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Mercoledì 14 MARZO 2018
Ricerca scientifica. Solo il 29% degli italiani la considera una priorità per il Ssn

E appena l’8% riconosce il valore di un accesso tempestivo ai farmaci innovativi, ma l’opinione cambia se si chiede di valutare l’importanza dei farmaci in ambito oncologico. 1 su 2 non sa cosa sia l’antibiotico-resistenza. Questi i dati dell’indagine Piepoli presentati nel corso di “Inventing for Life – Health Summit’, organizzato oggi da MSD Italia a Roma

Ricerca e innovazione sono sempre state gli atout vincenti per dare risposte efficienti alle emergenze di salute globale. Eppure, nonostante i grandi successi conseguiti, i cittadini spesso non riescono a riconoscerne il valore. Appena tre italiani su dieci identificano la ricerca scientifica come priorità sulla quale si dovrebbero concentrare gli sforzi del Ssn e meno di una su dieci riconosce il valore di un accesso tempestivo ai farmaci innovativi. Ma l’opinione cambia radicalmente se si chiede di valutare l’importanza dei farmaci in ambito oncologico, in questo caso la quasi totalità dei cittadini considera importante per un paziente con tumore poter usufruire delle nuove terapie. Il cancro viene infatti considerato dall’opinione pubblica il ‘nemico numero 1’, mentre si sottovaluta l’impatto delle malattie infettive e delle patologie croniche come il diabete. Un italiano su due non sa cosa sia l’antibiotico-resistenza e solo tre su dieci la considera un problema ‘molto’ preoccupante, a fronte però di quasi quattro cittadini su cinque che vedono nelle infezioni ospedaliere un’emergenza di sanità pubblica. Cosa mettono in in testa alle priorità per il Ssn? La riduzione dei tempi di attesa.
 
A delineare i contorni della percezione degli italiani sulle necessità della sanità pubblica è un’indagine quantitativa svolta da Istituto Piepoli e presentata oggi nel corso di “Inventing for Life - Health Summit” un evento istituzionale organizzato da MSD Italia all’Auditorium di Confindustria a Roma.  Una kermesse che ha visto riuniti clinici, rappresentanti di Istituzioni, Società Scientifiche e associazioni per discutere sui dati emersi e sulle risposte da dare alle priorità della sanità, sulla gestione sostenibile della cronicità e sulle nuove frontiere aperte dall’uso dei Big Data sanitari. Insomma un’analisi sulla percezione della sanità pubblica a tutto tondo.
 
Una sanità che, come ha ricordato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, presente all’evento, nonostante le tante difficoltà determinate dalla crisi economica e una domanda di salute che cresce a causa dell’invecchiamento ha messo in campo leve importanti per garantirne l’equilibrio e tutelare il diritto alla salute dei cittadini: dal Patto per la Salute ai nuovi Lea fino alle risorse per i farmaci innovativi e l’epatite C solo per citarne alcune. Tanti obiettivi raggiunti ma anche tanti ancora affinare, per questo Lorenzin al futuro ministro che verrà ha suggerito di “implementare le riforme per sanare il vizio italico di emanare le leggi e non applicarle, potenziare la medicina de territorio, affrontare la resistenza agli antibiotici, risolvere la criticità delle liste d’attesa e soprattutto di Investire su ricerca e prevenzione”.
Lo scenario tratteggiato nel corso dell’eventi è complesso e ha evidenziato l’importanza della cooperazione tra attori del mondo scientifico, del settore pubblico e privato, per il perseguimento di un fine comune: il miglioramento delle condizioni di Salute.
 
“Il nostro compito come industria farmaceutica – ha dichiarato Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia – è quello di continuare a investire in Ricerca & Sviluppo, consolidando il ruolo di partner delle Istituzioni, del mondo scientifico e delle associazioni di pazienti, per offrire farmaci e vaccini innovativi e servizi di Valore come quelli sviluppati in ambito digitale e della tecnoassistenza. A livello globale, siamo in prima linea nella lotta a vere e proprie emergenze sanitarie, come il cancro, l’Hiv, l’epatite C, ma anche nella prevenzione e controllo delle epidemie, con i nostri vaccini e gli antibiotici, o nella gestione delle patologie croniche come il diabete. Crediamo che il Valore del nostro lavoro sia legato alla possibilità per i pazienti di accedere tempestivamente alle terapie innovative, con un giusto riconoscimento all’investimento in Ricerca & Sviluppo, ma nel rispetto della piena sostenibilità del Ssn. Questa è la missione di MSD in Italia e nel mondo”.
 
I dati dell’indagine. Condotta attraverso 1.088 interviste ha puntato i riflettori sulle priorità globali di sanità pubblica e la risposta dell’industria. È emerso che il 29% degli intervistati identifica la ricerca scientifica come priorità sulla quale si dovrebbero concentrare gli sforzi del Ssn; appena l’8% considera prioritario per il Ssn garantire l’accesso ai farmaci innovativi in tempi rapidi. Eppure, il 97% considera importante, per un paziente con tumore, poter usufruire delle nuove terapie. Secondo i cittadini coinvolti nell’indagine, ad oggi sono i tumori a rappresentare la sfida prioritaria per la Sanità Pubblica; il 72% crede che si dovrebbe investire di più in quest’ambito mentre si sottovaluta l’impatto di malattie come il diabete (meritevole di investimenti solo per il 13% degli intervistati), delle malattie infettive (2%) e della prevenzione vaccinale (2%).
 
Questo nonostante i fatti dicano che le minacce per la salute arrivino da diversi fronti: ad esempio, il ritorno in Italia e in Europa di malattie che sembravano sconfitte, come il morbillo, definito dall’Oms “una tragedia che non si può accettare”, conseguenza del calo della copertura vaccinale o di sistemi di sorveglianza delle malattie poco efficaci. O ancora, l’emergenza sanitaria globale rappresentata dall’antibiotico-resistenza: entro il 2050, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero essere la prima causa di morte al mondo, con un tributo annuo di oltre 10 milioni di vite (fonte: report Omd). E così un intervistato su due non sa cosa sia l’antibiotico-resistenza e solo il 32% la ritiene un problema “molto” preoccupante, a fronte di un 86% che vede nelle infezioni ospedaliere un’emergenza di sanità pubblica.
 
Altro tema chiave esplorato nel corso del Summit è quello della gestione sostenibile della cronicità. Secondo gli intervistati, la patologia che costa di più al nostro Ssn è il cancro: 66%, contro il 18% del diabete e il 19% delle patologie cardiovascolari. Tale percezione non trova conferma nei dati. Infatti, in uno scenario come quello del nostro Paese, dove 1 persona su 5 è over 65, con un’età media di 45,2 anni, e un saldo negativo tra nuove nascite e decessi in continuo aumento (-183.000 nel 2017, secondo i dati Istat dello scorso anno), le patologie croniche incidono in maniera decisamente significativa a livello di costi: ad esempio, per il diabete, secondo uno studio italiano (Mennini et al. 2015), il Ssn sostiene ogni anno costi diretti per 9,6 miliardi di euro, ai quali si aggiungono 10,7 miliardi di costi indiretti (assenza dal lavoro e pensionamento anticipato).
 
Innovazione, Big Data e regolamentazione del farmaco: le frontiere del futuro. Per quanto fondamentali, le terapie non rappresentano però l’unico elemento in grado di concorrere al miglioramento della salute delle persone. I servizi digitali rappresentano infatti una leva importante per facilitare il percorso di trattamento e di cura. I cosiddetti ‘Big Data’ sono considerati infatti un’importante risorsa per migliorare la gestione della complessità in sanità. I cittadini, però, non sembrano ancora cogliere del tutto i vantaggi di questa opportunità; solo la metà degli intervistati si dichiara disposta ad autorizzare l’uso dei suoi dati sanitari privati. L’utilizzo dei Big Data in sanità, così come la telemedicina (che l’89% degli intervistati crede possa essere d’aiuto per i pazienti cronici) rappresentano quindi importanti risorse per la sanità del futuro, a patto che non si perda di vista la centricità del paziente, esigenza che emerge fortemente anche dall’indagine. Il 39% degli intervistati, infatti, reputa che i pazienti non siano adeguatamente ascoltati e considerati nelle decisioni del Ssn e l’84% sostiene che l’offerta di servizi sanitari in Italia non sia distribuita in modo omogeneo ed equo.

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