quotidianosanità.it

stampa | chiudi


18 DICEMBRE 2011
Bevande gassate. Sai che per smaltirne una devi correre per 50 minuti? E i consumi tra i teenager Usa calano del 40%

Il dato in una ricerca pubblicata su The American Journal of Public Health. Negli Stati Uniti fervono vere e proprie campagne contro le bibite gassate o troppo zuccherate, finanziate dal dipartimento della Salute. “Ma bisogna migliorare ulteriormente le etichette di cibi e bevande”.

“Sai che in una bottiglietta di acqua tonica sono contenute 250 calorie?”. “Sai che per buttare giù le calorie contenute in una bottiglietta di acqua tonica ci vogliono 50 minuti di corsa?”. Che differenza c’è tra queste due domande? Molta, secondo i ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, tanto che la seconda funziona per gli adolescenti come deterrente per l’acquisto di bevande ipercaloriche addirittura nel 50% dei casi. Il risultato, che secondo i ricercatori dovrebbe portare ad una revisione del metodo con cui si forniscono i dati sul contenuto calorico dei cibi e delle bevande, è stato pubblicato sulla rivista The American Journal of Public Health.
 
Fornire informazioni che siano veramente comprensibili per l’utenza, potrebbe dunque cambiare le abitudini di acquisto. Il problema delle bevande ad alto contenuto calorico è direttamente collegato a quello della percentuale sempre maggiore di giovani e adulti sovrappeso o addirittura obesi, un problema di salute pubblica, che si ripercuote anche su costi più alti che gravano sul sistema sanitario.
Lo studio è stato condotto in quattro negozi ubicati nelle vicinanze di quartieri a basso reddito vicino Baltimora. Per valutare il risultato, a rotazione tre tipi di cartello venivano affissi vicino allo stand delle bibite gassate: il primo conteneva solo il contenuto calorico in valore assoluto e recitava dunque “sai che in una bottiglietta di acqua tonica o di succo di frutta sono contenute 250 calorie?”; il secondo presentava la domanda riportando le percentuali nutrizionali consigliate, domandando “sai che una bottiglietta di acqua tonica o di succo di frutta ti fornisce circa il 10% delle calorie che dovresti ingerire ogni giorno?”; infine, il terzo presentava la formulazione che secondo i ricercatori risulta essere la più chiara, presentando la dicitura “sai che per smaltire le calorie contenute in una bottiglietta di acqua tonica o di succo di frutta ci vogliono circa 50 minuti di corsa?”.
 
I ricercatori hanno dunque controllato le fluttuazioni nelle vendite di bibite gassate, su un campione di 1600 acquisti di bevande da parte di adolescenti dai 12 ai 18 anni di età. Gli acquisti sono stati monitorati in maniera equivalente nei periodi normali e in ognuno dei periodi in cui veniva esposto uno dei tre cartelli (per un totale di 400 vendite per ogni configurazione).
Il risultato? Forse stupefacente per qualcuno, ma assolutamente comprensibile per gli scienziati. I ricercatori hanno infatti registrato una diminuzione delle vendite di bibite ipercaloriche pari in media al 40% in tutti i casi in cui venivano esposti i cartelli, ma l’acquisto di queste bevande veniva dimezzato nel caso dell’ultimo cartello.
 
Da molti anni, in svariate nazioni nel mondo, si cercano modi per limitare il consumo di cibi ipercalorici, tanto che negli Stati Uniti, e in particolare nella città di New York, negli ultimi anni sono state addirittura progettate delle vere e proprie campagne contro le bibite gassate o troppo zuccherate, finanziate dal dipartimento della Salute.
Secondo lo studio statunitense appena pubblicato, il segreto per cambiare le cattive abitudini alimentari dei cittadini potrebbe essere dunque fornire indicazioni più chiare sul contenuto calorico degli alimenti. Un metodo, ad esempio, che non si limiti esclusivamente a riportare i valori nutrizionali, ma che indichi esplicitamente cosa questi vogliano dire. “Le persone di solito sottostimano il numero di calorie presenti nei cibi e nelle bevande che consumano”, ha spiegato Sara Bleich, ricercatrice del Department of Health Policy and Management della Bloomberg School. “Fornire un modo semplice e comprensibile di presentazione delle informazioni nutrizionali potrebbe ridurre il consumo di bibite gassate. Soprattutto se, come nel nostro caso, si specifica a quanta attività fisica corrispondono le calorie riportate sulla confezione”.
 
Un metodo, questo, che secondo i ricercatori dovrebbe essere assunto a livello istituzionale. “Recentemente sia in America che in tutta Europa sono state introdotte, modificate oppure ottimizzate le leggi che regolano le etichette dei cibi”, hanno scritto nello studio. “La nostra ricerca voleva sottolineare che bisogna analizzare al meglio il modo in cui i valori nutrizionali vengono presentati, a partire da queste arrivando fino alle insegne dei menu nei fast food”.
 
Laura Berardi

© RIPRODUZIONE RISERVATA