quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Giovedì 17 NOVEMBRE 2011
Birra come il vino: un bicchiere al giorno fa bene al cuore
Consumo moderato e regolare della bevanda al malto d’orzo può aiutare a diminuire il rischio di malattie cardiache addirittura di un terzo. “Ma sono assolutamente vietate le ubriacature e tutte le forme di consumo esagerato”, precisano i ricercatori.
“Vino rosso fa buon sangue” è uno dei detti più famosi del bel paese. E se anche la birra facesse bene al cuore? Secondo ricercatori italiani della Fondazione di Ricerca e Cura “Giovanni Paolo II” di Campobasso è proprio così: sia vino che birra, se consumati in maniera regolare ma moderata, possono avere effetti positivi sul muscolo cardiaco. Una notizia, quella pubblicata sullo European Journal of Epidemiology, che farà sicuramente piacere agli amanti di malto e luppolo.
La ricerca di meta-analisi ha preso in considerazione diversi studi scientifici condotti negli scorsi anni, arrivando a un campione di ricerca di più di 200 mila persone, per i quali il rischio di malattie cardiovascolari è stato messo in relazione con le abitudini di consumo di alcol.
Il risultato? Non stupisce certo per quanto riguarda il vino: come già si sapeva, lo studio ha riaffermato che un consumo moderato (approssimativamente di due bicchieri al giorno per gli uomini e uno per le donne), può ridurre addirittura del 31% il rischio di patologie legate all’apparato cardiocircolatorio. Ma la scoperta sulla birra ha lasciato tutti a bocca aperta: “Nella ricerca abbiamo considerato vino e birra separatamente”, ha spiegato Simona Costanzo, coordinatrice della ricerca. “Come ci si poteva aspettare con un consumo moderato di vino si è trovato che il rischio di sviluppo di malattie cardiache diminuisce. Man mano che si aumenta la quantità assunta al giorno il vantaggio scompare, finché con un consumo eccessivo il rischio ricomincia a crescere. Questo in qualche modo ce lo aspettavamo. Quel che ci ha stupito è che in ben dodici degli studi che abbiamo considerato le stesse curve di rischio rispetto alla birra erano quasi completamente sovrapponibili a quelle trovate per il vino”.
Questo è infatti il primo studio che mostra come cambiano gli effetti sul rischio cardiaco rispetto alla dose di birra assunta. Come per il vino, la massima protezione dal rischio (33%) si osserva a consumi moderati. Il che vuol dire, per una birra da 5°, una quantità giornaliera che superi di poco la pinta, ovvero mezzo litro. Gli amanti delle due bevande alcoliche, quindi, prima di prendere questo risultato come un via libera per il consumo sconsiderato, devono fare i conti con le quantità. “Parliamo di un consumo regolare, ma moderato”, ha spiegato Augusto Di Castelnuovo, docente a capo dell'Unità di Statistica dei laboratori molisani. “Non mi stancherò mai di ripeterlo: il vino e la birra fanno parte del nostro stile di vita, ne possiamo bere un bicchiere, insieme a un buon piatto salutare, mangiato nei giusti orari e magari in buona compagnia. Ma sono assolutamente vietate le ubriacature e tutte le forme di consumo esagerato”, ha continuato.
“I dati riportati poi – ha precisato ancora Di Castelnuovo – non si possono applicare allo stesso modo per tutti. Per le donne in età fertile, ad esempio, il consumo di alcol può aumentare il rischio di alcuni tipi di cancro. Ciò in un certo senso controbilancia l’effetto positivo sulle malattie cardiovascolari, riduce il beneficio che l’alcol può portare in generale all’organismo”.
Quello che i ricercatori ancora non hanno capito, però, è se questi effetti benefici siano dovuti all’alcol stesso oppure ad altre sostanze. Il fatto che vino e birra siano bevande diverse in composizione, farebbe pensare che il responsabile principale di questi giovamenti possa essere proprio l’alcol. Ma entrambe le bevande contengono anche polifenoli, sebbene diversi. I ricercatori alla Fondazione “Giovanni Paolo II” hanno già annunciato che sarà proprio questo argomento il prossimo da indagare.
Laura Berardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA