quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Lunedì 19 MARZO 2018
Il Viagra potrebbe dimezzare il rischio di cancro del colon nei soggetti a rischio
I farmaci che aumentano i livelli di GMP ciclico, come il sildenafil, riducono la formazione di polipi intestinali e con essi di rischio di cancro del colon, in un modello animale di cancro del colon, rappresentato da topi portatori di mutazioni a carico del gene APC - adenomatouspolyposis coli. E’ una scoperta importante che verrà presto testata in un trial sull’uomo e che, se confermata, aprirà la strada ad una nuova strategia di prevenzione di questo tumore negli individui ad alto rischio, come quelli con poliposi adenomatosa familiare
Una piccola dose di sildenafil (Viagra) al giorno, potrebbe ridurre in maniera significativa il rischio di comparsa del cancro del colon, il terzo dei big killer tra i tumori. A darne notizia sono Darren D. Browning e colleghi (Georgia Cancer Center e Dipartimento di Biochemica e Biologia Molecolare del Medical College of Georgia, Augusta University) che hanno pubblicato i risultati del loro lavoro su Cancer Prevention Research.
A queste conclusioni i ricercatori americani sono giunti utilizzando un modello animale (topo) geneticamente predisposto al cancro del colon. L’aggiunta di una piccolissima dose di sildenafil nell’acqua degli animali ha dimezzato la comparsa dei tumori del colon. Il prossimo passo prevede l’organizzazione di un trial clinico sull’uomo, che arruolerà soggetti ad alto rischio per questo tumore (per importante familiarità, storia di poliposi del colon o di infiammazione intestinale cronica).
Il sildenafil è un farmaco utilizzato da molti anni, non solo nella disfunzione erettile, ma anche per il trattamento dei neonati prematuri con ipertensione polmonare. In questo studio americano, come visto, si è rivelato in grado anche di ridurre in maniera significativa la formazione di polipi intestinali, nei modelli animali predisposti al cancro del colon. Il modello utilizzato in questo studio è rappresentato da topi portatori di una mutazione genetica a livello del gene APC (adenomatous polyposis coli), un noto soppressore tumorale. Le stesse alterazioni genetiche sono presenti nell’uomo, nella poliposi adenomatosa familiare (FAP) e causano la formazione di centinaia di polipi sin dalla giovane età. I soggetti affetti da questa patologia sviluppano un cancro del colon in genere prima dei 40 anni.
Il sildenafil, un inibitore della fosfodiesterasi-5, è noto per la sua capacità di rilassare la muscolatura liscia intorno ai vasi, un effetto sfruttato per il trattamento della disfunzione erettile e dell’ipertensione polmonare. Questo farmaco è però anche in grado anche di aumentare i livelli di GMP ciclico, come dimostrato dai ricercatori dell’Augusta University e questo può tradursi in un effetto protettivo contro i tumori che si sviluppano a partire dell’epitelio intestinale.
In particolare, l’aumento di cGMP sembra in grado di sopprimere l’eccesso di proliferazione cellulare a livello intestinale, aumenta la differenziazione cellulare normale e mantiene una normale apoptosi (la morte cellulare programmata che garantisce l’eliminazione delle cellule alterate).
Il cGMP insomma esce da questo studio come possibile target terapeutico nell’ambito di una strategia di prevenzione anti-tumore del colon nei soggetti ad alto rischio. Ma per averne la certezza e cominciare ad utilizzarlo in clinica con questa inedita indicazione è necessario aspettare i risultati dello studio sull’uomo.
Maria Rita Montebelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA