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Martedì 02 GENNAIO 2018
Torino. “Arriva l’influenza, guardia medica ancora una volta senza risorse”. La denuncia della Fimmg CA

Nella Asl Torino Città circa 35-40 chiamate in fascia diurna sarebbero rimaste in attesa al centralino il 23 e 24 dicembre; il 24 tra le 8 e le 17 sono state almeno 100 le visite domiciliari inviate alle postazioni. Code in tutti gli ambulatori della città. Il 31 dicembre sistema in tilt. “E nessun rinforzo disponibile in centrale né in tutte le postazioni territoriali”. In molte altre Asl non sarebbe andata meglio. “Siamo stanchi di riportare ogni anno le cronache di un disservizio annunciato”, denuncia il sindacato.

“Arriva l’influenza e come tutti gli anni i servizi sanitari vanno in tilt”. A denuncialo è la Fimmg Continuità Assistenziale Piemonte. “Anche quest’anno, nonostante le precise previsioni sul picco influenzale, le ASL non hanno provveduto a rinforzare il servizio di Continuità Assistenziale per garantire un servizio efficace ai malati e condizioni di lavoro tollerabili ai medici”, afferma in una nota Alessandro Dabbene, segretario regionale della Fimmg CA. “Pochissime le sedi in cui è stato concesso un rinforzo, talvolta poco utile in assenza di ambulatori aggiuntivi in cui visitare in parallelo; in altri casi la ricerca di nuovi medici per i rinforzi è stata vana perché effettuata pochi giorni prima del picco influenzale”

Picco nel primo giorno di chiusura dei medici di famiglia, il 23 dicembre. “Encomiabile l’impegno e la dedizione dei medici in turno nelle sedi di tutto il Piemonte - prosegue Dabbene - sottoposti a turni massacranti, rinunciando anche al pasto o a brevi momenti di sosta, ma che in molti casi non hanno potuto evitare lunghe attese e forse qualche ricorso improprio al pronto soccorso”.
 
Secondo i dati diffusi dalla Fimmg Ca Piemonte, “in Torino Città il 23 e 24 dicembre, 35-40 chiamate in fascia diurna restavano fisse in attesa al centralino; il 24 tra le 8 alle 17 almeno 100 visite domiciliari inviate alle postazioni, code in tutti gli ambulatori della città. Il 30 dicembre erano 37 i pazienti fissi in coda al centralino della centrale operativa, e nessun rinforzo era disponibile in centrale né in tutte le postazioni territoriali. Il 31 dicembre sistema in tilt: le chiamate in coda superano il limite tollerato e vengono deviate sul 118 che prende nota dei pazienti e li fa richiamare dai medici di guardia”.

E in molte altre Asl la situazione non sarebbe stata migliore: “In TO3 a Collegno il 26 (dalle 8 alle 20) i 3 medici in turno hanno visitato 180 persone e ad Orbassano addirittura 212; a Venaria il 25 un solo medico ha gestito di notte 49 accessi. In TO4 a San Mauro 1 solo medico ha ricevuto il 24, dalle 8 alle 20, 63 richieste di visita di cui 6 a domicilio. A Leinì dal 23 al 25 dicembre un solo medico ha ricevuto 75 richieste al giorno, dalle 8 alle 20, arrivando a espletare il 26 ben 20 visite domiciliari. In TO5 a Santena 1 solo medico ha fatto 64 visite, da solo il 25 mentre a Carmagnola il 24 notte un solo medico ha eseguito 48 visite, di cui 6 domiciliari”.

“In tutte queste sedi il numero di medici è inferiore a quanto previsto dalla normativa. In altre sedi le cose vanno meglio: per esempio a Giaveno, dove il rapporto medici/pazienti rispetta la legge, il 31 dicembre sono state visitate 72 persone senza tra l’altro inviare nessuno in Pronto Soccorso - dice Dabbene - un servizio che se garantito in tutto il Piemonte migliorerebbe di molto la situazione generale”.

“Siamo stanchi di riportare ogni anno le cronache di un disservizio annunciato” commenta Roberto Venesia, segretario regionale di Fimmg Piemonte. “Possibile che non si possa preparare il territorio a una gestione migliore dell’influenza? Senza scomodare le case della salute, che coinvolgeranno solo alcune migliaia di cittadini, mentre l’influenza colpisce tutti indistintamente”.

 Due proposte di Fimmg: “Adeguare il numero di medici di continuità assistenziale a quanto previsto dalle normative, rinforzare le sedi notoriamente più in sofferenza e aprire più ambulatori, mettendo a disposizione dove occorre anche quelli dei medici di famiglia, per una maggiore capillarità dell’assistenza. Se la Regione resta sorda alle nostre proposte, apriamo subito un tavolo in ogni Asl per aggiornare gli accordi locali e prevedere soluzioni concrete ed efficaci”.
 

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