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Mercoledì 14 FEBBRAIO 2018
Verso le elezioni. I Forum di Quotidiano Sanità. Intervista a D’Ambrosio Lettieri (NcI): “La sanità oggi è più debole ed incapace di garantire diritto salute”
È un quadro con molte ombre e poche luci quello tracciato dal componente della Commissione Sanità del Senato, dopo questi 5 anni di legislatura. Per invertire la rotta, il prossimo Parlamento dovrà apportare alcune necessarie correzioni: da un potenziamento del Fondo sanitario nazionale alla ridefinizione dei criteri di riparto, da una nuova governance del sistema sanitario all'abolizione del superticket, fino ad un piano straordinario per il personale.
A poche settimane dalle elezioni politiche del prossimo 4 marzo, proseguono i Forum di Quotidiano Sanità con i quali i protagonisti stessi della politica tracciano un bilancio della legislatura appena conclusa e dettano la loro agenda delle priorità per il prossimo Parlamento. Dopo De Biasi (Pd), Mandelli (FI) e Romani (10 volte meglio), oggi abbiamo intervistato Luigi d'Ambrosio Lettieri (NcI), componente della Commissione Sanità del Senato.
Senatore D'Ambrosio Lettieri, qual è il suo giudizio sulla legislatura appena conclusa sul piano delle iniziative legislative e di Governo in campo sanitario?
Questa legislatura avrebbe potuto caratterizzarsi come quella di svolta per affrontare e risolvere in maniera strutturale ed efficace le criticità legate alla sostenibilità del sistema sanitario nazionale, in un quadro di welfare in perenne emergenza e di cambiamenti socio-economici e ambientali del Paese. Invece si è caratterizzata soprattutto per l’assenza di politiche lungimiranti sul piano della governance di un settore particolarmente complesso come quello della sfera socio-sanitaria e per i tagli lineari perpetrati senza soluzione di continuità dai governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Tagli a risorse economiche e blocco delle assunzioni che hanno finito per penalizzare soprattutto il Sud, a discapito delle fasce più deboli della popolazione.
Le logiche e la miopia programmatica del ministero dell’Economia che ha trattato la materia sotto il profilo meramente economico, tralasciando il fatto che si tratta di diritto alla tutela della salute, sono state deleterie. Logiche e miopia che rischiano di vanificare anche le poche luci che ci sono, frutto anche del contributo responsabile di alcune forze di minoranza.
In questo senso avete lavorato molto in questi 5 anni in Commissione Sanità al Senato.
La Commissione Sanità, di cui mi onoro di far parte, ha cercato di lavorare con grande senso di responsabilità e ne hai dato prova ancora più tangibile le opposizioni, nella consapevolezza che la tutela della salute e il ssn sono uno straordinario patrimonio di civiltà per l'intera comunità. Penso al grande lavoro svolto sulla lotta alla contraffazione farmaceutica che viaggia spedita nell’e-commerce e all’indagine conoscitiva sulla sostenibilità del ssn, che ha prodotto proposte concrete su questo fronte. Ma anche all’obbligo vaccinale, una norma doverosa per frenare una pericolosissima deriva oscurantista, ai passi avanti sul fronte della lotta agli sprechi, con riferimento all’appropriatezza e all’aderenza terapeutica. Anche i provvedimenti su livelli essenziali di assistenza, su ricerca e sperimentazione, su Ordini delle professioni sanitarie e su responsabilità professionale hanno segnato piccoli passi in avanti su cui, tuttavia, si dovrà lavorare con maggiore concretezza.
Mancano decreti attuativi e le poste di bilancio per il finanziamento di molte leggi risultano inesistenti o inadeguate. Si poteva fare molto meglio per dare una concreta attuazione al piano nazionale della cronicità - documento programmatorio di ottima qualità - sulle attività di prevenzione, diagnosi e cura del diabete, delle patologie neurodegenerative e su quelle oncologiche. La politica farmaceutica, inerente un comparto strategico e fondamentale per la salute, l'Innovazione, l'occupazione e il Pil, è stata accentrata a Palazzo Chigi dove un apposito tavolo fantomatico di lavoro ha prodotto il nulla.
Purtroppo è mancata la sensibilità ancor più che le risorse economiche: il nostro sistema sanitario continua a soffrire di una visione parcellizzata tutta chiusa in un perimetro asfittico, nel quale prevale l'interesse effimero più che la capacità di disegnare una prospettiva che guardi lontano tenendo conto delle sfide dei tempi. Il modello universalistico regge la sfida solo se si definiscono nuovi criteri per stabilire quali prestazioni erogare (valore scientifico e priorità) e a chi garantirle (platea dei destinatari). Insomma, ci vuole una nuova governance di sistema costruita sulle gambe robuste della competenza.
Cos'altro è mancato?
Sono mancate anche politiche adeguate per incentivare ricerca scientifica (i nostri bravissimi ricercatori sono condannati all'espatrio) e prevenzione e per quanto riguarda formazione, borse di studio e scuole di specializzazione, si è all’anno zero. Pessimo servizio rende ai cittadini, a mio parere, anche la legge sulle Dat, le disposizioni anticipate di trattamento. La maggioranza ha voluto portare a casa una legge purchessia, che produrrà una mole di ricorsi in Tribunale e non risponderà alle esigenze dei cittadini che giustamente richiedono alla politica il sacrosanto diritto di trovare nelle leggi dello Stato il principio di proporzionalità delle cure e quello, nobilissimo da un punto di vista etico e umano, dell’accompagnamento alla conclusione dell’esperienza terrena in una logica solidaristica che si poggia sul rapporto primario tra medico e paziente. Ci sarebbe voluto un energico rilancio delle cure palliative e invece questa legge incide profondamente sui principi della deontologia medica, sulla libertà e sulla stessa tutela della salute, includendo nei trattamenti sanitari idratazione e alimentazione.
In conclusione la sanità pubblica esce più forte o più debole?
Assolutamente più debole, come ha evidenziato anche l’indagine conoscitiva sul Ssn promossa in Commissione Sanità e di cui sono stato il proponente e relatore insieme alla collega Dirindin. La legge di riforma sanitaria, la 833/78 compie 40 anni. Il sistema sanitario nazionale italiano, riconosciuto come uno dei migliori al mondo, ha garantito per tanto tempo, a tutti i cittadini, in una logica di universalità, equità e solidarietà, il diritto alla tutela della salute in attuazione dell’art.32 della Costituzione. Ma questo, diciamolo chiaro, non succede più. Nel senso che i livelli essenziali di assistenza non sono garantiti in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
Questa offerta qualitativamente e anche quantitativamente disomogenea, crea inaccettabili diseguaglianze territoriali. Il Ssn non è più veramente universale ed equo, spesso neanche solidale. Tanto che il 10% dei cittadini italiani rinuncia a curarsi soprattutto per problemi economici, ma anche per tempi di attesa e difficoltà di accesso alle terapie. Per il 53,6% degli Italiani la copertura dello stato sociale si è ridotta e paga di tasca propria molte delle spese che prima venivano coperte dal sistema di welfare nazionale.
Inoltre, a causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi della sanità privata, nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno rinuncia a una prestazione sanitaria. E sono 3 milioni i cittadini non autosufficienti che necessitano di assistenza. La spesa privata per accedere alle prestazioni sanitarie aumenta, ma la parte intermediata dalla sanità integrativa è molto ridotta. In sostanza c’è un 85% di spesa sanitaria privata, pari a circa 40 mld, che è pagata direttamente dai cittadini, con il concreto rischio di trasformare ciò che dovrebbe essere “integrativo” in “sostitutivo”. Ecco perché occorre una moderna disciplina legislativa del “secondo pilastro” dal quale il sistema pubblico potrebbe trarre un efficace supporto per la sua sostenibilità introducendo principi assistenziali di welfare selettivo per obiettivi e platea di assistiti in funzione del reddito. La politica ha il dovere di parlare il linguaggio della verità. E poi quello di trovare soluzioni adeguate e credibili.
Quali pensa debbano essere le priorità per la sanità da inserire nei prossimi programmi elettorali?
Per non destabilizzare ulteriormente il sistema sanitario, profondamente in crisi, la prossima legislatura deve essere veramente di svolta. Bisogna apportare le necessarie correzioni, anche nel testo della Costituzione, per garantire l’uniformità territoriale dell’accesso assistenziale e imboccare la strada giusta per recuperare forza, stabilità e una prospettiva positiva alle politiche di tutela della salute pubblica.
E dunque: potenziare il finanziamento del FSN e ridefinire i criteri di riparto delle risorse, oggi iniqui; riprogrammare la politica sanitaria in un quadro organico di riforma: una buona governance del sistema sanitario e sociale, capace di raccogliere le sfide imposte dai tempi, deve necessariamente estendere il proprio ambito di intervento anche alle gravi criticità determinate dalle condizioni di povertà e dalle emergenze ambientali che incidono sulla salute e sui bisogni di assistenza della popolazione; promuovere una nuova governance del sistema sanitario, che comprenda più competenze e più responsabilità, in una logica che privilegi strumenti di controllo della qualità della spesa e dell’assistenza, soprattutto in termini di appropriatezza clinica e organizzativa; garantire l’uniformità nell’accesso alle prestazioni sanitarie, introducendo il principio di sussidiarietà anche nell’art. 117 della Costituzione - nella parte relativa alle materie di legislazione concorrente, per evitare che eventuali inerzie istituzionali e cattive politiche a livello centrale come a livello regionale, compromettano l’esercizio di tale diritto; dare concreta attuazione al piano per la cronicità con potenziamento dell’assistenza territoriale e domiciliare e rilancio delle politiche di integrazione ospedale-territorio; riformare la sanità integrativa; abolire il superticket, odioso balzello che concorre a segnare la diseguaglianza tra cittadini di diverse regioni; promuovere una nuova governance del farmaco, anche per favorire l’accessibilità ai farmaci innovativi; definire un piano straordinario per personale sanitario, turn over, borse di studio, contratti: non vi può essere diritto alla salute senza professionisti della salute. Cosa che contrasta con l’uso intensivo della forza lavoro, con turni sempre più massacranti, carenze di organico e largo impiego di precariato; attuare un piano straordinario di investimenti per l’edilizia sanitaria, l’innovazione tecnologica e la sicurezza degli ospedali.
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