All'indomani della lettera all'Ue del premier, Silvio Berlusconi, nella quale era contenuta una proposta di liberalizzazione degli Ordini professionali, è andanto in scena oggi a Salerno, presso la sede dell'Ordine medici di provinciale, un dibattito che ha visto confrontarsi sul tema il presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco, e la firma del Corriere della Sera, Sergio Rizzo. Il confronto è avvenuto all'nterno della convention straordinaria organizzata dalla Fnomceo, in vista della riforma dell'Ordine, ora al vaglio della Commissione Sanità al Senato.
Gli Ordini professionali, nel centenario della riforma del loro ordinamento istitutivo, sono uno strumento di tutela e garanzia per il cittadino, o semplicemente l'ennesimo obsoleto apparato burocratico a difesa degli interessi della categoria? Questa la domanda a cui si è cercato di rispondere. E per il presidente Bianco non c'è dubbio: l'istituzione ordinistica è da difendere. Ma anche da riformare. Se è infatti vero che “gli Ordini forniscono una garanzia al cittadino sulla tutela della qualità delle prestazioni ricevute, monitorando sul rischio di abusivismo – ha sottolineato Bianco -, bisogna anche dire che necessitano ormai di una riforma che permetta una gestione più moderna della sua organizzazione e governance”. “Il riammodernamento – ha proseguito Bianco - dovrebbe seguire tre principi base: tutela della qualità tecnico-professionale; tutela del valore civile ed etico della prestazione sanitaria; rappresentare in modo esponenziale la professione e tutelare, attraverso la qualità dei professionisti, la qualità delle prestazioni erogate ai cittadini”.
Di avviso contrario Sergio Rizzo, secondo il quale il ruolo di controllo fornito dagli Ordini spesso rimane un fatto meramente teorico. Accade con i giornalisti, ha detto, ma anche con i medici e citando il caso dell'ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo si è chiesto se "sia una cosa logica che De Lorenzo, condannato ormai 10 anni fa, se non sbaglio, o forse anche di più, in via definitiva, per un reato non proprio marginale, anche se non attinente alla sua professione medica, possa essere considerato ancora a tutti gli effetti iscritto all'albo dei medici". "La domanda che faccio - ha insistito Rizzo - come cittadino prima ancora che come giornalista, e che mi devo fare, è come possa De Lorenzo essere ancora professore universitario nella facoltà di medicina di Napoli, con la cattedra di Biochimica"." Lui - continua Rizzo - mi mandò una lettera per essere stato citato da me e Stella sul fatto dell'università, dicendo che ignoravamo la legge, perchè non sapevamo che la Pubblica amministrazione può licenziare una persona se viene condannata nel momento in cui il reato viene commesso nell'esercizio della sua funzione. Siccome lui non ha commesso questi reati in quanto professore universitario, ma in quanto ministro della Sanità, può continuare a insegnare. E io dovrei mandare mio figlio di 18 anni magari a seguire un corso di biochimica con un professore condannato in via definitiva per corruzione. Questo mi crea dei problemi, e crea dei problemi al sistema".
Dunque, per il giornalista, il problema risiede nel fatto che, chi dovrebbe apportare riforme al sistema, riscrivendone le regole, “sono i medici stessi”. “Buona parte dei parlamentari, nonché dei membri della Commisione Sanità del Senato, sono medici iscritti all'Ordine, e si viene quindi a creare un problema di lobby”.
Rispondendo al caso De Lorenzo, Bianco ha premesso di non "aver presente tutto l'iter della vicenda De Lorenzo a Napoli. La legge attuale, non gli Ordini, prevede che un professionista radiato dopo 5 anni possa fare domanda di reiscrizioni agli albi". L'Ordine ha solo potere ricognitivo, se una persona ha i titoli per esercitare la professione, l'Ordine non ha poteri giuridici per rifiutare la domanda d'iscrizione".
Altro aspetto dibattutto è stato quello relativo alle barriere d'accesso alla professione. In questo caso, il presidente della Fnomceo ha voluto puntualizzare come queste non solo non esistano riguardo l'Ordine dei medici, “visto che l'Ordine ha un potere meramente cognitivo, di controllo dei requisiti imposti dalle leggi dello Stato, e non decisionale”, ma che anzi, spesso possono rilevarsi proprio di aiuto all'accesso alla professione per i giovani, tanto che, come anticipato da Bianco, “è stato previsto nel nostro bilancio un capitolo di spesa di circa 300-350 mila euro, per la promozione all'accesso alla professione, proprio per abbattere le barriere economiche all'accesso”.
Ultimo aspetto affrontato è stato quello relativo alla proposta di istituire nuovi ordini professionali, e, anche in questo caso, le vedute dei due protagonisti sono risultate abbastanza distanti. Per Bianco si tratterebbe “non di istituire nuovi Ordini, ma di riconoscere quel 70% di professioni sanitarie strutturate in Collegi, che prevedono ormai un percorso di laurea professionalizzante, e che, inoltre, già applicano norme interne uguali a quelle ordinistiche”. “Il problema vero – ha concluso il presidente Fnomceo – è che sono state istituite 16 nuove professioni mediche, che, ad oggi, risultano quasi del tutto prive di regole e di controllo”.
Di opinione contraria, Rizzo ha fatto notare come questo vada in senso diametralmente opposto alle direttive europee, che invitavano invece il Paese a “sfoltire quella giungla degli Ordini professionali”. “Bisogna liberare il Gulliver dalle funi – ha concluso il giornalista – è necessario un processo di vera liberalizzazione che porti ad uno snellimento degli apparati, con un conseguente aumento della competizione, della qualità dei servizi, e un abbassamento dei costi”.