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Mercoledì 26 OTTOBRE 2011
Testosterone troppo basso nel 40% dei maschi. Rischi per desiderio, osteoporosi e cuore

Aumentano i casi tra i quarantenni. L’allarme degli esperti riuniti all’84° congresso nazionale della Società italiana di urologia. Fondamentale intervenire appena si presentano sintomi sospetti. No al ‘fai da te’.

Non si tratta solo di calo del desiderio e delle conseguenze sulla vita di coppia. Il calo del testosterone, tecnicamente “ipoandrogenemia”, evento piuttosto frequente negli uomini over 50 ma sempre più diffuso anche a partire dai 40 anni, comporta anche rischi di aumento dell’osteoporosi e delle malattie cardiovascolari. L’allarme arriva dagli esperti riuniti al congresso nazionale della Società Italiana di Urologia (Siu), che si chiude oggi a Fiuggi. E dagli urologi arriva soprattutto l’invito a non considerare questo problema irrimediabile, irreversibile e ineluttabile. Tanto meno di considerarlo un tabù. Una visita è necessaria, non appena si presentano i sintomi. Perché le evidenze scientifiche suggeriscono che un riequilibrio dei livelli fisiologici del testosterone non solo ridà ‘fiato’ alla passione, ma è in grado di interferire positivamente con la progressione proprio di osteoporosi e malattie cardiovascolari. L’importante è evitare le soluzioni ‘fai da te’, che possono pregiudicare il futuro, oltre che rendere difficili poi interventi corretti.

“A partire dai 40 anni – spiega Vincenzo Mirone, ordinario di urologia all’Università Federico II di Napoli e segretario generale Siu – il testosterone subisce un calo di circa l'1% ogni anno: intorno ai 50 anni, e ancor di più a 60 anni e oltre, la quantità in circolo dell’ormone può essere talvolta talmente bassa da provocare i sintomi di un vero e proprio climaterio in versione maschile”. Una condizione di ipoandrogenemia si rileva infatti nel 10% della popolazione maschile di età compresa fra i 40 e i 60 anni e nel 30% nella fascia di età fra i 60 e gli 80 anni. “L’ipoandrogenemia a sua volta – prosegue Mirone – favorisce un quadro clinico caratterizzato da obesità, riduzione della massa magra, osteoporosi, aumento di patologie cardiovascolari, compromissione delle funzioni cognitive e quindi compromissione della qualità di vita. Il testosterone rappresenta dunque un ormone chiave non solo per la salute sessuale, ma anche e soprattutto per il benessere psico-fisico dell’uomo. Dunque è fondamentale intervenire appena si presentano sintomi sospetti, primo tra tutti il ‘calo’ del desiderio”.

Le terapie a base di testosterone sono state viste, per oltre sessant’anni, con sospetto dall’intera comunità urologica. In particolare, la terapia sostitutiva con testosterone è stata a lungo ritenuta responsabile dell’insorgenza di cancro alla prostata. Un pregiudizio pesante, che ha condizionato il comportamento clinico di molti urologi nel mezzo secolo appena trascorso, ma che ormai appare sfatato. Tanto che oggi si è ripreso ad intervenire in questo campo proprio alla luce di nuovi dati, in particolare in relazione ai fattori di rischio cardiovascolare.

“Negli ultimi anni – aggiunge Mirone – l’attenzione medico-scientifica è stata rivolta con crescente interesse alla cosiddetta Sindrome Metabolica che mostra un’elevata prevalenza nella popolazione maschile soprattutto dopo i 60 anni e la sua incidenza è risultata in forte aumento negli ultimi anni. Risulta evidente la possibile associazione tra sindome metabolica e basso livello di ormoni sessuali (ipogonadismo), in crescente aumento, che va attentamente considerato in particolare dagli specialisti urologi o endocrinologi o dagli specialisti di patologie cardiovascolari. Per quanto riguarda gli uomini, quello che noi consigliamo è di non spaventarsi ed evitare assolutamente soluzioni apparentemente facili ma che possono creare problemi nel futuro. Una visita urologica può davvero chiarire ogni dubbio e risolvere il problema alla radice”.
 

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