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Martedì 03 GENNAIO 2012
Marino (Pd): "Asta sulle frequenze Tv e taglio alle spese militari per investire in sanità"

E' la ricetta del presidente della Commissione d'inchiesta del Senato sul Ssn che in questa intervista punta il dito contro la continuità, di fatto, della politica sanitaria di Monti con il precedente Governo. "Non è vero che non ci sono tagli. Nei prossimi anni il Ssn avrà 17 miliardi in meno"

Tagliare le spese militari e fare un’asta per le frequenze televisive in modo da far cassa e non gravare ulteriormente sulle tasche degli italiani. Investire urgentemente in ammodernamento delle strutture sanitarie e basta con i ricoveri inappropriati perchè il sistema è giunto al limite della sua sostenibilità visto che il governo precedente ha tagliato senza investire in sanità e questo sembra muoversi su una linea di continuità. Ignazio Marino, senatore del Pd, dal suo osservatorio di presidente della Commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Ssn, ha una visione non troppo ottimistica della situazione, però ha fiducia nell’esecutivo Monti, l’uomo che da Bruxelles “ha fronteggiato la Microsoft”, anche se sulle liberalizzazioni...
 
Senatore Marino, cosa pensa dei contenuti della manovra dal governo Monti?
Come ho sostenuto in Aula, quando il presidente del Consiglio è venuto a presentare la manovra, credo che ci sia ancora una sostanziale carenza rispetto all’equità. I dati che giungono dall’Istat ci dicono che un italiano su quattro è a rischio povertà e trovo incomprensibile che rispetto alle decisioni prese non ci sia ancora chiarezza su capitoli importantissimi come l’asta pubblica per le frequenze televisive, che potrebbe generare entrate fino a 16 miliardi, e non sia stata fatta nessuna valutazione di riduzione delle spese militari. Mi chiedo se dobbiamo continuare a vedere i nostri ospedali impoverirsi dal punto di vista tecnologico e strutturale e allo stesso vantare i migliori caccia bombardieri del pianeta. Credo insomma che il governo, costituito da tecnici di grande spessore e preparazione, debba tener conto che ci sono delle scelte che, pur apparendo difficili da fare come quelle sui capitoli di spesa legati alla difesa, vadano affrontate così come hanno fatto altri paesi europei.
 
Qual è la sua valutazione del ministro Balduzzi?
È un uomo che conosco bene. La prima volta ci siamo incontrati nell’autunno del 1997, negli Usa, quando venne in visita nell’Università dove lavoravo per valutare, insieme all’allora ministro Bindi, l’organizzazione dei trauma center. Da lì in poi ho avuto diverse occasioni di lavoro comune e lo ritengo una persona straordinariamente attenta a concetti come l’equità. È molto preparato come  giurista e negli ultimi anni ha approfondito la giurisprudenza in materia di sanità, lo ritengo quindi all’altezza di un compito così impegnativo e difficile. È chiaro che il lavoro di un governo è un lavoro di squadra e sarà dunque importante che altre priorità non prendano spazio rispetto alla sanità, un’area che i cittadini sentono come strategica e fondamentale.
 
La sanità per il momento è stata tenuta fuori da ulteriori tagli, qualora il governo decidesse di intervenire in che direzione dovrebbe procedere secondo lei?
Io non so se la sanità è stata tenuta fuori. Il presidente Monti, nel corso della conferenza stampa di fine anno, ha sottolineato come la sua azione sia in continuità le decisioni prese in passato. Dunque secondo gli impegni presi in precedenza, da qui al 2014, la sanità in funzione della legge 122/2010 e 111/2011 e del Patto per la salute 2010-2012 subirà un taglio di oltre 17 miliardi. Detto ciò è evidente che una delle misure da adottare riguarda l’ammodernamento delle strutture sanitarie che hanno decine e decine di anni. Se noi non investiremo urgentemente risorse per ammodernare da un punto di vista strutturale e tecnologico i nostri ospedali si realizzerà davvero quello che definirei il piano mai dichiarato del governo Berlusconi: impoverire a tal punto la sanità pubblica da rendere quasi obbligatorio affidarsi alla sanità privata.
 
Alla luce di questi tagli ritiene che il sistema possa essere a rischio sostenibilità?
Sono seriamente preoccupato dal punto di vista della sostenibilità economica del Ssn. Voglio ricordare che dal 2008, da quando cioè si insediò il governo Berlusconi, non è stato investito un solo euro nell’ammodernamento strutturale dei nostri ospedali che per il 60% sono stati costruiti prima della seconda guerra mondiale. Ma oltre a questi fattori di preoccupazione a cui ho accennato a grandi linee ci sono anche altri elementi che debbono essere affrontati con urgenza per rendere sostenibile il sistema senza dover ricorrere a nuove tassazioni o a nuovi ticket. Faccio un esempio molto chiaro. In Italia, ogni anno, nei nostri ospedali pubblici vengono eseguiti circa 400 mila interventi di elezione, ovvero interventi programmati per cui un paziente prima viene visitato, poi esegue un percorso di preparazione all’intervento chirurgico in via ambulatoriale e infine entra in ospedale per eseguire l’operazione. Nel nostro Paese questi interventi vengono eseguiti facendo passare al paziente almeno una notte in più del necessario in ospedale con un costo di circa mille euro a intervento sprecando quindi miliardi in ricoveri inappropriati. Secondo un’inchiesta della commissione che presiedo la regione più virtuosa è il Friuli che ricovera i pazienti mediamente 0,7 giorni prima dell’intervento, ci sono poi regioni come il Lazio che ricoverano 2,8 giorni in più prima dell’intervento e aree del mezzogiorno dove si arriva a 5/6 giorni di ricovero prima dell’intervento. Sono queste le aree su cui dobbiamo intervenire prioritariamente prima di introdurre nuovi aggravi fiscali sui cittadini.
 
Quali pensa che saranno i nodi più critici del confronto tra governo e regioni per il nuovo Patto per la Salute?
Le regioni oggi si trovano in grande difficoltà perchè da un lato hanno subito ulteriori riduzioni dei loro bilanci dall’altro gli si chiede di investire sul territorio. Senza le risorse come si fa a spostare, come sarebbe logico, la sanità dall’ospedale al territorio? Questo è un punto che deve essere affrontato perchè non si può chiedere d’investire sul territorio e poi nello stesso tempo togliere le risorse necessarie affinché questo investimento si realizzi.
 
La convince il tentativo di liberalizzazione che il governo sta cercando di portare avanti nelle farmacie?
Mi convincerebbe molto, ma sono rimasto deluso dal fatto che rispetto alla legislazione esistente non si è compiuta una liberalizzazione quanto piuttosto una restrizione. La legislazione esistente permetteva di vendere nelle parafarmacie i farmaci, senza necessità di prescrizione medica, in comuni al di sopra dei 10 mila abitanti. Attualmente con la manovra, e questo l’ho ricordato in Aula a Monti, il limite è stato alzato a 12.500 abitanti. Insomma, invece di eseguire una liberalizzazione, si è ristretta ulteriormente la possibilità di vendere i farmaci senza necessità di prescrizione. In Aula ho chiesto al presidente del consiglio di rivedere con urgenza questo articolo perchè invece di una liberalizzazione è stata compiuta una restrizione. La mia speranza è che si sia trattato di un errore tecnico nello scrivere il provvedimento.
 
Lei spera che si sia trattato di un errore tecnico, ma crede che il governo ce la farà a procedere nelle liberalizzazioni?
Sarei stupito del contrario. Stiamo parlando della persona che ha fronteggiato la Microsoft e sarebbe davvero impensabile che arretrasse davanti i tassisti di Roma.
 
Però a Bruxelles Monti non aveva a che fare con i partiti.
E l’idea che ho io di governo tecnico è che non dovrebbe averne a che fare neanche qua.
 
Però poi sono i partiti quelli che votano i provvedimenti.
Sulle liberalizzazioni, Monti, può sicuramente contare sul mio voto.
 
Lei è anche presidente della Commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Ssn che nel corso di questa legislatura sta svolgendo un’importante lavoro sugli Opg per la loro chiusura. Ha già incontrato il ministro Balduzzi e la sua collega Severino?
Nell’incontro che ho avuto pochi giorni dopo il voto di fiducia al Senato con il ministro della Giustizia Severino e della Salute Balduzzi ho avuto modo di illustrare il lavoro svolto dalla Commissione. In particolare ho ricordato che abbiamo posto sotto sequestro parte dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto e parte dell’Opg di Montelupo Fiorentino. Abbiamo fatto questo utilizzando, per la prima volta nella storia della Repubblica, i pieni poteri che la Costituzione dà ad una Commissione d’inchiesta. Attualmente nei due Opg alcune aree sono sigillate dai carabinieri. Ho inoltre ricordato ad entrambe che quei luoghi il Presidente della Repubblica Napolitano li ha definiti “indegni di un Paese appena civile” e mi aspetto dei provvedimenti urgenti entro le prossime settimane altrimenti la Commissione sarà costretta a procede con ulteriori sequestri perchè davvero non è più tollerabile l’esistenza di quei residui di manicomi criminali nel nostro Paese. In questo senso appena prima della pausa natalizia ho chiesto alla Commissione, e questa l’ha fatto all’unanimità, di votarmi i poteri per procedere se necessario a nuovi sequestri. 

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