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Martedì 07 AGOSTO 2018
Perché da medico dico che è un errore togliere l’obbligo di vaccinazione



Gentile direttore,
credo fosse la primavera del 1982 quando morì il piccolo Marco. Era un bambino di 3 anni, di salute cagionevole, che curavo spesso per il raffreddore o la bronchite, che si ammalò di morbillo e, dopo un ricovero in ospedale, morì per una grave complicanza della malattia. C’era quell’anno una diffusa epidemia di morbillo, come capitava allora ogni 5-6 anni, quando con i nuovi nati si formava una popolazione sufficientemente ampia non immune alla malattia. All’inizio dava febbre alta e malessere intenso, mentre l’eruzione compariva solo dopo 2-3 giorni su tutto il corpo. Dovevi visitare più volte i bambini colpiti, perché spesso la malattia provocava un’otite o la bronchite e non c’erano farmaci utili per prevenire le complicazioni perché il morbillo, essendo un’infezione virale, non risponde agli antibiotici.

Rimasi molto colpito da quell’episodio, che capitava all’inizio della mia attività professionale, in una comunità che si affidava completamente a me, giovane medico, per la tutela della salute dei suoi componenti, anche dei bambini piccoli, perché allora non c’era l’assistenza pediatrica come oggi.

Mi stavo specializzando in Igiene e Medicina Preventiva e sapevo bene che il morbillo non è un “piccolo morbo” ma una malattia importante, lunga e debilitante, che presenta complicazioni in 50 casi su mille: 25 per mille infezioni delle alte vie respiratorie e otiti, 25 per mille bronchiti o broncopolmoniti e 1 per mille encefaliti a volte mortali. Sapevo anche che esisteva un vaccino che dava immunità per tutta la vita con la somministrazione di un'unica dose, efficace e con rarissime complicanze neurologiche: quello allora in uso, con il ceppo Edmoston B, poteva provocare 1 caso di encefalite su circa 1 milione di vaccinati (quello attuale è ancora più sicuro).

Pensai allora che era mio dovere condividere queste mie conoscenze con la comunità di pazienti che a me si affidava, presi pennarello e cartoncino (come avevo imparato a fare al liceo con i tatzebao) e scrissi un “Avviso per i pazienti” in cui comunicavo pari pari quelle verità scientifiche, consigliando di vaccinare i loro figli già a partire dai 15 mesi di vita. Ovviamente anch’io vaccinai i miei figli e molti pazienti risposero a all’appello, compravano a loro spese il vaccino da me prescritto che poi somministravo ai piccoli pazienti. Furono pochissimi i casi di morbillo che mi trovai a diagnosticare negli anni successivi, anche perché poi il vaccino anti-morbillo divenne a carico del Servizio Sanitario, dapprima facoltativo, poi obbligatorio.

Quando leggo oggi di provvedimenti che vanno contro l’interesse sanitario della comunità nazionale, contrapponendo le superstizioni di pochi al parere della scienza per mero calcolo politico, mi si accappona la pelle. Rivedo il piccolo Marco che non sarebbe morto se avesse potuto essere vaccinato e le migliaia di bambini che soffriranno o moriranno per l’ignoranza e il cinismo di chi oggi ci governa. E’ indispensabile raggiungere una copertura vaccinale molto alta per evitare le epidemie di una malattia, per questo occorre vaccinare tutti e non soltanto chi vuole farlo.
Non obbligare alla vaccinazione perciò non solo rischia di danneggiare il bambino non vaccinato, ma permette al virus di circolare e di dare picchi epidemici. E’ una verità scientifica a cui purtroppo oggi si tende a contrapporre la “democrazia diretta della scienza”: se una convinzione, pur scientificamente discutibile, ottiene molti like diventa opinione apprezzabile di per sé stessa, che ha i suoi seguaci e che può essere contrapposta alla verità scientifica. Si rafforzano poi queste “opinioni” con un corteo di affermazioni tendenziose del tipo: le aziende farmaceutiche propagandano i vaccini per arricchirsi, gli scienziati sono corrotti dalle big pharma, ecc. ecc. E così, chi non ha gli strumenti culturali per valutare con la propria testa crede alle false verità o comunque se ne fa influenzare, maturando timori e incertezze.

Intanto però i nostri bambini e la nostra società ne pagano le conseguenze.
 
Ernesto Mola
Medico di Famiglia
Lecce

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