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Venerdì 13 APRILE 2018
Veneto. Presenti sul territorio 68 ospedali. Per gli standard ospedalieri 10 sarebbero a rischio chiusura. Cosa farà la Regione?

La Regione chiuderà tout court questi 10 ospedali o deciderà di mantenerli, svuotandoli comunque in parte e senza più investire in tecnologia e/o in personale? Nell’uno o nell’altro caso, la strada è ancora lunga, vi sarà comunque un malcontento generale che investirà (ed in parte già interessa) non solo medici e personale infermieristico, ma anche i comuni cittadini destinatari del servizio in questione.

In questi ultimi mesi il perché di certe scelte in ambito sanitario fa molto discutere, soprattutto perché il concetto “sanità”, rispetto a come era concepito una volta, sta via via cambiando. Ma tutti questi cambiamenti sono stati adeguatamente, se non condivisi, comunicati ai cittadini/utenti? Proveremo ora con un po’ di umiltà a rispondere a questa domanda. Tutto nasce nel 2015 quando il Ministero dell’Economia, di concerto con il Ministero della Salute, approvavano il Decreto Ministeriale n. 70, al quale le Regioni e strutture sanitarie si stanno adeguando ed in forza del quale sono stati adottati, e sono in via di adozione, una serie di cambiamenti che oggi giorno vediamo.
 
La Regione Veneto già nel 2013 precorreva i tempi del decreto 70/15, organizzando la rete ospedaliera e di assistenza territoriale secondo gli standard del citato DM, ma soprattutto, rendendo il sistema sanitario regionale coerente ai cambiamenti socio-epidemiologici a fronte dei nuovi modelli organizzativi. Infatti sin dal 2013 la Regione Veneto approva in via preliminare quelli che saranno gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera del Decreto 70/2015.
 
In particolare la Regione ridisegnava le schede di dotazione territoriale dettagliate per singola Azienda ULSS; la programmazione dei Distretti socio-sanitari e delle aggregazioni funzionali territoriali a livello regionale e di ogni singola Azienda Ulss; i criteri e la determinazione dei posti letto di strutture di ricovero intermedie a livello regionale e per singola Azienda Ulss. Successivamente, con DGR n. 1527/2015, la Regione Veneto organizzava i livelli della rete ospedaliera che, in attuazione al citato DM, sono 7 Ospedali Hub. Per inciso queste tipologie di ospedali rispondono al modello Hub & Spoke; ossia, ad una organizzazione a servizi distrettuali che assicurano ai cittadini il livello primario di assistenza in un determinato territorio.
 
La logica di questo sistema è quella dell’autosufficienza all’interno della rete dei servizi. Per comprendere il modello Hub & Spoke (letteralmente: mozzo e raggi), si deve partire dal presupposto che determinate patologie richiedono la cura in strutture dove le prestazioni, competenze e risorse, oltre che più costose, sono anche diverse: in base a questo decreto, tali servizi non possono essere offerti da tutti gli ospedali presenti in un dato territorio, ma devono essere centralizzati/concentrati in centri regionali ad alta specializzazione o di eccellenza chiamati Hub, dove vengono inviati gli ammalati dai servizi ospedalieri periferici.
 
Per le Aziende Ospedaliere di Padova e di Verona, gli ambiti territoriali di riferimento per alcune specialità sono stati estesi all’intero ambito regionale. 17 Ospedali “spoke” di rete con bacino di riferimento di circa 200.000 abitanti, per i quali, analogamente alle strutture Hub, sono state individuate le funzioni, le specialità di base e di media complessità e i servizi di diagnosi e cura. Altre 17 strutture integrative della rete anche ad indirizzo mono specialistico, denominate “Ospedali nodi della rete”.
 

 
Per quanto riguarda la struttura ospedaliera la Regione Veneto si è dotata all’assegnazione del numero di 17.448 posti letto corrispondente al 3,5‰, nel rispetto dello standard, pari a 3,7‰, indicato nel DM 70/2015.
 

 
Alla luce di quanto abbiamo detto, il Veneto vede sparsi sul proprio territorio 68 ospedali, compresi anche i privati. In base al D.M. 70/15 e agli obiettivi in esso imposti, almeno una decina circa di queste strutture sono da chiudere. La domanda che sorge spontanea è: la Regione chiuderà tout court questi 10 ospedali o deciderà di mantenerli, svuotandoli comunque in parte e senza più investire in tecnologia e/o in personale? Nell’uno o nell’altro caso, la strada è ancora lunga, vi sarà comunque un malcontento generale che investirà (ed in parte già interessa) non solo medici e personale infermieristico, ma anche i comuni cittadini destinatari del servizio in questione.
 
Endrius Salvalaggio

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