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Mercoledì 11 GENNAIO 2012
Corte europea condanna l’Italia per i rifiuti in Campania. Ma non riconosce i danni alla salute 

I giudici di Strasburgo hanno dato ragione al ricorso presentato da 18 cittadini italiani per la violazione del diritto alla salvaguardia della vita privata e familiare ma hanno ritenuto che la vita e la salute dei ricorrenti non sono state messe in pericolo dall'emergenza rifiuti. 

L’incapacità prolungata delle autorità italiane nel gestire la crisi dei rifiuti in Campania ha recato un danno a 18 cittadini italiani, che avevano presentato nel 2008 ricorso per la violazione del diritto alla salvaguardia della vita privata e familiare (art. 8 della Convenzione). Così, ha stabilito a maggioranza nella sentenza non definitiva la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Per i giudici europei l’Italia ha, si da maggio 2008 adottato misure che hanno consentito di eliminare l’emergenza il 31 dicembre 2009, ma ha allo stesso modo negato la qualifica di “forza maggiore” invocata dall’Italia. Per la Corte, infatti, il problema è semmai da ricercare nell’incapacità delle autorità italiane nella gestione del ciclo dell’immondizia. Ma nono solo, la Corte ha anche riconosciuto che lo Stato italiano ha violato l’articolo 13 della Convenzione che prevede il diritto a un ricorso giuridico effettivo, elemento che la Corte ha valutato non essere presente nel nostro ordinamento giuridico e in ogni caso la Corte ha evidenziato che lo Stato italiano non ha adottato nessun  provvedimento o indennizzo che potesse riparare i danni subiti dalle popolazioni colpite. Ma il fulcro della sentenza è certamente il diniego della Corte riguardo al riconoscimento dei danni alla salute causati dall’emergenza rifiuti, che è bene ricordare affligge alcune zone della Campania dal 1994, quasi vent’anni. Se la Corte ha infatti riconosciuto che l’Italia ha violato alcune norme, ciò non si è verificato per quanto attiene il danno alla salute che sarebbe incorso a seguito di una prolungata esposizione ai rifiuti nelle strade. Motivo? Innanzitutto, per la Corte, i ricorrenti non risultano essere affetti da alcuna patologia che potrebbe essere stata causata dall’esposizione e poi, la Corte ha evidenziato che non esistono studi scientifici che dimostrano univocamente il legame tra l’esposizione ai rifiuti e l’aumento del rischio di contrarre il cancro o malformazioni genetiche. Il tutto, però, nonostante la Corte di giustizia dell’Ue in una sua sentenza del marzo 2010 avesse evidenziato come la persistente presenza di rifiuti nelle strade potesse comportare rischi per la salute e la vita delle popolazioni minacciate.
 
L.F.

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