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Venerdì 09 MARZO 2018
Il dopo voto. Dalla convenzione alla remunerazione, fino alle legge sulla concorrenza. Le 7 richieste di Assofarm al nuovo Parlamento
Rivedere la legge sulla concorrenza con un maggiore controllo sulle future società di capitali, un confronto più scientifico su pregi e difetti delle due forme di distribuzione del farmaco, una nuova remunerazione, risorse per la nuova convenzione, presa in carico del paziente cronico, tutti i farmaci in farmacie e formazione continua dei farmacisti sulle nuove molecole. Queste l'agenda di lavoro che verrà portata all’attenzione del nuovo Parlamento e delle Regioni.
È certamente apprezzabile lo sforzo compiuto dai farmacisti privati di convocare gli Stati Generali della farmacia, lo scorso 26 febbraio. I nuovi vertici Federfarma stanno interpretando bene il sentimento diffuso tra farmacisti, che è un mix di presa di coscienza dei problemi e di volontà di ritornare ad un ruolo centrale nel sistema sanitario locale. Ben venga quindi, ogni occasione che ci permette di presentarci compatti nel confronto con la politica, per di più a così breve distanza dalle elezioni.
La speranza è quella che l’interesse raccolto dai politici presenti agli Stati Generali non fosse quello tipico dei periodi pre-elettorali. Come noto a tutti, la vicinanza al voto viene vissuta dalla politica come un momento più delle intenzioni che dei programmi realistici. Del vorrei fare più che del potrò.
Problema, questo che potrebbe estendersi sotto altre vesti anche dopo il voto. Esattamente come i programmi elettorali, infatti, anche la produzione legislativa non è mai stata povera di ottimi propositi sulla farmacia italiana.
Così è stato per la legge 833/78 che comprende le farmacie nel Sistema Sanitario Nazionale. Così è stato per ogni piano sanitario nazionale o regionale, che sempre hanno coinvolto più o meno ampiamente le farmacie. Così infine è stato per l’importantissimo Piano Nazionale delle Cronicità del 2016, che alla farmacia dedica tre pagine entusiasmanti sul suo potenziale di prossimità, di educazione sanitaria, di collaborazione con gli altri professionisti della salute.
Ciò che invece è quasi sempre mancato è la risolutezza successiva e necessaria a trasformare la legge in realtà. La sfida che ci attende non è quella di coinvolgere i nostri interlocutori politici, ma di fare in modo che alle loro disposizioni di legge Governo, Amministrazione centrale e Regioni facciano seguire i fatti.
Per questo motivo riteniamo opportuno focalizzare in sette punti, che riportiamo di seguito, la nostra agenda di lavoro che porteremo all’attenzione del nuovo Parlamento e delle Regioni.
1 - Rivedere la 124/2017
Siamo sempre più convinti che la legge sulla concorrenza possa mettere in forse la capillarità del sistema farmacie sul territorio italiano. A sostegno della necessità di un maggiore controllo sulle future società di capitali che potranno investire nel nostro settore c’è la recente allerta della Commissione Antimafia, che paventa infiltrazioni malavitose nel settore.
2 - Fare il tagliando alla 405/2001
È ormai un anno che da più parti, Regioni e farmacisti ospedalieri compresi, sta montando la necessità di confrontare con maggiore scientificità pregi e difetti delle due forme di distribuzione del farmaco.
Il tavolo di confronto aperto dalla SIFO e con la consulenza tecnica della Scuola Superiore Sant’Anna è certamente un ottimo inizio, però anche in quella sede deve essere mantenuta ferma la barra sulla centralità dell’interesse del cittadino. Nel confronto tra Diretta e Per Conto devono essere compresi i costi occulti che il cittadino deve sostenere nella prima opzione, come maggiore tempo impiegato per gli spostamenti e relativi costi reali. Considerazioni, queste ultime, che Assofarm sostiene da anni e che recentemente sono state condivise anche da Tonino Aceti di Cittadinanza Attiva.
3 – Nuova Remunerazione
Assofarm pensa che sia la priorità assoluta per la categoria. Ma lo dovrebbe essere anche nell’agenda delle Regioni. Una nuova remunerazione, poggiante su un nuovo rapporto tra cittadino e SSN attraverso la farmacia stessa, dovrebbe essere il più grande contributo che la farmacia darebbe alla sfida del contenimento della spesa. Non mancano certo i casi di successo in giro per l’Europa.
4 – Nuova Convenzione: nuove risorse?
Rispetto a vent’anni fa le farmacie hanno assunto de facto nuovi impegni. Una Convenzione rinnovata che non riconoscesse economicamente questi impegni non avrebbe senso. Impegni che però andrebbero maggiormente tutelati: è certamente positivo che l’ultima legge di stabilità abbia previsto 36 milioni di euro in tre anni previsto per le farmacie, a patto però che essi non finiscano come i 200 stanziati in passato per la farmacia dei servizi epoi trattenuti dalle Asl per creare le Case della Salute.
5 – Presa in carico del paziente cronico: un altro mito?
La storia recente del nostro settore è piena di parole-mito, concetti bellissimi che vengono pian piano adottati da ognuno in comunicati e conferenze pubbliche, fino a quando non si arriva al dunque. Di fronte ai prezzi da pagare per far diventare realtà queste parole, tutti passano improvvisamente ad altro. È successo per la pharmaceutical care e per la farmacia dei servizi. Vorremmo evitare sorte simile alla presa in carico del paziente cronico e lo facciamo con una sperimentazione sul campo in sintonia con quanto previsto dal piano nazionale delle cronicità sopra citato. Il progetto che stiamo attuando sul territorio dell’ASL Toscana Sud Est sta diventando realtà e presto produrrà dati concreti, che sono l’opposto del mito.
6 – Tutti i farmaci in farmacia
A parte pochissime e doverose eccezioni, non vi sono limiti scientifici di sorta che impongano la distribuzione di alcuni farmaci in ospedale e non in farmacia. La riforma della remunerazione come da noi intesa farebbe venir meno anche i limiti economici: se il farmacista fosse remunerato in base al servizio offerto e non al prezzo del farmaco, poco importerebbe l’entità di quest’ultimo.
7 – formazione continua dei farmacisti sulle nuove molecole
Quanto appena detto è attuabile solo se i farmacisti territoriali verranno adeguatamente formati a somministrare una nuova generazione di farmaci biotech che fino ad oggi sono stati ad appannaggio dei loro colleghi ospedalieri.
Venanzio Gizzi
Presidente di Assofarm
Fonte: Notiziario Assofarm n. 133
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