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Lunedì 22 GENNAIO 2018
Ci aspetta l’ennesimo contratto “ponte” sottofinanziato?



Gentile direttore,
desta non poca meraviglia e suscita perplessità la presa di posizione dell'assessore alla Sanità, Antonio Saitta, nonché coordinatore degli assessori in Conferenza delle Regioni, su Qs della scorsa settimana (16 gennaio), rispondendo a una interrogazione in Consiglio regionale in Piemonte, ipotizzando la necessità di chiudere con urgenza un ennesimo accordo con i medici convenzionati, con la finalità di arrivare a distribuire i miserrimi arretrati dati dalla copertura finanziaria “accantonata”.

Di fatto un contratto ponte, l’ennesimo, sottofinanziato.

Per anni non si è riusciti a trovare il bandolo della matassa per una seria riforma per un riordino delle cure primarie degno di questo nome e del tempo che stiamo vivendo (per cittadini e professionisti).

E queste proposte estemporanee ne sono la logica conseguenza.

A pochi giorni dalle elezioni è molto pericoloso giocare questa carta “glitter” in quanto verrebbero miseramente premiati solo i medici pensionandi, lasciando tutti gli altri professionisti nel vuoto pneumatico e nell’assenza drammatica di progetti e programmazioni adeguate alle nuove esigenze assistenziali e professionali. E il rimborso degli arretrati (compassionevoli) non può diventare l’alibi o la foglia di fico che possa impedire di comprendere che, se le cose stanno come afferma il Coordinatore degli Assessori, il re di nuovo “è completamente nudo” e che il Sistema di cure sta crollando senza dare nemmeno uno scricchiolio di avvertimento.

Altri anni, contraddistinti da un accordo ponte come quello sventurato proposto dal coordinatore degli assessori affosserebbe ancor di più il SSN in rivoli regionali ed aziendali infiniti e incomprensibili.

Le critiche strumentali, su alcuni giornali di qualche giorno fa, riguardo i compensi dei medici di base potrebbero proprio essere state create ad arte al fine di “bastonare” davanti l’opinione pubblica e quindi “ricattare” i medici di base al fine di accettare questo ennesimo ACN a perdere.
Dal 2012 si susseguono fallimenti e disastri organizzativi. Gli interlocutori non esistono più. Eppure non si rinuncia alla politica degli annunci.

Nell’agenda politica nazionale, dal 2012 a oggi, la sanità è scomparsa, un vuoto che viene riempito impropriamente dalle Regioni, che volontariamente ignorano anche i recenti lavori della Commissione Sanità del Senato che ha approvato all’unanimità un documento che, tra le altre questioni, pone proprio quello del recupero di un governo complessivo della programmazione sanitaria del Paese. I dati contenuti in questo corposo documento parlamentare però sfuggono a coloro che sono solo in grado di riproporre da anni e anni solo contratti ponte.

L’ultimo vero contratto di ACN degno di questo nome è stato quello del 2005!

Lo stesso documento del Senato sottolinea che non ci si può consolare con le iniziative di eccellenza che pur ci sono, se queste best practice non si estendono e diventano sistema. Per questa ragione occorre un piano (ma come dicevamo non esistono più interlocutori !) di investimenti in edilizia importanti così come di investimenti tecnologici sul territorio: altro che isorisorse.

I medici di medicina generale non riescono ad incidere su quasi nulla, da tempo, se non su operazioni economiche di piccolo cabotaggio, appannaggio di una piccola casta di professionisti, sempre gli stessi.

Ciò invece che servirebbe (una vera riforma delle cure primarie) è un intervento che rompa lo status quo, con risorse umane rinnovate e che parta dal coinvolgimento dei medici nell'ideazione, nella realizzazione, nella coraggiosa sperimentazione e nella programmazione delle iniziative professionali ed assistenziali (welfare generativo e generazionale).

In caso contrario è inevitabile che fra poco racconteremo la favola della medicina generale…che c'era una volta.

Bruno Agnetti
Responsabile Nazionale Commissione Assistenza Primaria SMI 

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