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Mercoledì 04 GENNAIO 2012
Fecondazione in vitro. Nuova tecnica individua gli embrioni giusti

Uno dei problemi della Fivet è quello di non sapere se gli embrioni impiantati nell’utero delle donne attecchiranno oppure no. Per questo i medici ne impiantano di più e si hanno troppe gravidanze gemellari. Ma una nuova tecnica può aiutare a scegliere quelli giusti.

Alcuni ricercatori di Cardiff sono riusciti a trovare il modo di capire quali saranno gli embrioni (per ora di topo) che avranno più possibilità di giungere al termine della gravidanza in un ciclo di Fivet, fertilizzazione in vitro con embryo transfer. Il metodo trovato dagli scienziati gallesi e pubblicato sulla rivista Fertility e Sterility, potrebbe aiutare a migliorare i tassi di successo della procedura di procreazione medicalmente assistita e anche diminuire la percentuale di parti gemellari, più rischiosi, comuni con questa tecnica soprattutto per le donne più giovani.

“I trattamenti di fertilizzazione in vitro attuali prevedono che gli ovociti vengano fertilizzati  in laboratorio e che poi vengano scelti gli embrioni che sembrano più sani da impiantare nell’utero della madre”, ha spiegato Karl Swann, docente della School of Medicine alla Cardiff University, che ha condotto la ricerca. “I criteri di selezione ad oggi possono essere l’aspetto esterno o il numero di cellule prodotte nel processo di divisione, ma questi metodi richiedono molto tempo e non sempre funzionano”. La tecnica appena sviluppata, invece, potrebbe aiutare ad identificare subito i prodotti migliori da impiantare e sui topi ha già dimostrato di funzionare.

Per giungere a questo risultato i ricercatori hanno usato una tecnica di imaging che tracciasse i movimenti che avvenivano all’interno del singolo uovo umano, nel momento della stimolazione ovarica e della fertilizzazione stessa. In collaborazione con un team della Oxford University, gli scienziati hanno poi analizzato l’interno degli ovociti e in particolare il citoplasma delle cellule, per osservarne le caratteristiche ‘rimiche’. “Sapevamo da ricerche precedenti che nei topi lo sperma che entra nella cellula uovo innesca dei movimenti ritmici nel citoplasma. Sono proprio questi che ci dicono quali saranno gli embrioni migliori per le cavie. Ma fino ad oggi non sapevamo riconoscerli negli ovociti umani”.
Con la tecnica di imaging, invece, gli scienziati sono stati in grado di osservare i movimenti interni, gli spasmi, del citoplasma, che permettono di controllare tutte le tempistiche dei processi biochimici che avvengono al momento della fertilizzazione.

I ricercatori sperano quindi che questa tecnica potrà in futuro aiutare a capire quali embrioni umani avranno più possibilità di non andare incontro a complicazioni durante la gravidanza, nel caso della procreazione assistita con Fivet. “Dobbiamo ancora ottenere le necessarie conferme, ma questa tecnica promette di ridurre tutti i rischi correlati alla fertilizzazione in vitro, come quelli relativi all’impianto di più embrioni per aumentare le possibilità che almeno uno di quelli attecchisca nell’utero delle donne. Così risolveremo in un colpo due problemi: quello delle donne che si sottopongono ai cicli ormonali senza successo e quelle che invece intraprendono gravidanze plurigemellari, spesso rischiose per la loro salute”.

Laura Berardi
 

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