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Giovedì 29 NOVEMBRE 2018
Allergie alimentari. “Rischi ancora gravano tutti sul consumatore”. Ministero aggiorna atto indirizzo per la sicurezza

Il documento si rivolge agli addetti all’assistenza sanitaria, medici, ditte produttrici di alimenti e di pasti, ristoratori, associazioni di consumatori e pazienti, aggiorna la versione del 2014 allo scopo di migliorare la tutela della sicurezza nutrizionale del consumatore allergico e promuovere la conoscenza del fenomeno tra gli operatori. IL DOCUMENTO

Dal consumatore, al medico, passando per le aziende. Dal Ministero della Salute arriva l’aggiornamento dell’atto d’indirizzo sulle Allergie alimentari. Il documento (elaborato dall’ufficio 5 della Direzione Generale Igiene Sicurezza Alimenti e Nutrizione con la collaborazione di un gruppo di esperti nei vari ambiti: clinico, chimico, biotecnologico ecc.)  si rivolge agli addetti all’assistenza sanitaria, medici, ditte produttrici di alimenti e di pasti, ristoratori, associazioni di consumatori e pazienti, aggiorna la versione del 2014 allo scopo di migliorare la tutela della sicurezza nutrizionale del consumatore allergico e promuovere la conoscenza del fenomeno tra gli operatori
 
“L’allergia alimentare (AA) – si legge nell’atto - , reazione immunologica avversa al cibo, è una malattia con elevato impatto sulla qualità di vita dei soggetti che ne sono affetti e dei loro familiari, con costi sanitari rilevanti per l’individuo e per il Sistema Sanitario Nazionale. La costante vigilanza richiesta per evitare l’alimento in causa, in particolare l’allergene non segnalato ed il vivere con incertezza, ansietà, sono problematiche che turbano particolarmente i bambini, gli adolescenti e relative famiglie. Di fronte a questo problema spesso le famiglie si trovano isolate ed impotenti. È pertanto fortemente sentita l’esigenza di un documento di indirizzo nazionale per il management di questa malattia”.
 
 
“Negli ultimi anni – rileva il Ministero - , ci sono stati cambiamenti nella legislazione relativa all’etichettatura degli alimenti e, di conseguenza, le informazioni per i consumatori con allergia alimentare sono migliorate. Non è stata però ancora raggiunta una semplificazione della possibilità di praticare una dieta di esclusione e, con l’etichettatura “precauzionale”, il carico della valutazione del rischio grava sul consumatore, creando insicurezza e frustrazione.  D’altra parte va segnalato che, senza limiti di legge (valori soglia), le aziende si trovano in oggettiva difficoltà. I consumatori allergici agli alimenti necessitano sempre più del consiglio dello specialista che insieme a loro deve essere in grado di leggere ed interpretare le informazioni presenti in etichetta”.
 
Il Ministero evidenzia come gli “elementi cardine per affrontare tale patologia sono: la diagnosi posta correttamente, da specialisti in allergologia ed immunologia clinica, in base a metodiche validate; la costante vigilanza per evitare gli allergeni alimentari; la chiarezza dell’etichettatura dei prodotti alimentari. Ancora oggi, la valutazione del rischio non è sistematica, ossia non viene attuata in modo adeguato e uniforme in tutto il territorio nazionale e, non di rado, la malattia è sottovalutata o non diagnosticata correttamente.”
 
“Vi sono eccezioni – rileva il Ministero - costituite da centri di allergologia ed immunologia clinica collegati in rete regionale. È auspicabile che questa realtà positiva possa ampliarsi e coinvolgere tutte le Regioni, il che consentirebbe di avere dati epidemiologici nazionali e, quindi, di affrontare meglio la malattia, di incrementare la sicurezza e migliorare l’assistenza del soggetto allergico riducendo i costi sanitari”.
 
“Altri aspetti rilevanti – prosegue il documento - sono l’informazione e formazione degli addetti alla produzione/distribuzione di prodotti alimentari e pasti, la possibilità di individuare gli allergeni in etichetta al fine di consentire al soggetto allergico di consumare senza rischi prodotti alimentari, piatti pronti e pasti fuori casa. E’ di primaria importanza affrontare il tema delle metodiche analitiche che il settore della produzione alimentare ha a disposizione, segnalando le criticità ad esse connesse, al fine di fornire un indirizzo uniforme a livello nazionale e utile agli operatori alimentari”.
 
“La certezza – si spiega ancora - da parte del consumatore di poter escludere l’allergene nei prodotti alimentari, piatti pronti e pasti fuori casa, comporterebbe vantaggi ai soggetti allergici, alle ditte produttrici, ai ristoratori e determinerebbe anche una riduzione dei costi dell’assistenza sanitaria, ad esempio, contenendo gli interventi d’urgenza ed i ricoveri. Attualmente, per l’assenza di un sistema di rilevazione dei dati a livello nazionale, non è ben definibile una stima dei costi che l’AA comporta per il SSN, ma, dai dati parziali a disposizione, si intuisce che sono di notevole entità”.

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