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Lunedì 23 APRILE 2018
C’è ancora troppa ignoranza quando si parla di professioni sanitarie
Gentile direttore,
mi inserisco nell’animato dibattito che attualmente si svolge nel sulla pagina di Quotidiano Sanità. Nel merito, ho avuto modo di leggere l’articolo a firma del dott. Francesco Gentili Sirm Giovani, il quale sostiene che: "Nella sanità italiana il titolo di specialista è riservato a chi ha frequentato una scuola di specializzazione e, nel nostro settore, esiste soltanto la figura di medico chirurgo specialista".
Evidentemente il dott. Gentili non conosce esattamente la normativa e più precisamente i contenuti della legge 43/2006, diversamente non potrebbe sostenere quanto affermato nell’articolo, infatti non corrisponde assolutamente a verità che il titolo di specialista spetta solo al medico.
Pertanto lo invitiamo ad una attenta lettura del quadro normativo riguardante le professioni sanitarie, rectius la 42/99, la 251/00, in particolare, la 43/06. Art 6 comma 1 paragrafo c) “professionisti specialisti in possesso del master di primo livello per le funzioni specialistiche;
Ho sempre sostenuto che il problema è squisitamente culturale ed attiene alla mancata presa d’atto da parte di molti rappresentati medici dei cambiamenti sociali e culturali nonché normativi intervenuti nell’ultimo trentennio e forse più.
Pensare l’infermiere, così come in questo caso il CPS TSRM piuttosto che l’ostetrica come 30 anni fa è anacronistico, fuori contesto e palesa tutta l’ignoranza sulla normativa suesposta.
Fa specie quando questo proviene da giovani come in questo caso.
Pertanto consigliamo di leggere la normativa prima di scrivere cose che nulla hanno a che vedere con l’attuale quadro normativo, rappresentano semmai il frutto di convinzioni personali e della cultura medico centrica di cui è intrisa la mentalità di molti operatori sanitari, soprattutto medici.
Matteo Incaviglia
Segretario AADI Sicilia
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