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Mercoledì 28 NOVEMBRE 2018
Giornata mondiale contro l’Aids. In Piemonte 255 diagnosi di Hiv nel 2017, nel 2008 erano 350
Ad eccezione del 2013, con 314 nuove diagnosi, l’Hiv in Piemonte registra nell’ultimo decennio un calo costante, raggiungendo un’incidenza inferiore ai 6 casi ogni 100.000 abitanti contro i 9 circa di 10 anni fa. In pratica, 10 nuove infezioni in meno ogni anno. E la Regione si prepara a una nuova campagna di sensibilizzazione in vista della Giornata Mondiale contro l’Aids. IL RAPPORTO
La prevenzione primaria e la diagnosi precoce hanno dato i loro risultati in Piemonte nella lotta all’Hiv/Aids. Fatta eccezione per il 2013, quando le nuove diagnosi di Hiv sono state 314, nella Regione si registra, infatti, una costante riduzione dei casi (255 nel 2017 contro le circa 350 del 2008). Una tendenza che ha permesso di raggiungere un’incidenza di infezione da Hiv inferiore ai 6 casi ogni 100.000 abitanti contro i 9 circa di 10 anni fa. In pratica, 10 nuove infezioni in meno ogni anno. I dati, raccolti dal Seremi, sono stati resi noti dalla Regione in vista della Giornata Mondiale contro l’Aids, che si celebra il 1° dicembre e che rappresenta l’occasione per rinnovare l’impegno contro l’Hiv/Aids e sensibilizzare le persone a ridurre i comportamenti a rischio e a non tardare gli esami necessari a scoprire il contagio.
I rapporti sessuali non protetti si confermano, in Piemonte, la principale modalità di diffusione dell’infezione da HIV anche nel 2017 mentre si rileva la più alta frequenza (51%, pari a 129 casi) dell’ultimo quinquennio (2013 – 2017) di persone che arrivano alla diagnosi di HIV senza mai aver eseguito un test in passato, con il 39% di nuove diagnosi avvenute a stadio avanzato.
Si riduce rispetto all’anno precedente anche l’incidenza tra i giovani (25 -34 anni) pur restando questa fascia di età quella con il valore più elevato, pari a 15,6 casi ogni 100.000 abitanti. I giovani di meno di 25 anni di età con nuova diagnosi di HIV nel 2017 sono 34, di cui 23 stranieri. La componente maschile tra i casi di nuova diagnosi di HIV è nettamente prevalente (78%).
Le nuove diagnosi di HIV negli stranieri (86 casi nel 2017) si concentrano in giovani che provengono da paesi ad alta diffusione del virus. Nell’ultimo decennio il trend in riduzione si registra sia tra gli italiani sia tra gli stranieri.
“Sebbene la riduzione delle nuove diagnosi di HIV che si osserva ormai da anni nella nostra regione si confermi un dato positivo importante, la velocità con cui cala l’incidenza e soprattutto l’elevata quota costante di persone che arrivano tardi alla diagnosi impongono di consolidare e potenziare ulteriormente l’impegno nella lotta all’HIV”, commenta la Regione nella nota, ricordando in che modo si può fare prevenzione.
La prevenzione primaria. “L’HIV è un’infezione prevenibile attraverso l’adozione di comportamenti efficaci nel limitare la sua diffusione; la sua trasmissione è evitabile. Investire in prevenzione primaria un intervento prioritario, essenziale e indifferibile. Tutta la popolazione deve essere informata in modo continuativo ed efficace sulle regole del sesso sicuro e sui comportamenti a rischio di contrarre una infezione sessualmente trasmessa”.
La diagnosi precoce. “Una diagnosi tardiva – evidenzia poi la Regione -, oltre a ridurre la probabilità per il paziente di un pieno recupero immunologico una volta iniziato il trattamento farmacologico, gioca un ruolo chiave nelle dinamiche di diffusione dell’infezione nella popolazione. È pertanto prioritario promuovere la diagnosi precoce potenziando l’offerta del test HIV, su tutto il territorio, prevedendo un offerta attiva mirata alle persone che hanno comportamento sessuale a rischio, fanno parte di gruppi con elevata prevalenza di HIV, presentano specifiche condizioni cliniche”.
Il trattamento delle persone con HIV. “I farmaci antiretrovirali assunti correttamente riducono la carica virale e quindi la contagiosità: un trattamento efficace contribuisce a limitare la diffusione del virus HIV. È quindi essenziale assicurare la cura tempestiva e massimizzare l’aderenza al trattamento farmacologico delle persone con HIV, puntando in particolare a recuperare chi, pur sapendo di essere sieropositivo per HIV, non si fa seguire da un centro clinico”.
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