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Venerdì 09 DICEMBRE 2011
Carcinoma alla mammella. Con pertuzumab il rischio di peggioramento diminuisce del 38%
Arrivano i risultati di CLEOPATRA, primo studio internazionale randomizzato di fase III per il trattamento di carcinoma mammario metastatico HER2-positivo. Con il farmaco la sopravvivenza media senza progressione della malattia passa da un anno a 18 mesi.
Le pazienti con carcinoma mammario metastatico (mBC) HER2-positivo trattate con pertuzumab in combinazione con trastuzumab e chemioterapia hanno ottenuto una riduzione pari al 38% del rischio di peggioramento della malattia, con una sopravvivenza senza progressione della malattia di 6 mesi migliore. Questo quanto emerge dall’esperimento CLEOPATRA (CLinical Evaluation Of Pertuzumab And TRAstuzumab), il primo studio internazionale randomizzato di fase III con pertuzumab, il farmaco “target” rivolto verso HER2, appunto. I risultati http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1113216 sono stati pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine.
Lo studio in doppio cieco ha coinvolto 808 pazienti, ai quali è stata somministrato trastuzumab e docetaxel in combinazione a pertuzumab o placebo. La sopravvivenza senza progressione della malattia passava da una media di 12,4 mesi per le pazienti trattate con placebo a 18,5 mesi per quelle curate con pertuzumab, trastuzumab e chemioterapia.
Pertuzumab è un farmaco studiato proprio per essere usato in combinazione con trastuzumabper bloccare il fattore di crescita HER2, che è causa di circa un terzo di tutti i tumori al seno. Il farmaco sperimentale è stato sviluppato per impedire specificamente al recettore HER2 di accoppiarsi ad altri recettori HER (EGFR/HER1, HER3 e HER4): impedendo l’accoppiamento dei recettori, si pensa che esso blocchi la segnalazione cellulare, inibendo la crescita cellulare o determinando la morte delle cellule malate.
“Studiamo la via di trasduzione del segnale dell’HER2 da 30 anni con l’obiettivo di offrire farmaci personalizzati alle pazienti affette da carcinoma mammario HER2-positivo”, ha dichiarato Hal Barron di Roche, che ha presentato all’Agenzia Europea, la domanda per l’autorizzazione al commercio per pertuzumab per il trattamento delle pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-positivo non precedentemente trattato. “Questi risultati mostrano che presto saremo in grado di migliorare l'attuale standard terapeutico, costituito da trastuzumab più chemioterapia, in modo da aiutare le pazienti affette da questa forma avanzata di cancro”. Si ritiene infatti che i meccanismi di azione di pertuzumab e trastuzumab siano complementari tra loro: entrambi si legano al recettore HER2 ma in regioni differenti.
“Molte delle pazienti metastatiche con questo tipo di cancro a un certo punto smettono di rispondere a trastuzumab, per questo è sconvolgente il fatto che ci sia un farmaco che in aggiunta a questo aumenta così tanto la sopravvivenza senza progressione”, ha spiegato José Baselga, docente della Harvard Medical School, primario del reparto di Ematologia ed Oncologia al Massachusetts General Hospital e coordinatore della ricerca. “Un miglioramento di tale portata, poi, è veramente fuori dal comune”.
Inoltre, l’aggiunta del farmaco alla terapia combinata risultava in una diminuzione sensibile dei tumori (ovvero di almeno un terzo) nell’80,2% dei casi, contro il 69,3% del gruppo di controllo.
Sebbene i dati sul tasso di sopravvivenza generale non siano ancora disponibili, non essendo passato abbastanza tempo dalla fine dello studio perché l’analisi statistica sia veramente consistente, CLEOPATRA ha visto 69 decessi tra i 402 pazienti trattati con i tre farmaci, contro 96 nel gruppo che ha ricevuto il placebo.
“Con l’arrivo di trastuzumab prima e di pertuzumab poi – ha concluso Baselga – stiamo facendo passi da gigante nel trattamento di questo tipo di cancro, che precedentemente aveva una prognosi molto complicata”.
Laura Berardi
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