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Mercoledì 05 SETTEMBRE 2018
L’elisoccorso in Sardegna e quella politica di bassa lega



Gentile Direttore,
in qualità di operatori sanitari del servizio di elisoccorso (HEMS) dell’Azienda Regionale di Emergenza e Urgenza della Sardegna, vorremmo potere esprimere alcune considerazioni riguardanti le recenti cronache di fatti che riguardano il nostro servizio. Tutti noi, nel corso degli ultimi sei mesi, abbiamo preso parte ad un progetto volto ad allineare gli standard di gestione dell’emergenza - urgenza della nostra regione a quello di altre 18 regioni italiane.
 
Questo ha comportato da parte nostra, unitamente alla soddisfazione professionale per il coinvolgimento in un’area pionieristica per la nostra realtà, ad un impegno estremamente gravoso, volto ad apprendimento, formazione, omologazione ai più elevati standard certificati da società scientifiche internazionali e preparazione al lavoro in ambienti ostili e con mezzi aeronautici, non propri ed esclusivi della professione sanitaria.
 
Lo sforzo che abbiamo profuso in termini di fatica intellettuale, fisica, disagi logistici, lunghi spostamenti e trasferte, lo riteniamo ripagato dalla soddisfazione per la crescita professionale raggiunta, e dalla percezione di aver agito ed agire per migliorare e preservare la salute dei cittadini che assistiamo e curiamo.
 
A due mesi esatti dal primo decollo di I-OLBI - così si chiama l’elicottero AW139 di servizio a Olbia -  tutti noi abbiamo avuto occasione di mettere a frutto quanto ottenuto con fatica, disagi, malumori familiari per le lunghe assenze, e uso e abuso della pazienza dei colleghi delle nostre sedi di lavoro abituali, che hanno retto il carico assistenziale durante le nostre assenze senza determinare disservizi.
 
Mettere a frutto quanto ottenuto significa che finora sono stati compiuti 300 interventi: 22 da Alghero, 127 da Cagliari, 151 da Olbia.
 
Mettere a frutto quanto ottenuto significa tornare a casa dai nostri turni con la chiara consapevolezza che i mezzi fornitici e l’opera che siamo stati in grado di prestare con essi hanno reso possibili risultati straordinari, probabilmente irraggiungibili con quanto disponibile fino al 30 giugno.
 
Mettere a frutto significa che, per quanto sempre sensibili alla riservatezza delle persone soccorse non abbiamo esultato pubblicamente, sappiamo di aver contribuito in modo determinante ad alleviare e limitare nel tempo delle sofferenze, a migliorare le prognosi e la qualità di vita futura e in molti casi ad aver salvato delle vite.
 
Lo sappiamo e tanto ci basterebbe, se non ci trovassimo nostro malgrado al centro di una guerriglia politica di bassa lega che non ci interessa, portata avanti senza alcun riguardo per la sensibilità e professionalità degli operatori, né tantomeno, cosa molto più deprecabile, per la riservatezza e la sofferenza dei pazienti e dei loro cari.
 
Social network e quotidiani on line di dubbia autorevolezza hanno spesso riportato cronache mendaci, decontestualizzate, talora associate ad immagini fuorvianti, relative al servizio. Le critiche mosse sono talmente pretestuose e ingiuste che, anche laddove individuassero qualche reale mancanza, sarebbero del tutto inutili per determinare in chi le riceve una riflessione che porti ad un reale crescita professionale.
 
Non siamo così presuntuosi da pensare di non aver margini di miglioramento, ma per questo servirebbero critiche acute e costruttive, non favole e sarcasmo di pessima qualità. La direzione di AREUS è disponibile a fornire i dati relativi agli interventi, censurando solo gli elementi sensibili per la privacy dei soggetti coinvolti, dietro richiesta di figure istituzionalmente competenti.
 
Non è d’altro canto disposta a rispondere nel merito di critiche basate su elementi fantasiosi, ottenuti per sentito dire e organizzati in racconti utili solo a sollevare polveroni e a procurare visibilità a chi li utilizza. È ancora più difficile rispondere a critiche riguardanti la gestione di un servizio sul territorio regionale, quando chi le muove dimostra una scarsa conoscenza di programmazione sanitaria e non solo.
 
Gli operatori sanitari del servizio HEMS dell’AREU Sardegna

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