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Lunedì 30 LUGLIO 2018
Piemonte. Anaao: “Troppi rischi e stress al Pronto Soccorso”. I bandi vanno deserti e le Asl si affidano ai medici “a chiamata”
A lanciare l’allarme sulla grave carenza di camici bianchi nei Pronto Soccorso è la neo segretaria dell’Anaao Piemonte, Chiara Rivetti, che spiega come a Cuorgné e Lanzo l’emergenza sia al 100% coperta da medici reclutati attraverso una agenzia con sede nel Lazio. La programmazione avviene anche a cadenza settimanale, quindi il ricambio di medici è continuo. “Questo non permette di realizzare quella complicità professionale necessaria per il perfetto funzionamento di un reparto”.
Allarme carenza di medici nei Pronto Soccorso del Piemonte. A lanciarlo è la neo segretaria regionale dell’Anaao Assomed, Chiara Rivetti, che spiega come nelle Asl, per riuscire a coprire il servizio di emergenza, si faccia sempre più ricorso a medici iscritti ad agenzie che prestano servizio su chiamata, anche solo per brevissimi periodi. “Parliamo di medici che arrivano da fuori Regione”, dice Rivetti spiegando che l’agenzia a cui si appoggiano le Asl piemontesi ha sede nel Lazio.
Si tratta di agenzie di personale non medico che ha riunito a sé un certo numero di medici disoccupati offrendo loro turni di lavoro in giro per l’Italia in base alle richieste che arrivano dagli ospedali in difficoltà. “Questi professionisti vengono in Piemonte, alloggiano in albergo, svolgono 4 o 5 giorni i turni da 12 ore e poi tornano a casa dalle loro famiglie”.
L’Asl Torino 4 sembra essere quella in maggiore difficoltà. Secondo i dati riferiti da Rivetti, Cuorgnè utilizza, per coprire i turni al Pronto Soccorso, camici bianchi reclutati dalle cooperative per il 100% (l’unica eccezione è il responsabile di reparto). Lo stesso vale per Lanzo. Il Pronto Soccorso di Chivasso è per circa il 50% affidato ai medici delle agenzie. L’Anaao Piemonte riferisce che anche Ivrea si appoggia alle agenzie, pur non essendo noto in che percentuale. E la Asl di Biella starebbe pensando di fare altrettanto a breve.
Del resto, spiega Rivetti, “i concorsi vanno deserti”. Il problema, infatti, non sarebbe solo “la carenza di specialisti”, ma anche il fatto che i medici piemontesi “non vogliono andare a lavorare in Pronto Soccorso, perché è un reparto ad alto rischio e ad alto stress”. “Di fronte alla carenza di specialisti – chiarisce Rivetti - i pochi internisti e urgentisti del Piemonte preferiscono partecipare ai concorsi per la medicina interna, dove il lavoro, pur sempre impegnativo, è meno esposto ai rischi. Rischio di ogni tipo, anche di sicurezza personale, che come è noto caratterizzano i Pronto Soccorso”. E così ci si affida a chi è disposto a viaggiare e a lavorare in condizioni di maggiore stress, magari per un compenso un po’ più lauto.
Ma coprire i turni non basta. Quello del medico è un mestiere che richiede conoscenze e capacità, cliniche e relazionali. Nonché la capacità di lavorare in équipe. Realizzare tutto questo con i medici delle agenzie sembra più difficile. “Sappiamo che ad Ivrea - riferisce la segretaria dell’Anaao Assomed Piemonte - i 7 medici con regolare contratto si occupano dei codici più gravi mentre i medici delle cooperative seguono i casi più semplice. È il segno di evidente difficoltà a fidarsi totalmente dei colleghi delle cooperative, anche per motivi di responsabilità dell’azienda”. Il continuo ricambio di medici delle cooperative, che restano solo pochi giorni in ospedale, “non permette peraltro - evidenzia Rivetti - di conoscersi e realizzare quella complicità professionale necessaria per il perfetto funzionamento di un reparto. Non sai neanche che specializzazione abbia il medico di questa settimana o che specializzazione ha il medico che arriverà la prossima”, sottolinea la neo presidente dell’Anaao Assomed.
La soluzione? Per Rivetti “bisognerebbe cominciare dall’aumento delle borse di studio per le scuole di specializzazione, sia a livello nazionale che regionale. Il Piemonte, per il secondo anno consecutivo, ha finanziato solo 10 borse aggiuntive contro le 100 dell’Emilia Romagna e della Campania, le 91 del Veneto e le 61 della Toscana, per fare alcuni esempi”.
Per la segretaria dell’Anaao Assomed Piemonte bisognerebbe, però, trovare anche le modalità per rendere “più attrattivo il lavoro in Pronto Soccorso. Pagando di più il disagio, ad esempio, o riducendo il monte ore. Ma anche intervenendo sulla sicurezza e sugli aspetti esterni alla professione che rendono i Pronto Soccorso luoghi di lavoro ad alto rischio e stress”.
Allo stato attuale, comunque, il Dg dell’Asl To4, Lorenzo Ardissone, rassicura: “Ci si avvale di una società di professionisti competenti”. Ardissone spiega che la Asl To4 è composta da molteplici strutture sparse su un territorio “complesso e vasto”, fatto di valli e piccoli comuni montani. Una realtà difficile, dunque, da organizzare. “Ma nessun turno – evidenzia il Dg - viene lasciato scoperto. I servizi sono sempre garantiti, anche se non con professionisti strutturati”.
Anche da Ardissone arriva comunque l’auspicio che “le specialistiche universitarie implementino i loro studenti in modo da poter arrivare ad avere professionisti strutturati nelle aziende. Nel frattempo continuiamo a bandire concorsi per la ricerca di personale specializzato”.
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