quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Lunedì 02 LUGLIO 2018
Carenza di medici di medicina generale: ma di chi è la colpa?
Gentile Direttore,
da diverso tempo si lancia a più riprese l’allarme su una prossima carenza di Medici di Medicina Generale (Mmg). Al riguardo mi sembra doveroso proporre alcune considerazioni, per lo più facilmente verificabili.
L’accesso alla facoltà di Medicina è a numero chiuso; c’è una programmazione nazionale. Il numero di laureati supera il numero di quanti possono accedere ad una qualsivoglia specializzazione, di molte migliaia di unità. Come dire che la programmazione nazionale pecca in eccesso. Quindi il materiale umano laureato in Medicina, destinabile alla Medicina Generale, c’è.
Ogni Regione pianifica il numero di medici abilitati da ammettere ai corsi di Formazione Specifica per diventare Mmg, secondo la stima del fabbisogno. Ora si assiste ad un fenomeno del tutto italiano: le regioni del Nord che denunciano la carenza di Mmg sono le stesse che hanno fatto una programmazione degli accessi molto attenta e probabilmente non hanno previsto la “gobba” pensionistica; le Regioni del Centro Sud hanno ragionato in termini diversi (assistenzialisti?), largheggiando in posti nei corsi di formazione in Medicina Generale e in questo caso di carenza non si parla proprio. Anzi. E allora perché non promuovere una “migrazione interna” al Paese?
Altro aspetto. Mentre il vincitore di un Corso di Specializzazione Universitaria è inquadrato in un “contratto di formazione lavoro”, che vale circa 1600 € mese, il vincitore del Corso di Formazione in Medicina Generale riceve una borsa di studio che vale 11.000 (circa) € lordi per anno.
E ancora. Il programma di studio è ancorato a documenti del 1996; è articolato in un modo tale che si può far studiare tutto ed il contrario di tutto. Già in una stessa Regione capita regolarmente che Medici in Formazione in diverse aree didattiche seguano programmi difformi!
E poi non esiste un corpo docente! Nessuno – ad oggi – ha sentito l’esigenza di formare i formatori dei corsi di Formazione per i futuri medici di famiglia. Quindi, chiunque può essere chiamato ad effettuare al docenza.
Il periodo formativo basilare è il tempo che si trascorre con il tutor di Medicina Generale. Nessuno è obbligato ad assegnare obiettivi didattici precisi e verificabili a tali tutori. Nessuno è obbligato a coinvolgere tali tutori in momenti di confronto e condivisione. È nota l’esperienza di medici in formazione lasciati soli con il cane del titolare, a fare ricette; oppure nascosti in uno stanzino per tutto il tempo del tutoraggio.
Il coordinatore dei corsi è per lo più nominato per gradimento politico sindacale e non per meriti professionali. E non ha strumenti per orientare lo svolgimento del corso In rari casi – in Italia – è stata creata una scuola per la Formazione in Medicina Generale. È certificabile una tale procedura? Può essere che abbia uno scarso appeal per il giovane laureato?
La Formazione è asservita a chi disegna la professione ed i suoi confini. Se i sindacati della medicina generale e le istituzioni non vogliono scommettere sulla professionalità del Mmg, diviene difficile – se non impossibile – progettare un professionista diverso.
In un simile contesto la formazione e non deve disturbare gli equilibri esistenti: semplicemente non deve funzionare! Incoraggereste vostro figlio a fare il Mmg in tale contesto?
Pierluigi Di Benedetto
Medico di Famiglia
Consigliere regionale del Lazio del Sindacato Medici Italiani (SMI)
© RIPRODUZIONE RISERVATA