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Sabato 03 DICEMBRE 2011
Cronicità e assistenza. Il Chronic Care Model toscano funziona

Presentati al Forum Risk Management, in una sessione in partnership con Fadoi, i primi risultati del percorso di cure per i pazienti cronici toscani. A distanza di un anno si è valutato che chi segue il CCM adotta stili di vita più sani e percorsi di cura più appropriati.

Ad un anno dall'inizio della sperimentazione del Chronic Care Model (CCM) il percorso di cure per i pazienti cronici toscani, sono stati presentati i primi risultati ottenuti nel corso del Forum Risk Managment di Arezzo, in una sessione in partnership con Fadoi. L'esperienza del CCM ha visto coinvolti 1.500 pazienti con diabete di età 45-84 anni, selezionati casualmente tra quelli assistiti da medici di famiglia “CCM” della USL di Arezzo. Questi pazienti sono poi stati messi a confronto con altri 1.500 assistiti residenti nella USL di Arezzo di età 45-84 selezionati casualmente tra coloro che utilizzano farmaci antidiabetici orali e sono assistiti da medici di famiglia non “CCM”. Dai dati, ricavati in collaborazione con Eli Lilly, si conferma l’ipotesi che “pazienti con condizioni socio-economiche peggiori seguono mediamente stili di vita meno sani e percorsi di cura meno appropriati”. Per gli stessi pazienti sono stati calcolati gli indicatori di processo relativi all’anno 2009 e 2010. “Possiamo pertanto valutare – ha spiegato Paolo Francesconi della Ars Regione Toscana -  l’ipotesi che, se i medici di famiglia seguono le indicazioni del CCM: i pazienti adottano stili di vita più sani e percorsi di cura più appropriati si riducono le differenze tra i pazienti con condizioni socio-economiche peggiori e gli altri”.


L’impatto sui percorsi di cura.
Dai grafici risulta evidente che chi ha seguito il percorso CCM sul diabete ha aderito di più alle terapie a prescindere dallo status economico.

 
Microalbuminuria

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Emoglobina glicata

             
 
 




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’impatto sugli stili di vita.
Se parliamo di fumo e sedentarietà i risultati non mostrano che lievi variazioni, mentre se si guardano i grafici sull’obesità si nota come sia scesa la percentuale (in modo maggiore nei deprivati) e come, soprattutto, sia scesa la percentuale di obesi non a dieta.

 
Fumo


 
  
                         
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  Sedentari

 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Obesi

 
   
                   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Obesi non a dieta

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Luciano Fassari

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