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Mercoledì 22 AGOSTO 2018
Nuovi poveri. Agli sportelli della Caritas aumentano i divorziati e i disoccupati di mezza età

Presentato il report 2017 redatto dall’Osservatorio della Caritas. In Veneto le persone a rischio povertà, ossia che non riescono a vivere secondo gli standard minimi, sono oltre 800 mila e le famiglie coinvolte sono circa 350 mila. All’interno delle famiglie i disagi più frequenti, sono per lo più di origine economica (38%), lavorativa (25%), abitativa (12%), ma non mancano richieste per problematiche inerenti la salute (11%) o le relazioni famigliari (7%).”

Nelle scorse settimane è stato presentato il report 2017 redatto dall’Osservatorio della Caritas, che si è concentrato sul tema “Povertà educative e risorse comunitarie” ed oltre a raccogliere i dati provenienti dai Centri di ascolto e dai Servizi Caritas, approfondisce il tema del doposcuola. Doposcuola perché? Perché sono infatti i figli a pagare il prezzo più alto della solitudine, dell’insicurezza e del disagio a fronte di entrambi i genitori spesso impegnati tutto il giorno a lavoro (spesso anche la domenica). La povertà di cui stiamo parlando ora non è quella classica, ma è quella fatta di padri divorziati, di lavoratori sottopagati o di disoccupati di mezza età, privi  di una rete di protezione, senza l’aiuto dei nonni o che non possono permettersi alcuni servizi per i bambini.

Ma chi sono le persone “tipo” che si rivolgono oggi alla Caritas?  In Veneto le persone a rischio povertà, ossia che non riescono a vivere secondo gli standard minimi, sono oltre 800 mila e le famiglie coinvolte sono circa 350 mila. “Agli sportelli Caritas padovani – parla il direttore Caritas don Luca Facco - si rivolgono per lo più stranieri (nel 2017 sono stati 1478) mentre è costante la presenza di italiani (969). Registriamo però un calo di richieste da parte degli stranieri, probabilmente legato al fatto che lo straniero, se non trova lavoro tende ad andare via, mentre l’italiano no. Nel territorio per la maggior parte intercettiamo coppie con figli, con problematiche legate prevalentemente a questioni economiche, cioè con un reddito non sufficiente per l’abitazione o per le spese di salute o per i figli. Invece nel Centro di ascolto diocesano si rivolgono in particolare persone sole, senza dimora, con problematica relative soprattutto alla questione abitativa. Dai nostri dati, all’interno delle famiglie i disagi più frequenti, sono per lo più  di origine economica (38%), lavorativa (25%), abitativa (12%), ma non mancano richieste per problematiche inerenti la salute (11%) o le relazioni famigliari (7%)”.

Da questo rapporto è emerso anche che, se una  famiglia si trova in difficoltà, tende a procrastinare le spese mediche: tra pagare l’affitto e curarsi, si paga l’affitto. Oltre alle richieste per problemi legati alla salute che giungono ai Centri di ascolto, al Poliambulatorio Caritas Cuamm stanno registrando un aumento di richieste di aiuto da parte di minori: lo scorso anno su 509 persone, 168 erano comprese tra zero e 17 anni, ed è una fascia molto consistente.

Endrius Salvalaggio

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