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Venerdì 09 NOVEMBRE 2018
Trieste, Ospedale Burlo Garofolo capofila del Global Burden of Disease Italia

Sarà l'ospedale Burlo Garofolo di Trieste a coordinare la ricerca che per venti mesi - da ottobre 2018 a maggio 2020 - vedrà coinvolti 14 istituti italiani e oltre 40 ricercatori, nella raccolta di indicatori utili a tracciare un quadro dei principali fattori di rischio che impattano sulla salute degli italiani. Dai risultati dipenderanno le politiche sanitarie del futuro

Sarà il Burlo Garofolo di Trieste a coordinare la ricerca che per venti mesi - da ottobre 2018 a maggio 2020 - vedrà coinvolti 14 istituti italiani** e oltre 40 ricercatori, nella raccolta di indicatori utili a tracciare un quadro dei principali fattori di rischio che impattano sulla salute degli italiani (fumo, ambiente, abitudini alimentari, incidenti e molto altro). I dati, a differenza delle edizioni passate, saranno raccolti e suddivisi regione per regione, per consentire una migliore pianificazione delle iniziative sanitarie negli anni a venire.

L'edizione 2019 del Global Burden of Disease (GBD) - così si chiama il sistema di "misurazione della salute" nato nel 1991 su richiesta della Banca Mondiale - prevede infatti un'imponente raccolta di informazioni e di analisi a livello loco-regionale, proprio per tracciare un quadro esaustivo di ciò che influisce sulla salute dei cittadini. Il Burlo Garofolo agirà sì a livello nazionale come capofila, ma sarà ovviamente molto presente anche in Friuli Venezia Giulia.
 
Visto l’importante lavoro di coordinamento svolto dall'ospedale pediatrico del Friuli Venezia Giulia a livello nazionale, la scelta del Burlo come capofila nazionale è stata fatta in accordo tra i centri italiani coinvolti e l'Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), Università di Washington, che gestisce questi studi a livello mondiale.

"Sono anni che il nostro istituto è impegnato in una raccolta capillare e nell'analisi di dati relativi alle condizioni che modulano lo stato di salute della popolazione," spiega Lorenzo Monasta coordinatore dell'iniziativa GBD per l'Italia e Dirigente Statistico presso la struttura di Epidemiologia clinica e ricerca sui servizi sanitari del Burlo. "La possibilità di coordinare un gruppo di istituti nazionali e di esperti ricercatori italiani come quelli che aderiscono al GDB ci rallegra. La partecipazione di partner competenti ed esperti come quelli italiani garantirà certamente un'alta qualità dei risultati finali, e di conseguenza porrà le basi per scelte sanitarie maggiormente orientate".
 
Ma veniamo agli ultimi dati sulla salute mondiale. I risultati del GBD 2017, appena pubblicati dalla rivista Lancet sono frutto del lavoro di 3.676 collaboratori di 146 paesi. L'analisi ha incluso 38 miliardi di dati, su 359 malattie e 84 fattori di rischio.
 
Il primo dato messo in evidenza dall'IHME è la bassa natalità di 91 paesi fra cui spiccano Italia, Spagna, Portogallo, Norvegia, Cipro, Singapore e Sud Corea, con meno di due figli per donna. Al contrario, 104 paesi tra cui Niger, Mali, Chad, e Sud Sudan compensano il gap, con una media di sette figli per donna. L'Italia risulta quindi tra i paesi in cui il numero di nati non è sufficiente a mantenere l’attuale popolazione.
 
"La speranza di vita in Italia è tra le migliori del mondo, con una media di 83,2 anni di vita pro capite. Gli uomini vivono in media 80,8 anni (vivono di più solo in Svizzera, Israele e Giappone), mentre le donne vivono 85,3 anni (siamo settimi dopo Giappone, Kuwait, Islanda, Spagna, Francia e Svizzera)", spiega Luca Ronfani, pediatra epidemiologo, Direttore della Struttura di Epidemiologia clinica e ricerca sui servizi sanitari del Burlo.
 
Quanto alle cause di morte, i dati recenti confermano che la situazione non è molto cambiata dal 1990: anche ora la principale causa di morte per l’Italia sono le malattie cardiovascolari, seguite dai tumori nel loro complesso e da disturbi neurologici. Il morbo di Alzheimer non solo è cresciuto fra le cause di morte (da 59 casi x 100.000 abitanti nel 1990, a 121 casi/100.000 nel 2017), ma è tra le poche cause ad essere cresciuta anche in termini di tasso di mortalità: più del 100%, insieme alla cardiopatia ipertensiva, salita dal 13° al 6° posto, e all’ictus.
 
"Il valore dei dati prodotti dall'iniziativa GBD sta nel quantificare anche gli anni che le persone vivono affette da disabilità di vario genere, i cosiddetti YLD (Years Lived with Disability)", precisa Monasta. "Dal rapporto emerge che alcune patologie molto diffuse, o molto impattanti, hanno un peso significativo sulla popolazione italiana".
 
Per esempio il dolore lombare (lombalgia, o mal di schiena), il mal di testa, il dolore cervicale, la presbiacusia (perdita d’udito nelle età avanzate), il diabete (in particolare di tipo 2): sono patologie diffuse che generano quindi un quadro di disabilità diffusa, è possono in alcuni casi essere molto gravi. E aggiunge: "E' qui che le politiche sanitarie potranno avere maggior impatto, risparmiando sofferenze alle persone e costi al sistema sanitario nazionale".
 
Alla luce dei risultati ottenuti con ogni ciclo di raccolta dati, fanno notare Monasta e Ronfani, le serie storiche - cioè le statistiche ottenute nelle precedenti annate - sono rielaborate e indicizzate sulla base di migliori informazioni disponibili. "Vista l'attenzione che l'IHME ha deciso di dare alla raccolta di indicatori su base regionale, in Italia, i prossimi due anni saranno davvero molto importanti. Potremo ottenere dati veramente puntuali sui principali fattori di rischio del Friuli Venezia Giulia - e in Italia - e offrire ai decisori sanitari e politici conoscenze concrete e rigorose da cui partire per orientare lo sviluppo regionale e nazionale".
 
** Di seguito gli istituti italiani che partecipano al Global Burden of Disease
1. IRCCS Materno Infantile “Burlo Garofolo”, Trieste
2. Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri"
3. Istituto Superiore di Sanità
4. CeRIMP, Azienda USL TOSCANA CENTRO
5. Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna
6. Dipartimento di Scienze Mediche di Base, Neuroscienze ed Organi di Senso dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
7. Centro Malattie Neurodegenerative dell’Ente Ecclesiastico Pia Fondazione di Culto e Religione "Card. G. Panico"
8. Dipartimento di Scienze Giuridiche, Filosofiche ed Economiche, dell’Università Sapienza di Roma
9. Università di Milano Bicocca
10. Centro Studi GISED, Bergamo
11. Agenzia Regionale di Sanità della Toscana
12. Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologia, Toscana
13. Azienda Ospedaliera di Perugia
14. Unità Operativa di Neurologia, USL Umbria 1, Città di Castello, PG
 
 Altri dati in uscita sullo speciale del Lancet
 
* Dal 2007 al 2017, la poolazione mondiale è cresciuta annualmente di 87.2 milioni di persone, rispetto alla crescita annuale di 81.5 milioni registrata dal 1997-2007.
 
* Nel 1950 i paesi ad alto reddito corrispondevano al 24% della popolazinoe mondiale, ma nel 2017 la poolazione di questi paesi corrispondeva solo al 14% del totale.
 
* Principali cause di morte e fattori di rischio:
ciascuna delle seguenti cause ha provocato nel 2017 più di un milione di morti al mondo: cardiopatia ischemica, disturbi neonatali, ictus, infezioni delle vie respiratorie inferiori, diarrea, incidenti stradali, broncopneumopatia cronica ostruttiva.
 
* Una conseguenza non intenzionale del maggiore accesso alle cure a livello globale è un drammatico aumento della mortalità dovuta a malattie e disturbi da assunzione di farmaci e sostanze varie, in particolare antibiotici e oppiacei. Nel decennio passato, le morti per disturbi causati da uso di oppiacei sono aumentate del 75% (erano 61.859 nel 2007, e sono diventate 109.520 nel 2017). 

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