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Mercoledì 20 GIUGNO 2018
Secondo Pilastro universalistico? Per Rbm si può fare

Vecchietti, Ceo di Rbm assicurazione salute: “Se non si garantisce la gestione delle cure private pagate di tasca propria dei cittadini italiani non si può dire che il nostro sistema sanitario è davvero universale. Affiancare al Ssn un secondo pilastro privato con governance pubblica eviterebbe di lasciare i cittadini di fronte alla scelta tra pagare di tasca propria e curarsi”

Ancora non si spegne il confronto costruttivo avviato al Welfare Day 2018, “La Salute è un Diritto. Di Tutti” durante il quale è stato presentato l’8° Rapporto RBM-CENSIS sulla Sanità Pubblica, Privata e Intermediata. E il Ceo di Rbm Marco Vecchietti, torna sui dati del rapporto inserendosi nel dibattito che ne è scaturito, ospitato anche dal nostro giornale.
“Analizzando i dati del Rapporto RBM-CENSIS – si legge in una nota - risulta evidente come la Spesa Sanitaria Privata sia un fenomeno non solo in crescita, ma profondamene radicato e trasversale a tutte le famiglie italiane.
 
“Chi pensa, ad esempio, che a pagare per la propria salute siano soltanto le persone appartenenti alle fasce di reddito più alte, è fuoristrada”, sottolinea ancora Rbm che ricorda come il 32% della spesa sanitaria privata lo scorso anno, ha infatti riguardato i cittadini con reddito compreso tra 35k e 60k di euro annui, il 17,58% i redditi compresi tra i 15k ed i 35k euro annui ed il 6,43% i redditi inferiori a 15k euro annui”.
 
E per Rbm “nemmeno la diffusa convinzione che il fenomeno riguardi solo le Regioni del Nord a causa di un reddito pro capite più elevato o quelle del Sud dove il SSN presenta maggiori difficoltà di accesso trova riscontro nei fatti”. “A pagare di tasca propria le cure sanitarie sono, con motivazioni certamente diverse, tutti gli italiani ed in particolare il 26% dei cittadini delle Regioni del Sud e Isole, poco meno del 20% di quelli del Centro, più del 24% dei cittadini del Nord Est ed oltre il 30% di quelli del Nord Ovest”, spiega ancora Rbm.
 
“Ad aggravare il quadro – scrive ancora Rbm - è il fatto che il costo maggiore ricade soprattutto sui più deboli: il 58% delle cure acquistate privatamente riguarda i cronici, il 15% le persone con patologie acute e per oltre il 12% i non autosufficienti/inabili. Il costo medio pro capite sostenuto dagli anziani (1.356,23 € annui) è più che doppio rispetto a quello registrato per il resto dei cittadini”.
 
E per Marco Vecchietti, “la Spesa Sanitaria privata è la principale fonte di disuguaglianza in sanità. Da 8 anni il Rapporto realizzato in collaborazione con il Censis fotografa lo stato dell’arte della Sanità nel nostro Paese ed è ormai chiaro come la crescita della Spesa Sanitaria Privata sia un fenomeno strutturale ed inarrestabile.”
 
“Nel 2018 - prosegue Vecchietti - le prestazioni sanitarie erogate al di fuori del S.S.N. passeranno da 95 a 150 milioni e non si tratta certo di prestazioni superflue o voluttuarie. Aprire il portafoglio per curarsi è ormai la normalità per gli italiani: lo scorso anno 7 cittadini su 10 hanno acquistato farmaci, 6 cittadini su 10 hanno speso per visite specialistiche, 4 su 10 per prestazioni odontoiatriche, 5 su 10 per prestazioni diagnostiche e analisi di laboratorio, 2 su 10 per lenti ed occhiali e 1 su 10 per acquisto di protesi e presidi”.
 
“Del resto – si legge ancora nella nota - con un livello di assicurazione della Spesa Sanitaria privata del 14,5% il Sistema Sanitario del nostro Paese l’incidenza delle cure private sui redditi delle famiglie in Italia è doppia rispetto a quella registrata negli Stati Uniti che, notoriamente, hanno un sistema sanitario prevalentemente privato”.
 
“In questa prospettiva appare chiaro come aggiungere al Servizio Sanitario Nazionale un Secondo Pilastro Sanitario Aperto a tutti i cittadini, e quindi “universalistico”, non significherebbe smantellare la Sanità Pubblica, ma al contrario rappresenterebbe l’unica alternativa per non costringere i cittadini a decidere se pagare di tasca propria o curarsi preservando i valori fondanti del nostro sistema sanitario per noi, per i nostri figli e per i nostri genitori”, conclude Marco Vecchietti.
 

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