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Lunedì 04 GIUGNO 2018
Lombardia. La denuncia Pd: “Legge 194 disattesa. Due ginecologi su 3 sono obiettori”
Un’indagine condotta in tutti i presidi della regione mostra le lacune della regione nell’attuazione della legge 194. Tra le criticità riscontrate, il numero insufficiente di consultori e lo scarso utilizzo della Ru486. Bocci: “Alla Regione chiediamo di attuare la legge 194 in tutte le sue parti”
La Lombardia è tra le ultime regioni in Italia per l’applicazione della legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza. È questa la denuncia contenuta in un’indagine condotta in ogni presidio della regione dalla consigliera regionale del Partito democratico Paola Bocci e presentati nei giorni scorsi in una conferenza stampa.
Nel 2017 le interruzioni di gravidanza in Lombardia sono state 13.499, 331 in meno che nel 2016 quando erano state 13.830. “Un dato positivo che sta a significare innanzitutto che, a 40 anni di distanza, la legge 194 è ancora attuale, efficace e capace di raggiungere l’obiettivo che si era data, ossia ridurre il ricorso all’aborto”, commenta Bocci.
Per quel he concerne la percentuale di obiettori di coscienza, l’indagine mostra che la presenza di ginecologi obiettori resta ancora alta: nel 2017 erano il 66,1%, a fronte del 68,2%, del 2016. In 5 ospedali (Gallarate, Iseo, Oglio PO, Sondalo e Chiavenna) sono la totalità, in 11 sono oltre l’80% e solo in 8 sono sotto il 50%.
Dalla rilevazione emerge inoltre che la carenza di medici non obiettori fa sì che i pochi che praticavo Ivg abbiano un elevato carico di lavoro: in Lombardia devono fare 3 interventi alla settimana, talvolta spostandosi fra diversi presidi, a fronte di 1,3 in Piemonte 1, 2 in Veneto. Questo anche per il fatto che solo il 63,9 delle strutture che hanno il reparto di ostetricia e ginecologia effettuano Ivg.
In alternativa, le ASST sono costrette a ricorrere a personale esterno, cioè a medici gettonisti, che si recano negli ospedali esclusivamente per questo tipo di intervento e per i quali nel 2017 sono stati spesi 147.504 euro.
“Alla Regione chiediamo di attuare la legge 194 in tutte le sue parti, a partire dall’articolo 9 che afferma testualmente ‘gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare gli interventi di interruzione della gravidanza richiesti’. Questo obiettivo deve essere raggiunto anche con l'assunzione di ginecologi non obiettori tramite concorso ad hoc, laddove ci sia una carenza, così come è stato fatto in Lazio dalla giunta Zingaretti”.
Per quel che concerne l’utilizzo della Ru486, il metodo viene impiegato solo nell’8,2% delle strutture, mentre la media italiana è del 18,2%. In 32 presidi non è utilizzata in nessun modo. All’origine del dato negativo, secondo la rilevazione, c’è il fatto che la Lombardia è al sedicesimo posto in Italia per giorni d’attesa dell’intervento il che significa che passa troppo tempo fra la certificazione e l’effettiva esecuzione dell’Ivg e questo fa scadere i termini (49 giorni) entro i quali è possibile utilizzare il farmaco. Non irrilevante in fatto che nella regione viene applicata in maniera rigida l’indicazione nazionale che prevede tre giorni di ricovero, a differenza dell’Ivg chirurgica che è eseguita in day hospital.
Nell’analisi dei dati saltano all’occhio però alcune eccezioni, come ad esempio il presidio ospedaliero di Lodi e quello di Mantova, dove l’impiego della Ru486 è molto alto, rispettivamente nell’83% e nel 58,2% dei casi.”Chiederemo con una mozione in Consiglio che sia incentivato, promuovendo procedure di ricovero meno restrittive, l’uso del metodo farmacologico nel rispetto della legge 194 che mira a tutelare la salute fisica e psichica della donna”, dice ancora Bocci.
Un ulti mo dato riguarda i consultori: dovrebbero essere secondo la legge 1 ogni 20 mila abitanti ma la Lombardia è ben lontana dal rispetto dei parametri anzi si classifica ultima in Italia con solo 0,3 strutture per abitante, a fronte, per esempio, dell’1,1 della Toscana e della Basilicata.
“Chiediamo alla Regione di tornare a investire in queste strutture senza le quali l’obiettivo della 194, ridurre a zero il numero delle interruzioni di gravidanza non potrà mai essere raggiunto”, conclude Bocci.
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