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Venerdì 18 MAGGIO 2018
Violenza su operatori sanitari. Intervista a Silvestro Scotti: “Paletto o non paletto, la situazione a Napoli resta gravissima. Paragone con Raqqa forse infelice, ma denunciare è necessario”

Nei giorni scorsi, dopo l’ennesima aggressione a un’ambulanza, il presidente dell’Omceo Napoli aveva affermato che “per chi lavora per la salute dei cittadini Napoli è come Raqqa”. Ora, il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza pubblica ha chiarito che quella che ha provocato la reazione di Scotti non è stata un’aggressione ma un semplice incidente. “Meno male, vuol dire che prendo atto che le aggressioni ai medici e agli operatori sanitari, dall’inizio dell’anno, sono 32 anziché 33”

Non c’è un lanciatore di paletti che ha preso di mira le ambulanze in città. Lo scoppio del finestrino dell’ambulanza, l’altro giorno a Largo Antignano, sarebbe invece il frutto di un incidente, dovuto al passaggio del mezzo di soccorso in una zona pedonale dove c’erano dei cavi fissati a dei pali metallici, agganciati inavvertitamente dall’ambulanza. Una tempesta perfetta senza un reale colpevole. 

“Meno male, vuol dire che prendo atto che le aggressioni ai medici e agli operatori sanitari, dall’inizio dell’anno, sono 32 anziché 33, contro le 16 registrate nell’intero 2017”. Così Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei medici di Napoli e provincia risponde alla notizia che emerge dalla riunione del Comitato per l’Ordine e la sicurezza, convocato ieri dal prefetto Carmela Pagano per tracciare il punto sull’escalation di violenza contro i camici bianchi.

Il leader dei medici partenopei con una sua frase, pronunciata a caldo nei giorni scorsi, per commentare l’accaduto (“per i medici lavorare a Napoli è come stare a Raqqa”, la capitale della Siria martoriata dalla guerra ndr), aveva innescato la polemica, con le reazioni del sindaco Luigi de Magistris e del questore Antonio De Iesu, che avevano bollato come fuori luogo ed eccessiva l’uscita di Scotti.

Dottor Scotti, i fatti sembrano dar ragione a chi l’ha attaccata dopo quella frase considerata infelice…
Che si tratti di un incidente, anziché di un’aggressione, ne prendo atto. E soprattutto non può farmi che piacere. Però devo anche sottolineare che la gravità della situazione, relativa alle aggressioni ai medici a Napoli e provincia, resta tutta. Forse l’errore è di chi ha segnalato questo episodio e lo ha qualificato in un certo modo. Io ho commentato quello che ho letto.  

Napoli è sempre come una città in guerra?
Non voglio alimentare altre polemiche. Né credo sia giusto che sia io a essere identificato come il capro espiatorio di una situazione che, paletto o non paletto, era e resta gravissima, in termini di civiltà, di rispetto di una funzione di servizio così delicata come un pronto soccorso  e di ordine pubblico. Ricordo che 20 giorni fa un cittadino di questa città ha lanciato sanpietrini contro un’ambulanza a Forcella e che alla fine dello scorso anno un infermiere del 118 fu messo a testa in giù fuori dal balcone di un’abitazione della Duchesca.

E quindi?
E allora se il mio errore, frutto dell’errore di altri, è servito a far riunire il Comitato per la sicurezza pubblica su questo tema, ben venga anche la frase infelice. Non ho nulla di cui pentirmi.

La prossima volta ci penserà due volte prima di commentare?
Se si vuole che io modifichi il mio sentire nell’interesse di Napoli, la prossima volta - quando ci sarà una scorribanda di cittadini che dopo aver malmenato alle spalle una collega china su un ferito in strada, che poi “scortano” tra sputi, insulti e calci un’ambulanza fino al Pronto soccorso al Cardarelli per infine distruggere mezzo reparto – posso anche limitarmi ad esprimere la mia solidarietà e a stigmatizzare vagamente l’accaduto. Magari raccomandando ai “cattivi” di non farlo più. Posso assumere anche un diverso atteggiamento ma non credo che servirebbe a modificare la realtà delle cose.

Non crede che Napoli viva anche di immagine e che mettere il dito nella piaga a volte può ingigantire i problemi?
No, non sono d’accordo con questa strategia sociale. Penso invece che denunciare consenta a tutti di diventare consapevoli della gravità del male che si vuole combattere. Io amo Napoli, ho a cuore la civiltà di questa città, mi immedesimo, per essere uno di loro, nei camici bianchi in prima linea e nei cittadini bisognosi di cura. E’ una cosa che non mi dà pace pensare che dopo sacrifici, studi, dedizione al lavoro, abnegazione per salvare vite, uno debba anche “abbuscare”. Nessuno tollera che un magistrato o un poliziotto sia malmenato peraltro senza motivo. Perché bisognerebbe tollerarlo nei confronti dei medici? Usare una frase forte era per me un mezzo per smuovere le coscienze. Credo di essere riuscito. Non credo di essere io il problema. Semmai il capro espiatorio.  
 
Ettore Mautone

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