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28 OTTOBRE 2018
Aggressioni in sanità catalogate dal Cemec come “Rischio Maggiore”
Il rischio maggiore è uno dei rischi trasversali, ovvero quelli che possono influire sia sulla salute che sulla sicurezza e che sono legati all’ organizzazione, a fattori psicologici , ergonomici e condizioni di lavoro difficile, in cui vanno prese in considerazione anche tutte quelle mansioni esposte al rischio legato alle aggressioni, violenze, criminalità, rapine e non ultimo, attentati terroristici
Con il riconoscimento del Rischio Aggressioni e Violenze in Sanità quale “Rischio Maggiore” da parte del CEMEC, Centro Europeo della Medicina delle Catastrofi della Repubblica di San Marino, l’argomento aggressioni e violenza in Sanità è diventato oggetto di studio, approfondimento e predisposizione di procedure operative per il personale sanitario appartenente ai Servizi più a “rischio aggressioni e violenze” anche del Consiglio d’Europa nell’ambito dell’accordo europeo e mediterraneo per la gestione e prevenzione dei rischi maggiori, in quanto il Cemec è parte integrante dello stesso Consiglio d’Europa.
Anche se si tratta di indicazioni senza ricadute dirette sul piano giuridico, ci troviamo di fronte ad una elaborazione tecnico scientifica redatta dall’Area Medicina del Lavoro, Sicurezza e Sanità Pubblica del nostro Centro, ha precisato Enrico Bernini Carri, Presidente del Cemec, cui si può fare benissimo riferimento da parte degli attori (Datori di Lavoro, Responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione, Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, ecc.) chiamati ad applicare in Italia la normativa vigente sulla salute e sicurezza sul lavoro.
La certificazione delle cd Buone Prassi indicate nel punto “v” dell’art.2 del D.Lgs.81/2008 da parte della Commissione Consultiva ex art.6 della stessa legge potrebbe essere facilitata utilizzando per i richiedenti proprio gli orientamenti specifici prodotti dal Cemec.
Il rischio maggiore è uno dei rischi trasversali, ovvero quelli che possono influire sia sulla salute che sulla sicurezza e che sono legati all’ organizzazione, a fattori psicologici , ergonomici e condizioni di lavoro difficile, in cui vanno prese in considerazione anche tutte quelle mansioni esposte al rischio legato alle aggressioni, violenze, criminalità, rapine e non ultimo, attentati terroristici.
In tal senso quindi non sono solo le attività “tradizionali” legate a tali rischi (settore bancario, postale, servizi di vigilanza privata , etc ) ma l’attuale scenario del mondo sanitario e assistenziale dove, in preoccupante aumento, c’è la necessità di tutelare le condizioni di lavoro degli esposti e di valutare tali rischi. Per tali mansioni, la valutazione del rischio comporta un’attenta analisi del contesto operativo e la elaborazione di un programma atto a migliorare tutti gli aspetti organizzativi, fondamentale l’aspetto informativo e formativo specifico dedicato ai lavoratori coinvolti.
L’art. 28 del D.Lgs. 81/08 impone al Datore di lavoro di valutare tutti i rischi, senza peraltro fornire check list esaustive che permettano un controllo efficace dei rischi realmente presenti nell’ambiente di lavoro di ogni realtà produttiva. E’ necessario innanzitutto conoscere ogni situazione lavorativa, il contesto in cui i lavoratori si trovano ad operare sia in condizioni “normali” sia ad esempio a inizio o fine turno o con modalità diverse a seconda delle varie situazioni. Un fattore trasversale significativo, che sta assumendo un’importanza sempre maggiore è legato alla ergonomia del posto di lavoro, aspetto, che nell’ottica del miglioramento continuo richiede un’attenta valutazione soprattutto nella progettazione di nuove realtà aziendali.
I rischi maggiori sono individuabili all’interno della complessa articolazione che caratterizza il rapporto tra “l’operatore” e “l’organizzazione del lavoro” in cui è inserito. Il rapporto in parola è peraltro immerso in un "quadro" di compatibilità ed interazioni che è di tipo oltre che ergonomico anche psicologico ed organizzativo.
La coerenza di tale "quadro", pertanto può essere analizzata anche all’interno di possibili trasversalità tra rischi per la sicurezza e rischi per la salute: dipendenza dei sistemi di sicurezza dalla necessità di ricevere e di elaborare con cura le informazioni; dipendenza dalle conoscenze e dalle capacità del personale; dipendenza dalle norme di comportamento; dipendenza da una soddisfacente comunicazione e da istruzioni corrette per far fronte a condizioni mutevoli; conseguenze di deviazioni ragionevolmente prevedibili dalle procedure di lavoro in condizioni di sicurezza; adeguatezza dei dispositivi di protezione individuale; scarsa motivazione alla sicurezza; fattori ergonomici, quali la progettazione del posto di lavoro per renderlo conforme alle esigenze del dipendente.
Tra i fattori psicologici vanno ricercate: difficoltà del lavoro (intensità, monotonia); dimensioni dell'ambiente di lavoro (per es. claustrofobia, solitudine); ambiguità del ruolo e/o situazione conflittuale; contributo al processo decisionale con conseguenze sul lavoro e sulle mansioni; lavoro molto esigente a scarso controllo; reazioni in caso di emergenza.
Nell’ambito dell’organizzazione del lavoro sarebbe bene soffermarsi su: fattori condizionati dai processi di lavoro (lavoro in continuo, sistemi di turni, lavoro notturno); sistemi efficaci di gestione e accordi per l'organizzazione, la pianificazione, il monitoraggio ed il controllo degli aspetti attinenti alla sicurezza ed alla salute; manutenzione degli impianti, comprese le attrezzature di sicurezza; accordi adeguati per far fronte agli infortuni ed a situazioni di emergenza.
Per lo Stress lavoro-correlato sarebbe invece utile valutare la condizione, talvolta accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale, che si instaura quando le richieste provenienti dall’ambiente lavorativo eccedono le capacità dell’individuo nel fronteggiare tali richieste. (European Agency for Safety and Health at Work) nonché i fattori propri del contesto e del contenuto del lavoro.
Nello studio del Cemec ci si è soffermati sugli aspetti di safety, security e comunicazione-psicologica sull’analisi della Raccomandazione n.8/2007 del Ministero della Salute italiano, le linee guida 2015 NICE (National Institute for Health and Care Excellence) sulla gestione del paziente aggressivo, le linee guida OSHA (Occupational Safety Health Administration) per la prevenzione degli episodi di violenza sul lavoro, la Raccomandazione n.205 dell’ILO “Occupazione e lavoro dignitoso per la pace e la resilienza”.
Non è stato tralasciato il metodo del problem solving, il protocolo Run-Hide-Tell, la questione comunicazione operatore sanitario/paziente o utente aggressivo, le tecniche di de-escalation e la minimizzazione delle conseguenze dannose degli episodi di violenza.
Domenico Della Porta
Docente di Medicina del Lavoro Università Telematica Internazionale “Uninettuno” Roma
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