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Mercoledì 22 AGOSTO 2018
Vaccini. Cento scienziate italiane scrivono a Grillo: “Mantenere l’obbligo”
La lettera è firmata dalle Top Italian Women Scientists, il “club esclusivo” che riunisce le eccellenze femminili italiane in campo biomedico promosso da Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna. “Per il Governo, offrire ed esigere l’obbligo vaccinale è segno di competenza, coscienza scientifica e maturità politica”, si legge nell'appello. LA LETTERA
Top Italian Women Scientists, il gruppo costituito dalle 100 scienziate italiane più citate a livello internazionale in campo biomedico, scrive al ministro della Salute, Giulia Grillo, per lanciare un appello sulla necessità di mantenere l’obbligo vaccinale nel nostro Paese.
Nell’appello a Grillo, spiegano le tre scienziate, si evidenziano i successi ottenuti dai vaccini nel corso della storia umana, ad esempio con la totale scomparsa di temibili malattie come il vaiolo e la prospettiva della sconfitta completa della poliomielite. E viene anche sottolineato come la prevenzione attraverso i vaccini non sia legata alle sole infezioni acute, ma coinvolga l’intera vita delle persone, come nel caso della varicella, la cui vaccinazione nell’infanzia impedisce lo svilupparsi, tipicamente negli anziani, del cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio. O della rosolia, con i gravissimi danni al feto che si possono verificare se il virus viene contratto in gravidanza. Un punto fondamentale della lettera, infine, riguarda il concetto dei vaccini come una arma di prevenzione, non di intervento durante le situazioni di emergenza.
“Per il Governo, offrire ed esigere l’obbligo vaccinale è segno di competenza, coscienza scientifica e maturità politica”, si legge nella lettera.
A firmare la lettera anche Maria Benedetta Donati, Chiara Cerletti e Licia Iacoviello, del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed, che in una nota diffusa sul sito dell’Istituto spiegano: “C’è un’immagine che purtroppo pochi ricordano: il polmone artificiale, usato per la prima volta nel 1928”, ricorda nella nota Maria Benedetta Donati nell’evidenziare i progressi conquistati grazie ai vaccini. “Alcune persone colpite da poliomielite (un virus che causa paralisi, in alcuni casi anche dei muscoli respiratori) – illustra Licia Iacoviello, che è anche Professore di Igiene e Salute Pubblica presso l’Università dell’Insubria a Varese- venivano inserite in questo enorme macchinario che ‘respirava’ al posto loro. Era l’unico modo per salvare la loro vita. Molti hanno trascorso l’intera esistenza dentro quelle macchine”.
“Nel 1953 – evidenzia Chiara Cerletti – viene annunciato il vaccino Salk, e nel 1962 arriva il vaccino Sabin. Nel corso di pochi anni i polmoni d’acciaio andarono ad arrugginire nei depositi. Quei camion che escono dagli ospedali, carichi di macchinari diventati inutili, dovrebbero sempre farci riflettere”.
“Nel campo delle malattie infettive e dell’immunologia – conclude Donati – il nostro Paese ha sempre espresso professionalità di alto livello. Ritengo che siano queste professionalità gli interlocutori preferenziali della politica in una questione come questa, che può avere ricadute enormi sulla salute degli Italiani”.
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