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Venerdì 16 DICEMBRE 2011
Arriva l’endoscopio wireless. L'hanno ideato in Israele
Alcuni ricercatori israeliani hanno inventato una capsula per endoscopia che si muove nel corpo grazie alle onde elettromagnetiche. Presto, promettono gli scienziati, esami fastidiosi come gastroscopie o colonscopie potranno essere molto meno invasivi.
Colonscopia e gastroscopia. Chiunque si sia sottoposto ad uno di questi esami (così come ad altre endoscopie) sa che possono essere decisamente poco piacevoli. Gli endoscopi sono strumenti ottici – spesso piccole telecamere – che grazie a un tubicino vengono inseriti nel corpo per andare alla ricerca di tumori o lesioni negli organi interni. L’esame è invasivo, spesso praticato anche in anestesia totale, e a volte necessita di tempi di recupero più o meno lunghi. Ma se fosse possibile creare un dispositivo wireless, per effettuare questo tipo di esame medico? Questo quello che hanno provato a fare alcuni ricercatori dell’Università di Tel Aviv, in collaborazione con il Brigham and Women’s Hospital affiliato alla Harvard Medical School.
Il metodo, illustrato in uno studio apparso su Biomedical Microdevices, sfrutta il campo magnetico generato da un apparecchio di risonanza magnetica nucleare (MRI). La novità dell’apparecchio è che questo può essere indirizzato dai medici dall’esterno, permettendo alla telecamera di cui è fornito di offrire immagini in tempo reale, ma che non devono essere indirizzate all’organo che si vuole osservare tramite tubi. “Usiamo il potente campo magnetico costante generato dell’MRI come una specie di forza trainante”, ha spiegato Gabor Kosa, ricercatore della Scuola di Ingegneria Meccanica dell’Università di Tel Aviv. “In questo modo riusciamo a far muovere la capsula all’interno del corpo. È un po’ come se la capsula fosse una minuscola barca a vela, e il campo magnetico il vento che la muove. Noi, da fuori, molliamo gli ormeggi e giriamo il timone”.
In realtà più che ad una barca la capsula somiglia ad un piccolo animaletto,che grazie alle sue code artificiali è capace di nuotare nella corrente magnetica. Questa infatti determina una vibrazione nelle appendici dell’apparecchio – che sono fatte di rame e polimeri flessibili – ed è proprio questo a permettere il movimento. Dal laboratorio gli operatori modulano il campo magnetico in modo da guidare l’esplorazione. Tutto questo è possibile grazie alla sofisticata elettronica dei microsensori posti sul dispositivo. “E non c’è da preoccuparsi, anche se vi hanno sempre detto che non bisogna avere oggetti metallici addosso – e figuriamoci all’interno del corpo – nelle vicinanze di uno scanner MRI in azione”, ha spiegato Kosa. “Il rame è un metallo non ferroso, è proprio questo che aggira tutti i problemi, soprattutto quelli diagnostici”. Infatti il meccanismo non solo non è pericoloso perché l’interazione è controllata, ma il rame è un elemento che non interferisce con il campo magnetico oscurando l’immagine, come farebbero altri metalli.
Una procedura, dunque, sicuramente meno invasivadegli altri metodi per effettuare l’endoscopia, disponibili ad oggi. “La capacità di veicolare questo apparecchio nel corpo – ha spiegato ancora Kosa – non solo migliorerà le nostre possibilità diagnostiche, ma fornirà ai pazienti un tipo di analisi molto meno invasiva e che, probabilmente, durerà anche meno di quelle che facciamo correntemente”.
I ricercatori hanno anche provato a mettere in funzione un prototipo della capsula endoscopica, nei laboratori del Brigham and Women’s Hospital. Il test ha avuto luogo in un acquario, installato per l’occasione all’interno della macchina per la risonanza magnetica, che ha dimostrato che i medici sono perfettamente in gradi di indirizzare il moto dell’apparecchio tramite variazioni del campo. Ben presto, promettono, saranno in grado di costruire dispositivi con funzioni ancora migliori.
Laura Berardi
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