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Giovedì 01 FEBBRAIO 2018
Tumore al fegato, Pascale di Napoli capofila in Europa nella sperimentazione del vaccino Hepavac
All’Istituto Nazionale dei Tumori Pascale di Napoli parte nelle prossime settimane lo studio clinico di fase I/II che valuta un vaccino terapeutico contro il tumore del fegato. È l’unica sperimentazione del genere in atto nel mondo. Il vaccino è specifico contro l’epatocarcinoma ed è il frutto di un investimento dell’Unione Europea che, con 6 milioni di euro, ha finanziato lo studio Hepavac-101, di cui è capofila l’Istituto Nazionale Tumori di Napoli Pascale.
Gli obiettivi sono quelli di indurre nei malati una risposta immunitaria che possa ritardare il ripresentarsi del cancro dopo i trattamenti convenzionali; o determinare – ed è questo l’auspicio più grande dei ricercatori – l’assenza delle recidive post-trattamento.
Il Pascale coordina il progetto a livello europeo e sponsorizza lo studio clinico che vede impegnati il centro di Tubinga in Germania, Pamplona in Spagna, Anversa in Belgio, Birmingham in UK. In Italia oltre al Pascale di Napoli è coinvolto l'Ospedale Sacro Cuore di Negrar – Verona. Dal 2013 lo sviluppo del vaccino è stato realizzato con il contributo di tutt i partner del progetto Hepavac, inclusa l'università dell'Insubria.
Durante i primi quattro anni del progetto, i ricercatori hanno identificato gli antigeni dell'epatocarcinoma, cioè le proteine presenti in grandi quantità solo sulle cellule tumorali. Tali antigeni sono totalmente nuovi e specifici per il tumore del fegato, infatti non si trovano sulle cellule sane del fegato, né in altri organi. Questi antigeni sono stati utilizzati per preparare il vaccino Hepavac.
“Lo stiamo preparando dal 2013”, spiega il coordinatore scientifico del progetto, Luigi Buonaguro, responsabile della Struttura dipartimentale di Immunoregolazione dei tumori del Pascale di Napoli. “Siamo fiduciosi e contiamo di poter avere i risultati entro giugno 2019. Le fasi 1 e 2 della sperimentazione clinica ci permetteranno di valutare la tollerabilità del vaccino e la sua capacità di indurre una risposta immunitaria. In totale saranno arruolati nei centri coinvolti 40 pazienti affetti da tumori primitivo del fegato".
“Non bisogna indurre facili entusiasmi ma se, come speriamo, i risultati saranno quelli auspicati, il nostro sarà il primo vaccino al mondo per il tumore epatico candidato alla successiva sperimentazione su vasta scala per testarne in maniera definitiva l’efficacia e fornire uno strumento terapeutico efficace per i pazienti affetti da un tumore così letale”, aggiunge Buonaguro. “Infatti, il tumore del fegato rappresenta la terza causa di morte per cancro nel mondo e le opzioni terapeutiche attualmente a disposizione sono molto limitate con una sopravvivenza media del 20% a 5 anni dalla diagnosi”.
Il trattamento consiste in 9 punture intradermiche da effettuare periodicamente e precedute da un’unica infusione endovena di ciclofosfamide a bassa dose, un chemioterapico che ha lo scopo di preparare il terreno. Il protocollo riguarderà i primi 45 malati in fase iniziale al termine di altri trattamenti locali (asportazione chirurgica o ablazione con radiofrequenza). Trattamenti efficaci ma che, nella maggior parte dei casi, sono destinati a fallire con poche opzioni terapeutiche. La sopravvivenza media è del 20% a 5 anni dalla diagnosi. L’obiettivo è ridurre l’incidenza delle recidive e prevenire la ricomparsa della malattia.
Lo studio clinico è di fase 1, ossia orientato a valutarne la tossicità ovvero la tollerabilità, e di fase 2 per la verifica di efficacia (in termini di risposta immunitaria. Seguirà la fase 3 per la comparazione di efficacia con altri trattamenti. I primi risultati sono attesi entro giugno del 2019. I pazienti saranno sottoposti ad esami di routine per verificarne lo stato di salute e constatare che non vi sia un residuo visibile di tumore. Quindi si procederà con i due step dell’infusione (prima la ciclofosfamide e poi dopo qualche giorno la prima delle 9 dosi del vaccino con una sostanza adiuvante). Coinvolti nello studio oltre a Bonaguro anche gli oncologici Paolo Ascierto e Antonio Avallone che tratteranno i pazienti.
Ettore Mautone
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