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Venerdì 13 LUGLIO 2018
Volantini della Regione al Loreto Mare e a Villa Betania
Non è una burla ma il primo atto per difendere il piano ospedaliero
Non è una burla come qualcuno ha pensato (e anche scritto) ma una singolare iniziativa quella assunta dalla Regione che stamani ha distribuito decine di volantini all’interno dell’ospedale Loreto Mare e di Villa Betania per esprimere “solidarietà ai dipendenti e al personale” puntando il dito su quello che viene definito il “volgare attacco all’ospedale Loreto Mare da parte dei Cinquestelle” e il tentativo “di chiudere tutti gli ospedali di Napoli in occasione dell’apertura dell’Ospedale del Mare”.
E sempre nel volantino a firma del governatore Vincenzo De Luca si continua a leggere: “E’ un tentativo che abbiamo già sconfitto col nuovo piano ospedaliero, continueremo a impedire che tutti gli ospedali della città siano chiusi nel momento della completa apertura dell’Ospedale del Mare”.
Chiaro il riferimento alla recente polemica tra il governatore e il ministro della Salute Giulia Grillo. Quest’ultima nel recente tour a Napoli in vista agli ospedali della regione in difesa del previsto reparto materno infantile all’ospedale del mare aveva dichiarato “per chiudere quel reparto dovranno passare sul mio cadavere”, stigmatizzando la scelta delle programmazione regionale, inserita nel Piano ospedaliero, di dirottare appunto, il polo materno infantile dall’ospedale del mare al Loreto, qualificando al contempo l’assistenza materno-infantile attualmente erogata da Villa Betania, un ospedale religioso classificato e accreditato dotato di pronto soccorso.
Il destino del Loreto mare
Tale destinazione finale, per il Loreto mare, che dovrebbe conservare la Ginecologia, il Nido, creare una Terapia intensiva neonatale e anche la Pediatria (attualmente presente con un solo reparto all’Annunziata destinato a sua volta a diventare struttura territoriale distrettuale pediatrica) aveva, secondo quanto dice la Regione, il senso di salvare il Loreto Mare dalla chiusura e riconversione, con la previsione di un pronto soccorso attivo e appunto la Ginecologia e il Nido. Da qui la singolare iniziativa di de Luca che conferma, nei fatti, la promessa di essere “un pacifico combattente” come aveva replicato nei giorni scorsi al ministro.
La questione tecnica
La questione è tuttavia tecnica oltre che politica e riguarda l’assetto e la sicurezza dell’assistenza ginecologica. La presa di posizione dell’Aogoi in difesa della scelta di portare la ginecologia a Napoli est e di conservare il nido all’ospedale del mare, va intesa proprio in questo senso e anche altri sindacati come la Cisl e la Cimo ritengono che la previsione dell’ostetricia, e del polo materno infantile con la pediatria al Loreto, in assenza di un Dea di I livello con le discipline previste per tale configurazione dell’emergenza, configgerebbe com l’esigenza di assistere in sicurezza di una donna in gravidanza che avesse, ad esempio, un addome acuto. In tale frangente l’unica soluzione sarebbe ricorrere alla guardia chirurgica prevista al Loreto o al trasferimento. Ciò a scapito dell’omogeneità delle migliori cure da attribuire a una paziente.
Il Piano ospedaliero
Va però precisato che molte delle scelte di programmazione regionale, inserite nel piano ospedaliero, e approvate dopo una lunga decantazione e vaglio da parte dei ministeri vigilanti nell’ultimo anno, sono state assunte in deroga alle norme. Molti piccoli ospedali, non adattabili alla configurazione di un Dea di I livello sono codificati come tali contando su servizi in rete di altri presidi. Così anche per la triade Loreto mare, Villa Betania, Ospedale del mare, che configurerebbero dei doppioni nell’offerta sanitaria del territorio a meno di voler chiudere il Loreto, ridimensionare villa Betania e puntare tutto sull’ospedale del mare come unico contenitore. Ipotesi quest’ultima da cui partiva l’idea originaria del precedente Piano ospedaliero (decreto 49 del 2010) poi accantonato da De Luca con il novo Piano ospedaliero con l’obiettivo di non sacrificare l’offerta assistenziale del centro storico.
Bisognerà vedere ora quali saranno i margini di manovra del ministero per modificare il piano ospedaliero già approvato e che, ormai, è legge regionale. Una possibilità sarebbe quella di riprendere in mano la questione nell’ambito dei controlli relativi al percorso nascita. In quella sede il ministero potrebbe far valere e verificare gli standard previsti per i centri nascita. Una partita comunque aperta e che insiste anche sul tasto tutto politico delle prerogative di autonomia nella programmazione della Regione e sull’esigenza, d’altro canto, di assicurare i Lea secondo standard di sicurezza per i pazienti.
Ettore Mautone
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