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Mercoledì 10 OTTOBRE 2018
Salute mentale. Allarme Lancet: nel 2030 costerà 16 trilioni di dollari
La rivista Lancet ha incaricato 28 addetti ai lavori di redigere un report sulla salute mentale nel mondo. Se non saranno apportati correttivi, le patologie di carattere psichiatrico nel 2030 arriveranno a costare 16 trilioni di dollari. Per la maggior parte generati da costi indiretti.
(Reuters Health) – I disturbi mentali sono in crescita in tutti i Paesi del mondo e, se non si trova una soluzione, tra il 2010 e il 2030 potrebbero costare all’economia globale fino a 16 trilioni di dollari. A dirlo un rapporto della Lancet Commission, stilato da 28 specialisti di psichiatria, sanità pubblica e neuroscienze, cui hanno collaborato anche associazioni di pazienti.
Lo scenario.
“I costi diretti dell’assistenza sanitaria, dei farmaci e di altre terapie rappresenteranno la quota minore della spesa. Molti di più saranno i costi indiretti, sotto forma di perdita di produttività e spesa per l’assistenza sociale, l’istruzione e l’ordine pubblico” dice Vikram Patel, coautore del report. “La situazione è grave. Il peso della malattia mentale è aumentato drammaticamente negli ultimi 25 anni; eppure nessun Paese investe abbastanza per affrontare il problema. Nessun’altra condizione di salute del genere umano è stata trascurata tanto quanto la salute mentale”.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima che circa 300 milioni di persone in tutto il mondo soffrano di depressione e 50 milioni sviluppino una forma di demenza. La schizofrenia colpisce 23 milioni di persone e il disturbo bipolare circa 60 milioni.
Inoltre, secondo il rapporto di Lancet, in molti Paesi le persone con depressione, ansia e schizofrenia subisconogravi violazioni dei diritti umani e vengono incatenate, torturate e messe in carcere.
Tra le misure indicate per dare una svolta alla situazione, il report raccomanda il passaggio all’assistenza di comunità per i pazienti affetti da disturbi mentali, con trattamenti psicosociali come le terapie comunicative offerte non solo da professionisti del settore medico, ma anche da operatori sanitari di comunità, colleghi e insegnanti.
Fonte: Lancet Commission
Kate Kelland
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Populr Science)
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