento di Commissariamento) e, ultima notizia, lo scambio di battute tra l’Assessore D’Amato e il Senatore Sileri, ben riportato dalla sua testata lasciano trasparire che la partita, dal punto di vista politico è iniziata e anche male.
Perché scrivo di questo? Perché se non si ha chiaro l’ambiente nel quale ci si muove diventa totalmente fuorviante qualsiasi tipo di azione che eventualmente si pensa di mettere in campo.
Guardiamo, o cerchiamo di vedere, le cose con oggettività.
Il Lazio ha totalizzato 180 punti LEA e, da quanto è dato sapere, i conti sono sotto controllo (non entro nel dettaglio dei milioni in più o in meno visto che esiste un Tavolo tecnico al MEF che vaglia la documentazione e sulla base di questi due parametri decide cosa fare) o comunque in linea con un’uscita “tecnica” dal Commissariamento.
I tempi della decisione: la Regione consegnerà il Bilancio consolidato a maggio, il Tavolo Tecnico del MEF valuterà e darà indicazioni in modo che il Consiglio dei Ministri revochi il provvedimento del Commissariamento (che in pratica significa anche meno addizionali sui cittadini di questa Regione…) presumibilmente giugno-luglio 2019.
Il Ministro della Salute sta esercitando il suo ruolo e ha intenzione, sembra di procedere con il Commissariamento del Lazio (e della Campania); la Regione Lazio, forte di dati oggettivi minaccia di fare ricorso.
E ci saranno altri fatti da qui a marzo (anche più in là).
Ora in questo panorama, che a pensare male…, come si inserisce il tema della medicina territoriale?
Sinceramente se è, come è ora, solo ed esclusivamente tema da campagna elettorale per questa o quella compagine, per questa o quella corrente (che c’è anche questo), non mi interessa proprio. E, se proprio gliela devo dire tutta, mi fa anche abbastanza schifo questo livello e chi pensa di utilizzare strumentalmente fatti reali e seri per un voto in più, per un titolo di giornale o per mera vanità personale.
La dottoressa Frittelli, in questo aiuta tantissimo nel ragionamento, pone le questioni che veramente interessano a tutti: operatori, cittadini e politici.
Quello che mi preme sottolineare è che tale situazione è ciclica e si riproporrà sempre (al di là anche di questa campagna elettorale) se non si pone rimedio ieri, non domani, alla gestione e al governo del territorio integrando sociale e sanitario.
Giustamente ci indigniamo tutti davanti a scene dantesche entrando nei PS; ma nessuno si accorge (o si fa finta) che quello è, spesso, l’unico punto di accesso al servizio sanitario nazionale pubblico.
L’unico.
Perché il resto (il territorio) non c’è; è disperatamente frammentato tra burocrazie, tempari, competenze, assenze di mezzi e organizzazione. E adesso arrivano anche le malattie croniche. Già perché, visti i dati della popolazione e vista la situazione che si profila per il nostro paese, per la gestione delle patologie croniche è stato calcolato che la gran parte del fondo per la sanità verrebbe impegnato da questa voce.
E il resto?
Si, è vero il Lazio non sta bene come servizi socio sanitari.
Ma se, avendo i dati, operatori sanitari di livello impegnati e appassionati al servizio sanitario pubblico, manager capaci e competenti, cittadini che tengono a questo bene comune che è la salute, si procede a un lavoro congiunto, aperto, generoso per immaginare il futuro del nostro servizio sanitario regionale, forse abbiamo ancora delle speranze.
Altrimenti, e la politica dei partiti è responsabile di ciò, siamo come i polli di Renzo di manzoniana memoria.
Molti e diversi soggetti, anche interni alla mia organizzazione, mi stanno chiedendo cosa fare. Molti chiedono di muoversi, di fare qualcosa, di aiutare qualcuno.
A tutti sto rispondendo, soprattutto ai miei volontari di Cittadinanzattiva Tribunale per i diritti del malato, di continuare a fare tutela dei diritti, a dare corrette informazioni ai cittadini, a promuovere azioni di partecipazione civica. Questo è il loro compito.
A un livello più istituzionale mando anche io un messaggio semplice: fate il vostro dovere, assumetevi le responsabilità che i poteri che avete ricevuto da altri vi impongono. Qualora tale azione non fosse posta in essere, Cittadinanzattiva Lazio assumerà gli oneri derivanti da tali omissioni verso tutti coloro che non avranno adempiuto al proprio dovere a qualsiasi titolo e livello di responsabilità.
Al mondo frammentato, esausto e scoraggiato degli operatori della sanità chiedo di aprire generosamente un percorso comune di riflessione, proposte e azioni sul servizio sanitario regionale. Da soli nessuno può farcela; insieme, pur nelle diversità, abbiamo speranza, capacità e competenze da vendere per realizzare un servizio a misura di persona.
Il mondo che abbiamo conosciuto è finito. E da un po'. E’ ora che iniziamo tutti a programmare quello che sarà, come vorremmo che fosse, come potrà rispondere concretamente alle esigenze della popolazione e degli operatori. Quali sviluppi sul territorio di servizi collaborativi e strettamente connessi, quali professionalità mettere in campo, quali interconnessioni con strutture più complesse.
Insomma dobbiamo, necessariamente, lavorare insieme.
Questa la nostra pena e, forse, questa la nostra salvezza.
Elio Rosati
Segretario Regionale
Cittadinanzattiva Lazio Onlus
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